quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Mercoledì 27 LUGLIO 2022
Dieci proposte “pratiche” per un diverso rapporto pubblico-privato nel settore dell’ospedalità per acuti

Assisteremo adesso a una campagna elettorale in cui tutti enfatizzeranno la importanza del sistema sanitario pubblico e la centralità dell’adeguato trattamento del personale che vi opera. Purtroppo se la volontà politica non si tradurrà in atti coerenti la bontà dei principi (che saranno peraltro condivisi da tutti) non migliorerà né l’assistenza ai cittadini né la soddisfazione degli operatori

L’Anaao Assomed ha il grande merito di ricordare continuamente la necessità di dare una diversa regolamentazione al rapporto pubblico-privato nel settore della assistenza ospedaliera.
Lo ha fatto molto autorevolmente anche due giorni fa qui su QS con un intervento di Florianello, Palermo e Di Silverio.

Cogliendo spunto da questo intervento propongo dieci punti che ritengo opportuno sviluppare in sede di revisione del Decreto 70 da loro richiamato e/o con provvedimenti ad hoc:

  1. analizzare e monitorare meglio i dati per evidenziare linee di tendenza e criticità: nessuna elaborazione ufficiale dal rapporto SDO, agli Annuari Statistici del Servizio Sanitario Nazionale e al Programma Nazionale Esiti fornisce informazioni sulla ospedalità privata in rapporto alla pubblica e l’Agenas stessa ha fornito poche analisi utili al riguardo;
  2. prevedere soglie di accreditabilità e di sottoscrivibilità degli accordi contrattuali con i privati in termini di posti letto più alte rispetto al DM 70 attualmente vigente (60 posti letto per acuti): le proposte dell’AIOP  prevedono invece (e non vanno accettate) la ridefinizione del vincolo dei 60 posti letto per acuti con l‘inclusione nei 60 posti letto anche di quelli di post-acuzie correlati alla attività per acuti e la possibilità per le strutture monospecialistiche di una definizione “allargata” con una soglia portata a 30 posti letto;
  3. prevedere un maggior coinvolgimento delle strutture private nell’emergenza (comprese quelle di natura pandemica) e nella complessità: è un punto collegato al precedente che prevede di arrivare ad un minor numero di strutture private con maggiori dimensioni, con una attività in urgenza e la capacità di trattare in sicurezza casistiche complesse;
  4. rendere più cogente la committenza in termini sia di orientamento alla produzione che di controlli sulla stessa: oggi spesso le Case di Cura fanno pure e semplice concorrenza “sotto casa” alle strutture pubbliche;
  5. imporre un tetto all’utilizzo di personale specialista libero-professionista: per i medici (specie di area chirurgica “senior”) c’è un grande mercato che va calmierato;
  6. prevedere che i professionisti in uscita volontaria dal sistema pubblico nei primi tre anni non possano svolgere attività “in convenzione” nelle strutture private della Regione di competenza: non si può assistere impotenti alla fuga degli specialisti dalle strutture pubbliche;
  7. escludere forme di retribuzione che la leghino ad un rapporto percentuale sul valore della produzione: non è buona cosa che più produci più guadagni;
  8. obbligare le strutture private alla prescrizione tracciabile di accertamenti e farmaci: non può essere che questa attività sia scaricata sulla medicina generale;
  9. ridare senso alle scelte regionali di politica sanitaria e alle scelte aziendali di gestione degli ospedali: le irrazionalità delle reti ospedaliere pubbliche (disperse e sbilanciate sulle urgenze) e la inefficienze organizzative di molti ospedali pubblici (si pensi ai blocchi operatori) sono una grande spinta alla fuga da questi ospedali;
  10. ridare dignità e qualità al lavoro nel sistema pubblico: questo è in realtà il primo e più decisivo punto sul quale la stessa ANAAO con Di Silverio ha dato un altro recente contributo qui su QS.

Assisteremo adesso a una campagna elettorale in cui tutti enfatizzeranno la importanza del sistema sanitario pubblico e la centralità dell’adeguato trattamento del personale che vi opera. Hanno già iniziato a fare dichiarazioni in questo senso (e si tratta di figure assolutamente serie) Calenda e Bonino come riportato qui su QS.

Purtroppo se la volontà politica non si tradurrà in atti coerenti la bontà dei principi (che saranno peraltro condivisi da tutti) non migliorerà né l’assistenza ai cittadini né la soddisfazione degli operatori. E non miglioreranno nemmeno se ci si limiterà alla semplice compressione del ruolo dei privati che in assenza di altre misure coerenti ridurrà solo la copertura dei Livelli Essenziali di Assistenza.

Claudio Maria Maffei

 

 

 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA