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02 SETTEMBRE 2012
Tubercolosi. Ormai un paziente su due resiste agli antibiotici. L'allarme su The Lancet

La resistenza agli antibiotici che curano la patologia si sta facendo dilagante: quasi la metà dei pazienti non risponde alla terapia standard e ad almeno uno dei trattamenti di seconda linea, e il 6,7% presenta forme ancora più resistenti. “Urge correre ai ripari”, dicono gli esperti.

I casi di tubercolosi resistente a più di uno dei farmaci oggi a disposizione stanno crescendo in maniera preoccupante. A dirlo uno studio apparso su The Lancet: questa forma di patologia, siglata come MDR (multi-drug resistent) colpisce addirittura il 47% delle persone affette da Tbc, le quali non rispondono ai due antibiotici di base che sono lo standard terapeutico per la patologia, né ad almeno un altro dei farmaci di seconda linea che vengono usati quando i primi non funzionano. Il picco in Lettonia, dove la tubercolosi MDR rappresenta il 62% dei casi.
 
Come se non bastasse, gli scienziati hanno visto un aumento dei casi di malattia ampiamente farmaco resistente (XDR, extensively drug resistent), ovvero di quelli che non reagiscono all’intera classe dei fluorochinoloni, un tipo di antibiotici orali sempre di seconda linea, e ad almeno uno di quelli iniettabili: il 6,7% dei pazienti infettati (15,2% in Corea del Sud, 11,3% in Russia) presentano forme di questo tipo, più difficili e costose da trattare nei paesi più ricchi e impossibili da curare in quelli poveri.
 
Secondo lo studio, questa forma di tubercolosi si presenta più facilmente nel caso in cui il trattamento per la tubercolosi MDR non viene completato a dovere. Un precedente trattamento di seconda linea, infatti, risulta essere un forte fattore di rischio, quasi quadruplicando la possibilità di sviluppare Tbc XDR. “Questa scoperta è molto preoccupante, soprattutto se si pensa alle aree con risorse economiche limitate”, ha spiegato Tracy Dalton, autrice dello studio. “Più persone verranno curate ‘male’ per tubercolosi MDR in queste zone, più possibilità ci saranno che si sviluppino ulteriori forme resistenti. E questo pone un problema sociale molto importante, visto che la maggior parte delle persone che sviluppano le tipologie di Tbc più resistenti sono disoccupati, o persone che hanno riportato problemi con la legge o di abuso di alcool”.
Ecco perché bisogna agire al più presto. “Se non ci occupiamo delle forme multi resistenti al più presto ci ritroveremo a dover fronteggiare sempre più casi di tubercolosi XDR”, ha aggiunto.
 
I dati che emergono dalla ricerca rendono dunque necessario correre ai ripari. “La maggior parte delle raccomandazioni internazionali per la tubercolosi farmacoresistente sono state sviluppate per tenere sotto controllo una prevalenza di Tbc MDR che si aggirasse intorno al 5%”, racconta Sven Hoffner, membro dello Swedish Institute for Communicable Disease Control, in un commento allo studio apparso sempre su The Lancet. “Ma qui parliamo di percentuali di dieci volte maggiori in alcune zone”.
 
“Nello specifico, i risultati dimostrano due cose: per primo che i trattamenti per la tubercolosi disponibili oggi sono assolutamente inadeguati, per secondo che l’abilità delle forme resistenti di diffondersi è maggiore di quanto pensassimo”, ha aggiunto Mel Spigelman, direttore esecutivo di TB Alliance, organizzazione internazionale no-profit dedicata allo sviluppo di nuovi farmaci per combattere la patologia. “Dobbiamo sviluppare terapie più efficaci, semplici, economiche, sia per le forme resistenti che per quelle che ancora rispondono ai farmaci. E in più bisogna migliorare l’aderenza alla terapia”, ha detto, concludendo poi con una nota amara, alla luce dei tagli del 2011 al fondo globale: “Avevamo nuovi farmaci in cantiere, ma per realizzarli ci vogliono la volontà politica e i fondi necessari”.
 
Laura Berardi

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