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Giovedì 24 FEBBRAIO 2022
Cimo: “Il Ssr deve tenere conto delle esigenze dei giovani medici”

Il segretario Giovanni Leoni commenta lo studio Cimo-Fesmed nazionale. Crediti alti di ferie non godute, ore settimanali che sforano abbondantemente le 38 ore e l’insoddisfazione dei giovani medici sono segnali di un forte disagio, specialmente fra i neo assunti. “Dobbiamo creare le condizioni per rendere nuovamente attrattivi gli ospedali pubblici, incentivandoli che vi lavorano a restare e considerare, comunque, un futuro molto diverso”

Sentir parlare del disagio dei medici lo si legge quasi ovunque, e sembra quasi che questa notizia non faccia più notizia. L’indagine svolta da Cimo-Fesmed non lascia dubbi, men che meno l’indicatore sul personale medico che, fra chi può andare in quiescenza e chi riesce a cambiare dal pubblico al privato, sta andando avanti da anni. Altro segnale sotto i riflettori è la percentuale di personale medico, diventato libero professionista o alle dipendenze delle cooperative al servizio degli ospedali.

Nella regione del Veneto, dopo i risultati dello studio di Cimo-Fesmed nazionale, su un ventaglio di possibilità lavorative, esercitare all’estero la professione da medico risulta essere, la percentuale più alta, 35.4%. Mentre, restare alle dipendenze del pubblico risulta avere la percentuale più bassa, 11.4%. Sul credito delle ferie non godute, più della metà (52%) degli intervistati hanno maturato dagli 11 ai 50 giorni, mentre per la seconda percentuale più alta, il 20% ha maturato dai 51-100 giorni. Parimenti sulle ore lavorate, dove il 58% dei medici lavora mediamente 48 ore a settimana invece che 38 ore, come da contratto. Sulle aspettative professionali e su quelle di carriera solo il 10% dei giovani intervistati conserva ancora un’aspettativa professionale e, ancor peggio, solo l’1% che confida ancora in una prospettiva di carriera professionale e in una adeguata remunerazione.

“Quando noi leggiamo che molti dei nostri medici migrano verso il privato – spiega il Segretario di Cimo Veneto, Giovanni Leoni – siamo portati a pensare che vadano a lavorare nelle strutture private. In alcuni casi è così, ma nella maggioranza dei casi sono medici che esercitano da liberi professionisti o alle dipendenze delle coop e che svolgono attività ospedaliera all’interno dei nostri ospedali, ricoprendo turni nei Pronto Soccorso, Pediatrie, Anestesie, Radiologie ecc. ecc. E questa è la fotografia di quel piccolo 11,4% dei medici veneti, che sarebbe pronto a restare a lavorare nel pubblico”.

Vista la trasformazione in atto sulla professione, che sta avendo negli ultimi anni una maggioranza al femminile, i giovani medici, riflette Leoni, “stanno guardando le condizioni di lavoro dei più anziani restando in alcuni casi perplessi per le condizioni di lavoro. Non a caso,  come riporta lo studio di Cimo Fesmed nazionale, per il 52% dei medici in Veneto hanno un credito fino a cinquanta giorni di ferie dell’anno precedente, mentre per il 20% hanno accumulato fino a cento giorni di ferie. Rendiamoci conto che un medico donna con figli non può permettersi una cosa simile”.

A complicare le cose, sono stati senza dubbio anche i due anni di emergenza causati dal Covid-19, che hanno aumentato lo stress psicofisico, ma come riportato nella infografia, risultano essere i giovani medici ad avere forti perplessità per il proprio futuro. Analizzando le risposte di chi ha iniziato a lavorare nel SS da meno di cinque anni, per il 10% dei giovani intervistati conserva un’aspettativa professionale, mentre calano drammaticamente all’1% chi si auspica un miglioramento di carriera e stipendio.

“Dobbiamo creare le condizioni per rendere nuovamente attrattivi gli ospedali pubblici, dobbiamo  rispettare i medici che lavorano ancora nei nostri ospedali incentivandoli a restare invertendo la rotta e, considerare comunque un futuro molto diverso, caratterizzato dalla presenza in servizio di tanti giovani medici, fra i quali molte giovani dottoresse con tutte le variabili che questo già comporta ora. Una  evoluzione che sarà sempre più rapida e determinante nei prossimi anni”, conclude  il segretario Cimo Veneto.

Endrius Salvalaggio

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