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Mercoledì 25 LUGLIO 2012
Autismo. Ecco il questionario per diagnosticarlo. Da dare ai genitori

Aiuterà a riconoscere il rischio di sviluppare disordini dello spettro autistico già a un anno di vita. I primi risultati dimostrano la possibilità di anticipare di 3 anni la diagnosi nel 31% dei casi. L’85% dei bambini a rischio, che poi presentino o meno la condizione, hanno comunque altri problemi di sviluppo.

I disordini dello spettro autistico sono tra le condizioni più difficili da diagnosticare, soprattutto nei primi anni di vita di un bambino. Ogni possibilità di anticipare la scoperta dell’autismo è dunque un passo avanti. Proprio in questa direzione va un nuovo questionario pensato da ricercatori dell’Università della North Carolina, che tramite le risposte dei genitori ha dimostrato di poter riconoscere i bambini a rischio di sviluppare autismo. A parlarne uno studio pubblicato sulla rivista Autism: The International Journal of Research & Practice.
 
I genitori dei 699 bambini che hanno partecipato allo studio hanno dovuto rispondere a un questionario di 63 domande (chiamato First Year Inventory – FYI) quando i piccoli avevano appena un anno, e poi in seguito ad altri questionari di screening, condotti fino a quando questi non compivano 3 anni. Inoltre, ai bimbi a rischio veniva chiesto di fare altri test, ed essere valutati di persona da medici esperti in autismo.
In particolare gli scienziati hanno dichiarato che il 31% dei bambini di 12 mesi di età riconosciuti dal questionario come a rischio di sviluppare disordini dello spettro autistico, avevano una diagnosi di questa condizione entro i 3 anni. In più, nell’85% dei bambini inclusi in questa categoria, nel caso di diagnosi di autismo o meno, entro i 36 mesi si osservavano altre disabilità o problemi nel normale sviluppo. “I risultati indicano che la stragrande maggioranza dei bambini che risultato ‘positivi’ all’FYI in effetti poi sviluppano ritardi nello sviluppo”, ha spiegato Grace Baranek, coordinatrice dello studio. “Forse se riuscissimo a intervenire per tempo si potrebbe ridurre questo numero”.

“Identificare i bambini a rischio di sviluppo di disordini dello spettro autistico giù a 12 mesi potrebbe aiutarci a dare sostegno a un maggior numero di famiglie che devono fronteggiare questa condizione”, ha aggiunto Lauren Turner-Brown, prima autrice dello studio. “Potremmo offrire loro servizio mesi o addirittura anni prima di quanto non potremmo fare se dovessimo aspettare la diagnosi vera e propria. Ecco perché i risultati sono a nostro avviso così incoraggianti: il questionario è uno strumento in più che non avevamo, e che oggi ci permette di aiutare i bambini solo ponendo domande ai loro genitori”, ha concluso la ricercatrice.

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