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Mercoledì 15 GIUGNO 2022
Il Forum dei clinici e quelle proposte che non convincono



Gentile direttore,
ieri sono state riportate qui su QS le analisi e le proposte del Forum di 30 Società Scientifiche di Clinici Ospedalieri e Universitari Italiani, presentate nel corso della stessa giornata in un meeting virtuale.  L’articolo consente attraverso le parole del Coordinatore del Forum, Alfredo Cognetti, di farsi una idea precisa delle idee di questo autorevole think tank di clinici, espressione di un ampio ventaglio di discipline specialistiche.

Il tema su cui il Forum prende posizione è quello che anima il dibattito di tutti i giorni su Quotidiano Sanità: la crisi del Servizio Sanitario Nazionale. Su questo tema il Forum presenta dati, fa una critica alla recente riforma della sanità territoriale e formula una serie di proposte. I dati offerti su questa crisi sono quelli di sempre e si limitano ai tre soliti fenomeni da tutti giustamente evocati: il depotenziamento della assistenza ospedaliera, la diminuzione delle risorse umane e la riduzione del finanziamento per la sanità con il conseguente rischio di una sua privatizzazione. Direi che su questo fronte il Forum non fornisce un contributo specifico, compresa la consueta citazione delle affermazioni di Papa Francesco su come tagliare le risorse per la sanità rappresenti un vero e proprio ‘oltraggio’ all’umanità.

Per quanto riguarda la riforma della assistenza territoriale, il cosiddetto DM 71, le dichiarazioni del Coordinatore del Forum esordiscono con la osservazione che “L’esigenza di avvicinare le cure all’ambiente di vita dei pazienti non può essere soddisfatta semplicemente con la creazione di nuove strutture, le cosiddette Case di Comunità (una ogni 50mila abitanti), definizione peraltro impropria in quanto non di comunità si tratta bensì di popolazione, o peggio i Distretti sanitari (uno ogni 100mila abitanti)”. Si tratta di una affermazione doppiamente sconcertante: il DM 71 prevede molto altro oltre alle Case della Comunità (Centrali Operative Territoriali, Ospedali di Comunità, telemedicina, assistenza domiciliare, infermieri di famiglia e di comunità) e soprattutto è sconcertante quel “peggio” a proposito dei Distretti che spero si tratti di un refuso.

Ancor più sconcertante è una affermazione fatta più avanti: “Le cure primarie infatti hanno nulla o poco a che fare con i Servizi Territoriali, rappresentano invece la prima occasione di contatto degli individui e delle famiglie con il Sistema Sanitario e costituiscono il primo elemento di un processo continuo di assistenza sanitaria, un settore ben definito di assistenza da preservare ed anzi da potenziare.” Questa distinzione tra le cure primarie e servizi territoriali ci riporta indietro a prima di Alma Ata (1978), quando per iniziativa della Organizzazione Mondiale della Sanità si fece la prima Conferenza Internazionale sulla Assistenza Sanitaria Primaria. Da allora l’inscindibile legame tra tutte le componenti sociali e sanitarie che danno una riposta ai bisogni primari dei cittadini nel loro territorio non credo sia mai stata messa in discussione. Ci ha pensato -sembra -il Forum a farlo.

Sempre sul DM 71 e dintorni il Forum sviluppa alcuni altri temi presenti nel dibattito attuale come il timore che il PNRR finanzi strutture senza innescare cambiamenti culturali e organizzativi (lo pensiamo tutti) e lo “svilimento del ruolo del medico di famiglia” (tema troppo grosso su cui il Forum si limita di fatto a enunciare il titolo). Ma in realtà il tema che interessa maggiormente il Forum è quello sul ruolo dell’Ospedale, ruolo di cui si comincia a parlare partendo da una ulteriore critica al DM 71 cui si attribuisce una articolazione organizzativa che “appiattisce la diversità e la complessità della moderna domanda di salute e sembra completamente slegata dall’ambito ospedaliero con il quale invece dovrebbe strutturalmente collaborare “. Frase da collegare ad alcune precedenti e successive affermazioni secondo cui:

- “serve un nuovo modello, in cui territorio e ospedale siano interconnessi. A partire da un ospedale adeguato, che sia esteso al territorio, ridefinendo i parametri che finora ne hanno caratterizzato l’organizzazione e che risalgono al 1968.”;

- “va superata la storica dualità fra ospedale e territorio, a favore di un unico sistema di servizi interconnesso, continuo e complementare in cui prevalga l’idea di ospedale esteso al territorio e adeguato alle necessità della popolazione, avendo ben presente la sua complessità scientifica, clinica e organizzativa";

- “il sistema complessivo dovrà configurare una sorta di logica dipartimentale con l’idea del vero e proprio ospedale (generale o specialistico classicamente inteso), che si estende funzionalmente anche alle realtà sanitarie territoriali”;

- “ciò che è territoriale deve essere considerato pre e post-ospedaliero, in una visione integrata delle due realtà.”

Qui leggendo queste frasi ti chiedi come sia possibile che una fonte autorevole come il Forum possa nel 2022 così esplicitamente rivendicare un primato totale dell’ospedale sul territorio. Ma forse per alcuni dei membri del Forum il mondo si è davvero fermato decenni fa visto che attribuisce l’organizzazione degli ospedali di oggi alla legge Mariotti del 1968.

Passiamo adesso alla proposta del Forum che ha alla base una ideologia che vede nell’ospedale la principale e soprattutto centrale risorsa di sistema: una revisione completa dei parametri organizzativi sanciti con il Decreto Ministeriale 70/2015 (allora non risalivano al 1968?) portando il numero di posti letto di degenza ordinaria dagli attuali 370 fino a raggiungere almeno la media europea di 500. Anche il numero di posti letto di terapia intensiva raggiungere dagli attuali 14 almeno i 25 per 100.000 abitanti.

Non è questa la sede per entrare nel dettaglio dei vecchio e del nuovo DM 70 (l’ho già fatto per conto di Quotidiano Sanità qualche mese fa), ma mi limito a ricordare alcuni  dati:

- l’aspettativa di vita in Italia nel 2020 è stata tra le più alte in Europa;
- il Programma Nazionale Esiti documenta ogni anno significativi miglioramenti in termini di esito di alcuni processi di cura ospedalieri;
- nel 2019 i tassi di occupazione dei posti letto per acuti secondo il 17 esimo Rapporto CREA era stato di circa il 76% nei posti letto dei reparti ordinari e di poco superiore al 40% per quelli di terapia intensiva.

Concludo con una riflessione e una domanda. La riflessione: se quelle riportate ieri sono “davvero” le posizioni dei clinici italiani e di chi forma i medici all’Università c’è da preoccuparsi molto. La domanda: ma il professor Ricciardi è stato d’accordo con le posizioni del Forum?

Claudio Maria Maffei

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