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Lunedì 06 AGOSTO 2012
Dal vitto alla cura. Gli ospedali italiani si adeguano alle diverse religioni. Ecco come

Sarà un gruppo di lavoro voluto da Balduzzi a stendere indicazioni omogenee per le strutture sanitarie al fine di accogliere al meglio chi non è cattolico. Dai Buddhisti alla Comunità Sick: ecco come dovranno adeguarsi i nostri ospedali con regole e prassi in linea con le "altre" fedi. Le prime linee guida.

Si riunirà a metà settembre con il compito di fornire indicazioni utili per adeguare i nostri ospedali e le altre strutture sanitarie alle esigenze religiose nella cura e nell'assistenza delle diverse comunità immigrate nel nostro Paese.
 
Il gruppo di lavoro, istitutio dal ministro Balduzzi in questi giorni, ha come obiettivo quello di progettare e sviluppare linee e modelli omogenei nei Servizi Sanitari Regionali per l’accoglienza multi religiosa all’interno dei servizi e presidi ospedalieri e distrettuali. Il gruppo di lavoro sarà costituito, oltre che dal ministero della Salute dove avranno sede gli incontri, da rappresentanti espressi dal Ministero della Cooperazione internazionale ed integrazione, dai rappresentanti delle varie fedi religiose, dalle Regioni, dalle Aziende Sanitarie RME, A.O. San Camillo-Forlanini e INMI L.Spallanzani,  dalla FNOMCeO, dall’IPASVI e dagli Ordini nazionali dei Psicologi e  degli Assistenti sociali.
 
Ma non si parte da zero. A partire dal 2010, infatti, è stato avviato un lavoro di confronto con i rappresentanti di alcune religioni e confessioni (Buddhismo, Comunità Bahá’í, Comunità Sikh, Chiesa Cattolico-Romana, Chiese della Riforma aderenti al Consiglio Ecumenico delle Chiese, Chiesa Ortodossa Romena, Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del 7° Giorno, Ebraismo, Induismo e Islam), che ha portato alla stesura di linee guida condivise quale strumento di prima conoscenza per tener conto delle differenze culturali e religiose in ambito sanitario.
 
Lo scopo è quello di facilitare gli operatori sanitari in una relazione con i cittadini malati basata sulla comprensione profonda ed il reciproco rispetto. Nel documento è contenuta tutta una serie di raccomandazioni per gli operatori, suddivise per culto e per comunità di appartenenza,  riguardo la gestione delle cure, le differenze di genere, l’assistenza spirituale e religiosa durante la degenza, i riti funebri, i periodi di digiuno (ove previsti), le esigenze relative ai momenti di preghiera, le festività e le norme alimentari da rispettare nei menu. 
 

Il lavoro svolto nell'ambito del progetto ‘Accoglienza delle specificità culturali e religiose nelle strutture sanitarie’, è nato in risposta alle criticità emerse da un monitoraggio effettuato dal Programma Regionale Audit Civico del 2010, per verificare il rispetto dei Diritti dei cittadini all'interno delle strutture sanitarie. Il progetto s'inserisce all'interno di un generale ripensamento e valutazione delle modalità di accoglienza della ASL Roma E, e in particolare dell'Ospedale Santo Spirito.

A dare rilevanza al progetto il fatto che esso è frutto della collaborazione e del dialogo interreligioso tra i referenti delle più importanti Confessioni religiose, individuati ufficialmente dai Ministri e Leaders delle rispettive Chiese/Comunità e delle più importanti Associazioni di Volontariato, con il contributo del Tavolo interreligioso di Roma, oltre che di Cittadinanza Attiva, avvenuta all'interno di un gruppo di lavoro coordinato  dal Luigi De Salvia, Presidente della Sezione italiana di ‘Religions for Peace’ e  da Alessandro Bazzoni dirigente dell’ASL RME.
 
Altro obiettivo delle raccomandazioni è quello di limitare le incomprensioni e conflittualità tra operatori e pazienti che possono condizionare l'efficacia della cura e dilatare a dismisura la richiesta di procedimenti diagnostici dai costi molto elevati, sviluppando talora il fenomeno patologico della  cosiddetta ‘medicina difensiva’.
 

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