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Venerdì 27 MAGGIO 2022
Medici di famiglia sempre meno liberi professionisti e sempre più verso la “para subordinazione”. Governo al lavoro sulla riforma

È probabile che prima dell’estate arriveranno i primi provvedimenti che riformeranno la medicina generale. La base del progetto è ormai tracciata con l’introduzione di un orario per i medici di famiglia di 38 ore settimanali. Di queste, 20 i medici le dedicheranno al loro studio (mantenendo le scelte dei pazienti) e nelle altre 18 invece saranno impiegati nei servizi delle Asl come per esempio le Case della Comunità. Ma i nodi da sciogliere sono parecchi

Dopo il Dm 71, di cui si attende ora il via libera della Corte dei conti e la definitiva pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale entro giugno (così da rispettare la milestone del Pnrr) l’altro fronte decisivo su cui poggia la riforma dell’assistenza territoriale riguarda il nuovo ruolo dei medici di famiglia.

Dell’argomento si sono perse le tracce da febbraio quando non andò in porto l’accordo tra il Governo e le Regioni che chiedevano di poter anche assumere come dipendenti i medici da far lavorare nelle Case della Comunità. Ma i contatti sono andati avanti in questi mesi e l’impianto della riforma al momento non è cambiato.

In sostanza si prevede di introdurre un orario per i medici di famiglia (e a seguire probabilmente analoga soluzione coinvolgerà anche i pediatri) di 38 ore settimanali. Di queste, 20 i medici le dedicheranno al loro studio (mantenendo le scelte dei pazienti) e nelle altre 18 invece saranno impiegati nei servizi delle Asl come per esempio le Case della Comunità.

Questo è l’architrave della riforma che però avrà bisogno di un passaggio normativo per modificare la Legge Balduzzi e probabilmente anche la 502/92. L’idea è d’inserire la riforma in una norma nel prossimo luglio. Una volta passata la misura sarà poi compito del Comitato di Settore disegnare il nuovo Atto d’indirizzo per aprire formalmente le trattative.

I nodi da sciogliere però sono parecchi. In primis un mal di pancia silenzioso dei medici che sentono di aver scampato alla dipendenza ma che sotto traccia mal digeriscono la para subordinazione per la metà del loro lavoro settimanale e ne è la riprova delle velate critiche al modello delle Case della Comunità. Dubbi sul futuro che tra l'altro si riverberano in una sempre maggiore carenza di mmg tra pensionamenti e bandi che vanno deserti.

Dall’altro canto poi anche alcune Regioni vorrebbero in ogni caso perlomeno sperimentare forme di dipendenza per avere un controllo ancora più serrato sulle Case della Comunità. Ma soprattutto le Regioni si aspettano un confronto del Ministro in un tavolo con tutti rappresentanti regionali e anche nuove risorse per applicare la riforma.

Prematuro in questa fase parlare di tutti i nodi contrattuali da sciogliere ma appare ormai segnato il percorso che proietterà i medici di famiglia sempre più verso la para subordinazione come sottolineato ieri dalla vicepresidente della Commissione salute delle Regioni Letizia Moratti. Se questa soluzione si rivelerà un flop o un successo solo il tempo lo dirà.

Luciano Fassari

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