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Martedì 07 DICEMBRE 2021
Una nuova stagione di concertazione con i professionisti della salute per disegnare insieme la nuova sanità italiana

Sono certo che senza la partecipazione e la condivisione dell'esercito dei professionisti sanitari le riforme previste per la sanità italiana non andranno da nessuna parte. E il primo passo per un nuovo clima di collaborazione potrebbe essere quello di prevedere una pre-intesa in vista dei rinnovi contrattuali con tutte le componenti sindacali della dirigenza e del comparto, dipendenti e convenzionati, che metta nero su bianco modalità e ambiti organizzativi e funzionali delle riforme previste dal Pnrr

È indubbio che questo Governo, come il precedente abbia fatto nei confronti del personale del SSN molti provvedimenti e molti investimenti come non se ne facevano da molto tempo… e vorrei vedere se un buon Esecutivo, con il contributo del Parlamento, non avesse dotato un esercito, qual è stato e lo è ancora il personale sanitario e sociosanitario nella continua ed estenuante campagna contro la pandemia COVID-1, di un adeguamento di risorse strumentali, economiche e professionali!
 
Certamente anche se l’ottimo è nemico del bene, Governo e Parlamento insieme alle Regioni potrebbero fare di più, riprendendo le parole di una nota canzone, per rispondere alle giuste, doverose attese di questo esercito della salute, quantomai esausto ma ancora in attività, ma, soprattutto, per metterlo in condizione di dare ancora di più il meglio di sé per garantire la tutela della salute individuale e collettiva.
 
Infatti non bisogna mai dimenticare che se la stragrande maggioranza di noi è ancora in vita, se il Paese ha affrontato e ancora lo sta affrontando uno scenario di una guerra devastante contro un nemico subdolo e quasi invisibile e nonostante tutto l’Italia stia reagendo meglio di tanti Stati più ricchi e più organizzati, tanto da far dire alla Merkel che bisogna fare come l’Italia, gran parte del merito va alle donne e agli uomini professionisti della salute che da tempo quotidianamente stanno dando il meglio delle loro competenze e del loro tempo per ottenere questo straordinario risultato.
 
Sono quanto mai convinto che per i professionisti produttori di salute serva una svolta epocale riconoscendo loro il ruolo centrale e strategico per l'attuazione dell'articolo 32 della Costituzione, dando vita ad una politica di riforma di grande respiro che superi e rimodelli completamente gli attuali assetti giuridici e contrattuali di tutti gli operatori che operano nel Ssn inserendoli in una categoria speciale e in un'unitaria cornice contrattuale; intanto che questa utopia si realizzi (ma in questi anni sono stato visionario per tante utopie che poi sono divenute realtà, quindi mai dire mai) mi permetterei di suggerire alle parti interessate alcune considerazioni e proposte di sano ed immediato riformismo che possono essere realizzate anche in questo scorcio di legislatura.
 
Siamo in presenza di un’ambizione, giusta e doverosa, del Governo, del Parlamento, delle Regioni di ricostruire il nostro SSN attraverso l’attuazione del PNRR con un sostanziale ritorno al futuro cioè ai principi della legge 833/78 troppe volte abbandonati in questi decenni…ma la legge di riforma sanitaria ebbe un processo di grande partecipazione di popolo nella sua progettazione e costruzione con un protagonismo positivo del personale che sarebbe poi confluito nel SSN.
 
Al contrario non mi pare che ci sia un analogo coinvolgimento esteso e partecipato di cittadini ed operatori, sia nella fase di progettazione che in quella della attuazione del PNRR…si realizzano le case di comunità che dovrebbero rivoluzionare la sanità territoriale…senza coinvolgere le comunità interessate…mistero della attuale politica…
 
Un Governo, un Parlamento e una Conferenza delle Regioni che volessero rimediare a questo difetto di partecipazione potrebbero invertire questa tendenza avviando una diffusa campagna di partecipazione di cittadini e delle loro rappresentanze di tutela dei diritti, iniziando dai sindacati dei pensionati che da soli rappresentano una quota elevata non solo dei cittadini in sé ma anche della stragrande maggioranza di chi sarà destinatario del nuovo assetto dei servizi e presidi sanitari e sociosanitari per avviare un confronto non solo dove realizzare le case di comunità ma come strutturarle nel rapporto con i medici di medicina generale, con gli infermieri di famiglia, gli assistenti sociali, gli psicologi e gli altri professionisti della salute…
 
Ma se è vero, come sembrerebbe dalle dichiarazioni più volte declamate, che, la Repubblica, intesa come Parlamento, Governo e Regioni, considera la risorsa umana e professionale centrale e strategica per l’attuazione dei principi dell’articolo 32 della Costituzione e della conseguente legge 833/78 di realizzazione ed, a tal fine, non sarebbe quanto mai opportuno, anzi conseguente, che promuovesse la valorizzazione e la partecipazione alle scelte di programmazione sanitaria e sociosanitaria a livello nazionale e regionale ed in particolare nella fase del PNRR?
 
Per questo, se condiviso, come mi auguro, sarebbe quanto mai necessario che con le rappresentanze sindacali delle professioni sanitarie e sociosanitarie sia periodicamente previsto un confronto preliminare da parte del Governo o meglio dal Ministro alla Salute, sulle scelte di programmazione e di legislazione sanitaria e sociosanitaria ad iniziare dalle scelte attuative in questi campi del PNNR sino all’emanazione del Patto per la Salute tra Stato e Regioni e dei conseguenti atti programmatori ed attuativi; ogni Regione e Provincia autonoma dovrebbe svolgere analogo confronto propedeutico all’approvazione del Piano sanitario o sociosanitario regionale; così come periodicamente le stesse rappresentanze sindacali, in virtù della loro partecipazione come sopra esposta, potrebbero richiedere il monitoraggio e la verifica della programmazione sanitaria e sociosanitaria di cui sopra e a proporre correzioni in corso d’opera.
 
Si potrebbe iniziare, approfittando dalla contemporaneità dei rinnovi contrattuali sia del personale dipendente che di quello convenzionato del SSN, con l’avvio di un confronto della parte pubblica, composta da Ministero della Salute, se del caso coadiuvato dagli altri Dicasteri interessati, dalla Conferenza delle Regioni ed ovviamente da Aran e Sisac con la parte sindacale composta dall’insieme delle aree negoziali dei professionisti ed operatori sanitari e sociosanitari produttori di salute che abbia l’obiettivo strategico di un’intesa quadro con l’intera filiera sanitaria e sociosanitaria, per l’omogeneizzazione e l’adeguamento dell’organizzazione del lavoro alle scelte programmatorie determinate dal Patto per la Salute e dai conseguenti Piani, ma soprattutto dalle scelte derivanti dal PNNR; questa intesa dovrebbe essere raggiunta prima delle stipula definitiva dei rinnovi contrattuali sia del personale dipendente che di quello convenzionato.
 
Così il rinnovo contrattuale diverrebbe uno, se non il più efficace ed efficiente, strumento attuativo delle scelte del PNNR e del Patto per la Salute favorendo di conseguenza un nuovo protagonismo propositivo e positivo del personale del SSN nella stesura non solo degli atti attuativi del PNRR, del Patto per la Salute ma anche di tutti i provvedimenti riguardanti il personale, iniziando dalla partecipazione delle rappresentanze sindacali, superando le incertezze e le titubanze dei precedenti Esecutivi e ritrovando, invece, il coraggio e l’intuizione di quelli in carica durante tutte le varie fasi precedenti l’avvio della riforma sanitaria e quelle seguenti con le varie modifiche alla legge 833/78.
 
Se la memoria non mi tradisce essendo stato partecipe e testimone nel tempo prima dalla parte del sindacato e poi dalla parte del ministero, l’ultimo coinvolgimento esteso e partecipato dei sindacati di categoria e delle confederazioni avvenne con la c.d. Riforma Balduzzi mentre, sempre se la memoria non mi tradisce, i ministri Bindi e Sirchia fecero un’intesa programmatica con i sindacati prima del rinnovo contrattuale, rinnovi che contennero elementi normativi ed economici strumentali per l’attuazione delle scelte riformatrici adottate.
 
Solo per fare un esempio positivo dei contenuti e degli effetti progressivi che potrebbe avere questa intesa prima della stipula dei rinnovi contrattuali, basti pensare che con tale accordo si potrebbe regolamentare, con la condivisione delle parti, come si sviluppa e si realizza l’organizzazione del lavoro nelle Case di Comunità e più in generale nei servizi e presidi distrettuali laddove operano professionisti con i diversi accordi e contratti di lavoro sia della dipendenza che delle varie convenzioni.
 
Qualcuno potrebbe obiettare che parlo di questioni desuete un po' vintage…ma non credo che lo siano in quanto la democrazia e la partecipazione non passano mai di moda…lo ha sostenuto recentemente pure Papa Francesco…del resto i momenti più alti della vita democratica e dell’impegno riformatore nel nostro Paese si sono avuti allorché si è sviluppata una ottima pratica della concertazione, con una ponderata ed equilibrata gestione da ambedue le parti, dando vita ad un processo positivo in cui, sviluppando la mediazione tra le parti, si è dato vita alla comprensione, alla consapevolezza e alla condivisione del processo riformatore in atto facendo, così, che i mutamenti in essere e quelli in divenire siano vissuti come patrimonio comune e non calati acriticamente dall’alto.
 
Questo è il primo e più immediato consiglio che umilmente e sottovoce mi permetterei di proporre alle parti.
 
Saverio Proia

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