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Lunedì 24 GENNAIO 2022
Ancora sul favor vitae tra vaccinati e no vax/anti vax



Gentile Direttore,
vista la vasta eco e le reazioni contrastanti, suscitate dalla mia nota del 20 gennaio, mi consenta alcune precisazioni. Dicendo che “il favor vitae – stante il comprovato valore profilattico dei vaccini, nel prevenire i pericoli per la salute e le più gravi conseguenze del contagio da Covid 19 – induce a curare per primo chi ha scelto di vaccinarsi, rispetto a chi ha scelto di non farlo”, io mi riferivo ai no vax/anti vax, contrari in assoluto ai vaccini, contrari "a prescindere", fino a preferire di ammalarsi e persino di morire piuttosto che vaccinarsi.
 
No vax che – nonostante gli appelli della comunità scientifica a fidarsi dei vaccini e a vaccinarsi per debellare il virus e prevenire le più gravi conseguenze – negano il valore profilattico e terapeutico dei vaccini, scoraggiando dal vaccinarsi. Non mi riferivo a chi per seri motivi, motivi medici innanzitutto, non può vaccinarsi. Questi non rifiutano, non si oppongono ai vaccini.
 
In secondo luogo la preferenza ai vaccinati sui non vaccinati, nell'impossibilità di curarli entrambi, è a parità di condizioni. Per esempio l'età: è ovvio che tra un novantenne vaccinato e un ventenne non vaccinato la preferenza va a quest'ultimo. Per questo occorre discernere, ponderare le condizioni. L’avevo messo come premessa nella mia nota
 
Non dimentichiamo che si sta parlando di casi limiti, di situazioni drammatiche. Come avviene negli intasamenti ai Pronto Soccorso, nelle assegnazioni degli organi da trapianto. Dio voglia che si riesca sempre a curare tutti e che ci si adoperi perché le strutture terapeutiche siano attrezzate per questo.
 
Ma nel caso questo di fatto non è possibile, occorre fare un discernimento intelligente, che assume a criterio il favor vitae, vale a dire il valore più grande e più forte possibile di realizzazione e difesa della vita in quella situazione.
 
Mons. Mauro Cozzoli
Professore di Teologia Morale nella Pontificia Università Lateranense

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