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Giovedì 13 GENNAIO 2022
Covid. Altems: “Oltre 140 milioni di euro in 30 giorni la spesa in ricoveri da mancata vaccinazione”

È quanto emerge dal report settimanale dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica. Il 90% dei non vaccinati ospedalizzati non avrebbe avuto bisogno del ricovero in Area Medica se avesse fatto il vaccino. Tra i degenti in terapia intensiva non vaccinati, il 94% avrebbe evitato il ricovero in Area Critica. Quindi, gli ospedalizzati non vaccinati che avrebbero evitato il ricovero in Area Medica, nel periodo temporale sopra considerato, sono pari a 7.445, mentre quelli dell’Area Critica sono pari a 1.131. IL REPORT

Negli ultimi 30 giorni le mancate vaccinazioni anti-Covid sono costate oltre 140 milioni di euro in ricoveri altrimenti evitabili. È il dato che emerge dall’analisi dell’impatto delle mancate vaccinazioni in Italia (ciclo completo e booster) sul volume di ricoveri e giornate di terapia intensiva per COVID-19. Precisamente l’impatto economico sul SSN delle mancate vaccinazioni in Italia ammonta a € 143.321.642 nel periodo tra il 19 novembre 2021 e il 19 dicembre 2021.

Nel dettaglio si vede che il 90% dei non vaccinati ospedalizzati non avrebbe avuto bisogno del ricovero in Area Medica se avesse fatto il vaccino. Tra i degenti in terapia intensiva non vaccinati, il 94% avrebbe evitato il ricovero in Area Critica. Quindi, gli ospedalizzati non vaccinati che avrebbero evitato il ricovero in Area Medica, nel periodo temporale sopra considerato, sono pari a 7.445, mentre quelli dell’Area Critica sono pari a 1.131.

Per quanto riguarda invece le dosi booster non somministrate, si stima che l’84% dei non vaccinati con terza dose ricoverati (pari a 5.564 individui) non avrebbe avuto bisogno del ricovero in Area Medica se avesse fatto la terza dose. Tra i ricoverati in terapia intensiva non vaccinati con terza dose, il 78% (pari a 389 individui) avrebbe evitato il ricovero in Area Critica. È quanto emerso dalla 80ma puntata dell’Instant Report Covid-19 una iniziativa dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di confronto sistematico dell’andamento della diffusione del Sars-COV-2 a livello nazionale.
 
 
“È spaventosa la pressione che il nostro SSN sta ricevendo da quest’ultima ondata di covid-19 sia in termini di ricoveri in ospedale in Area Medica (Medicina interna, Pneumologia, Malattie infettive, ecc), sia in Terapia Intensiva, quindi Area Critica, comportando un costo per il nostro Paese in termini di mancate vaccinazioni nel periodo tra il 19 novembre 2021 e il 19 dicembre 2021 superiore a 140 milioni di euro, ribadisce il professor Americo Cicchetti, direttore dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari dell’Università Cattolica (ALTEMS)”.

“Inoltre, nelle ultime tre settimane abbiamo visto nel monitoraggio dei dati attraverso il nostro Instant Report settimanale un aumento notevole dell’incidenza settimanale dei contagi, registrando un valore nazionale pari a 1.719 ogni 100.000 residenti (in aumento rispetto ai dati del 20 dicembre 2021, quando l’incidenza settimanale era pari a 260 ogni 100.000 residenti), continua Cicchetti. A tal proposito, è utile ricordare il valore massimo che questa dimensione epidemiologica aveva assunto in Italia: nei 7 giorni tra il 16 ed il 22 novembre 2020 i nuovi casi, a livello nazionale, erano stati 366 ogni 100.000 residenti, ovvero 5 volte meno rispetto al valore registrato nell’ultima settimana”, sottolinea Cicchetti.

In positivo, però, si vede che la campagna vaccinale continua spedita, registrando lo scorso 11 gennaio 2022 il superamento per la prima volta della soglia delle 700.000 somministrazioni al giorno.
 
Quadro epidemiologico
In merito agli aspetti epidemiologici si confermano le differenze importanti in termini di incidenza della diffusione del Covid-19 nelle diverse Regioni che proseguono anche nella Fase 2. I dati (al 10 Gennaio 2022) mostrano che la percentuale di casi attualmente positivi (n = 2.004.597) sulla popolazione nazionale è pari a 3,36% (in aumento rispetto ai dati del 20/12 in cui si registrava lo 0,62%). La percentuale di casi (n= 7.554.344) sulla popolazione italiana è in aumento, passando dal 9,06 al 12,67%.
 
L’incidenza settimanale corrisponde al numero di nuovi casi emersi nell’ambito della popolazione regionale nell’intervallo di tempo considerato. È stata individuata, come riferimento, il valore massimo che questa dimensione epidemiologica ha assunto in Italia: nei 7 giorni tra il 16 ed il 22 novembre 2020 i nuovi casi, a livello nazionale, sono stati 366 ogni 100.000 residenti. La settimana appena trascorsa evidenzia un aumento dell’incidenza settimanale, registrando un valore nazionale pari a 1.719 ogni 100.000 residenti (in aumento rispetto ai dati del 20/12, pari a 260 ogni 100.000 residenti).
 
Il primato per la prevalenza periodale sulla popolazione si registra in PA Bolzano (21,60%), in Valle d’Aosta (17,16%) ma è in Lombardia (5,45%) e Veneto (5,15%) che oggi abbiamo la maggiore prevalenza puntuale di positivi, con valori in leggero aumento nelle altre regioni, e con un media nazionale pari a 3,60% (in aumento rispetto ai dati del 20/12, pari a 0,65%).
 
Dal report #25 è stata analizzata la prevalenza periodale che corrisponde alla proporzione della popolazione regionale che si è trovata ad essere positiva al virus nell’intervallo di tempo considerato (casi già positivi all’inizio del periodo più nuovi casi emersi nel corso del periodo). È stata individuata, come soglia di riferimento, il valore massimo che questa dimensione epidemiologica ha assunto in Italia: la settimana tra il 22 ed il 28 novembre è ad oggi il periodo in cui si è registrata la massima prevalenza periodale in Italia (1.612 casi ogni 100.000 residenti), mentre nell’ultima settimana la prevalenza periodale in Italia è pari a 4.117 casi ogni 100.000 residenti, in aumento rispetto ai dati del 20/12 (776 casi ogni 100.000 residenti).
 
Dal report #25 è stata analizzata la letalità grezza apparente del COVID-19 nelle Regioni italiane nell’ultima settimana che corrisponde al numero di pazienti deceduti nell’ambito dei soggetti positivi al COVID-19 nell’intervallo di tempo considerato. È stata individuata, come soglia di riferimento, il valore massimo che questa dimensione epidemiologica ha assunto in Italia: nei 7 giorni tra il 18 ed il 24 marzo 2020 la letalità grezza apparente, a livello nazionale, è stata pari al 61,80 x 1.000. Nell’ultima settimana il dato più elevato si registra nelle Marche a 1,45 x 1.000 e in Friuli-Venezia Giulia pari a 1,01 x 1.000, nonostante siano ben lontani dal valore massimo registrato a marzo; la letalità grezza apparente, a livello nazionale, è pari al 0,53 per 1.000 in calo rispetto ai dati del 20/12 (1,64 x 1.000).
 
Dal rapporto #26 è stata analizzata la mortalità grezza del COVID-19 nell’ultima settimana; la mortalità grezza corrisponde al numero di pazienti deceduti nell’ambito della popolazione di riferimento nell’intervallo di tempo considerato. È stata individuata, come soglia di riferimento, il valore massimo che questa dimensione epidemiologica ha assunto in Italia: nei 7 giorni tra il 26 marzo ed il 1 aprile 2020 la mortalità grezza, a livello nazionale, è stata pari al 8,42.
Nell’ultima settimana, la mortalità grezza apparente, a livello nazionale, è pari a 2,17 in aumento rispetto ai dati del 20/12 (1,27 x 1.000). Il dato più elevato si registra in Friuli-Venezia Giulia al 3,59 ed Emilia-Romagna a 2,99.
 
Tamponi molecolari e tamponi antigenici
Dal report #37 si è avviato il monitoraggio del confronto tra il numero di tamponi molecolari e il numero di tamponi antigenici per 1.000 abitanti. La Regione associata ad un numero maggiore di tamponi antigenici realizzati risulti essere l’Abruzzo (176,64 per 1.000 abitanti), mentre la Regione associata ad un numero maggiore di tamponi molecolari realizzati risulti essere la Campania (48,88 per 1.000 abitanti). A livello nazionale, il numero di nuovi tamponi molecolari settimanali è pari a 29,37 per 1.000 abitanti mentre il numero di nuovi tamponi antigenici è pari a 69,05 per 1.000 abitanti.
 
Terapie intensive
 
Nuovi Ingressi Settimanali in Terapia Intensiva
Dal report #33 è stato avviato il monitoraggio dei nuovi Ingressi Settimanali in Terapia Intensiva (x 100.000 ab.). Il valore medio registrato nel contesto italiano è pari a 1,73 x 100.000 ab. Le regioni che hanno evidenziato più ingressi nel setting assistenziale della terapia intensiva durante l’ultima settimana sono la Val D’Aosta (3,23 x 100.000 ab.), il Veneto (2,62 x 100.000 ab.) ed il Friuli-Venezia Giulia (2,42 x 100.000 ab.).
 
Tassi di saturazione dei posti letto in Terapia Intensiva e di Area Non Critica
L’indicatore mette in relazione il tasso di saturazione dei posti letto in Terapia Intensiva con il tasso di saturazione dei posti letto in Area Non Critica.
Le soglie del 20% - 30%, rispettivamente di Terapia Intensiva e Area Non Critica, sono individuate dal DECRETO-LEGGE 23 luglio 2021, n. 105 “Misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche” come le percentuali entro le quali le Regioni rientrano in Zona Gialla. All’ 11 gennaio 2022 Calabria e Piemonte si posizionano nel primo quadrante registrando tassi di saturazione, sia in relazione ai posti letto di Terapia Intensiva sia a quelli relativi all’Area Non Critica, oltre le rispettive soglie stabilite dal suddetto DL. Nel terzo quadrante si posizionano Basilicata, Molise, Puglia, Sardegna, P.A. di Bolzano, Emilia-Romagna, Abruzzo e Campania non avendo superato nessuna delle due soglie.
 
Indice di stress del sistema sanitario
L’assegnazione dei «colori» alle Regioni è regolata da tre soglie principali: dall’incidenza dei casi sulla popolazione, dai tassi di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e dai tassi di occupazione dei posti letto nelle terapie sub-intensive.
Con l’avanzamento della campagna vaccinale, le soglie di 50/150/250 casi ogni 100.000 abitanti devono essere innalzate poiché, a parità di sistema ospedaliero regionale, il numero di persone che oggi rischiano di contrarre la malattia è inferiore rispetto al periodo nel quale queste soglie sono state stabilite.
L’indicatore di stress elaborato sulla settimana (06 gennaio 2022 – 12 gennaio 2022) mostra un valore medio nazionale pari a 9,77 (con un’incidenza media settimanale pari a 1.955 nuovi casi ogni 100.000 ab. e 46.753.057 persone che hanno completato il ciclo vaccinale), con valori differenti tra le Regioni: la regione con il rischio di soglia in zona gialla più elevato è la Valle d’Aosta con un indice di stress pari a 17,23, un’incidenza media settimanale pari a 2.911 nuovi casi ogni 100.000 ab. e 91.802 persone che hanno completato il ciclo vaccinale; al contrario la regione con il rischio di soglia in zona gialla più basso è la Sardegna con un indice di stress pari a 2,68, un’incidenza media settimanale pari a 558 nuovi casi ogni 100.000 ab. e 1.278.619 persone che hanno completato il ciclo vaccinale.
 
Indice epidemico composito
Sfruttando le principali basi dati disponibili, abbiamo elaborato un Indice Epidemico Composito che rappresenta sinteticamente cinque dimensioni relative all’epidemia, in particolare: la proporzione dei nuovi casi tra i testati, l’incidenza, lo stress sulle terapie intensive, la mortalità e la proporzione di popolazione non vaccinata; ognuna di queste dimensioni rappresenta un elemento su cui porre particolare attenzione nel monitoraggio dell’epidemia ed è utile poter disporre di un indice che consente di leggerle insieme, il cui valore dovrebbe idealmente tendere al valore 1. Le 5 dimensioni prese in considerazione sono state normalizzate sulla base di standard di riferimento, in modo da poterle combinare. I valori tendenti al rosso nella mappa indicano i contesti su cui porre particolare attenzione.
Quasi tutte le Regioni attualmente si trovano in uno scenario critico.
 
Impatto economico sul SSN delle mancate vaccinazioni
Per fornire un quadro completo sull’impatto economico per il SSN dell’emergenza COVID-19, si è voluto analizzare la campagna vaccinale in Italia andando ad elaborare una stima delle mancate vaccinazioni in Italia (ciclo completo e booster).
Il concetto di impatto economico viene indagato con riferimento al volume di ricoveri e alle giornate di terapia intensiva per COVID-19, correlate alle mancate vaccinazioni e ai pazienti vaccinati con ciclo completo eleggibili al booster, considerando un’efficacia del ciclo vaccinale completo inferiore al 100%.
Costo mancate vaccinazioni ciclo completo
Il 90% dei non vaccinati ospedalizzati non sarebbe ricoverato in Area Medica se fosse stato sottoposto a vaccinazione. Tra i ricoverati in terapia intensiva non vaccinati, il 94% avrebbe evitato il ricovero in Area Critica.
Sulla base quindi del numero di ospedalizzati evitabili se vaccinati, possiamo stimare l’impatto economico sul servizio sanitario nazionale nel periodo tra il 19 novembre 2021 e il 19 dicembre 2021 delle mancate vaccinazioni.
Gli ospedalizzati non vaccinati che avrebbero evitato il ricovero in Area Medica, nel periodo temporale sopra considerato, sono pari a 7.445, mentre quelli dell’Area Critica sono pari a 1.131.
Il totale dei costi ammonta a € 88.557.520 di cui, € 60.237.897 per le ospedalizzazioni in Area Medica e € 28.319.623 per le ospedalizzazioni in terapia intensiva.
Costo mancate vaccinazioni booster
L’84% dei non vaccinati con terza dose ospedalizzati non sarebbe ricoverato in Area Medica se fosse stato sottoposto a vaccinazione. Tra i ricoverati in terapia intensiva non vaccinati con terza dose, il 78% avrebbe evitato il ricovero in Area Critica.
Sulla base quindi del numero di ospedalizzati evitabili se vaccinati con terza dose, possiamo stimare l’impatto economico sul servizio sanitario nazionale nel periodo tra il 19 novembre 2021 e il 19 dicembre 2021 delle mancate vaccinazioni di terza dose.
Gli ospedalizzati non vaccinati che avrebbero evitato il ricovero in Area Medica, nel periodo temporale sopra considerato, sono pari a 5.564, mentre quelli dell’Area Critica sono pari a 389.
Il totale dei costi ammonta a € 54.764.122 di cui, € 45.013.758 per le ospedalizzazioni in Area Medica e € 9.750.364 per le ospedalizzazioni in terapia intensiva.
L’impatto economico sul SSN delle mancate vaccinazioni in Italia (ciclo completo e booster) risulta essere pari a € 143.321.642 nel periodo tra il 19 novembre 2021 e il 19 dicembre 2021.
 
 
Andamento vaccinazioni Covid-19 in Italia
Dal report #34 è stato analizzato l’andamento delle vaccinazioni Covid-19 in Italia.
 
Prime dosi/Popolazione residente per fascia di età (x 100 ab.)*
A livello nazionale si registrano le seguenti percentuali per le fasce di età considerate: 12-19 anni (80%), 20-49 anni (85%), 50-69 (87%), 70-79 (91%), over 80 anni (94%). La media nazionale (che considera la fascia di età maggiore di 12 anni) è pari al 88%.
 
Andamento somministrazioni (valore soglia 500.000)
Analizzando l’andamento delle somministrazioni giornaliere (prima e seconda dose) considerando il valore soglia pari a 500.000 somministrazioni giornaliere, dal 31 luglio 2021 le somministrazioni giornaliere hanno superato nuovamente questa soglia solo lo scorso 3 dicembre 2021, spinte dalle somministrazioni di terza dose. Lo scorso 11 gennaio 2022 è stata superata per la prima volta anche la soglia delle 700.000 somministrazioni al giorno.
 
Percentuale di copertura delle fasce di popolazione (1° dose)
È stato avviato il monitoraggio della percentuale di copertura delle fasce di popolazione stratificate per età riguardo la prima dose vaccinale. Dal grafico si evince come la Puglia, il Lazio e la Toscana abbiano vaccinato la quota maggiore di over 70 nel contesto nazionale. La Sicilia rappresenta la regione con la percentuale minore in termini di copertura vaccinale della popolazione over 70 (85,51%).
 
Terza dose/popolazione residente (+12) x 100.000
Il grafico mostra due differenti informazioni: la percentuale di copertura raggiunta dalla terza dose sulla popolazione over 12 e la percentuale raggiunta dalla terza dose sulla popolazione che aveva già ricevuto almeno una dose. La Valle d’Aosta è la regione in cui il rapporto tra la somministrazione della terza dose sulla popolazione che ne aveva ricevuta almeno una è più alto 49,3%) mentre la Sicilia è la regione in cui tale somministrazione riporta il valore più basso (34,2%).
 
Copertura vaccinale reale (ciclo completo, popolazione > 12 anni)
L’indicatore mostra la percentuale su base regionale di individui sopra i 12 anni di età che hanno ultimato il ciclo vaccinale. Dal grafico si evince che la regione caratterizzata dalla copertura più alta sia la Toscana (79,7%) mentre la P.A. di Bolzano si configura come la regione con la percentuale di individui che hanno completato il ciclo vaccinale più bassa (68,7%). In Italia il 76,1% della popolazione risulta totalmente immunizzata.
 

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