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Martedì 04 OTTOBRE 2022
Emergenza pre-ospedaliera. Proviamo a fare chiarezza sul ruolo dei medici e degli infermieri

Per noi il Servizio 118 deve essere un ambito di lavoro, e soprattutto di prestazioni rese ai Cittadini, con una precisa connotazione multi-professionale, totalmente integrato con il sistema ospedaliero dell’emergenza sotto il profilo operativo e competenziale delle professionalità, e non un succedaneo di spazi lavorativi che non riescono a trovare collocazione nella sfera delle “Guardie Mediche” né in quella della Medicina di Famiglia, che riteniamo abbiano molti altri ambiti su cui convogliare le risorse di medici che per loro scelta ne hanno intrapreso i percorsi

In un discorso di martedì 27 Settembre in un Consiglio Comunale a Rimini dedicato al tema della Sanità, alla presenza di altri autorevoli interlocutori tra i quali l’Assessore Regionale Donini, il Direttore Generale dell’Ausl della Romagna Dott. Tiziano Carradori – tra altre affermazioni, come quella a sostegno del reclutamento di medici neolaureati in sostituzione dei medici specialisti – ha asserito sostanzialmente l’inutilità del Medico nel Servizio di Emergenza Territoriale (il cosiddetto “Sistema 118”), che peraltro noi preferiamo denominare Emergenza PreOspedaliera, dizione più consona alla sua vera principale funzione di anticipare sul territorio, nelle vere emergenze-urgenze sanitarie, un intervento rapido, efficiente, efficace ed appropriato, medico e/o infermieristico, prima dell’accesso in ospedale.

A tutti può capitare una frase infelice, ma asserire (testuali parole) che “Un Medico su un mezzo di soccorso avanzato non ha valore aggiunto rispetto ad un Infermiere formato nelle funzioni di supporto alla vita”, oltre che sminuente del ruolo di entrambi tali Professionisti, lascia purtroppo sospettare che essa sia probabilmente un indice, quasi un evento sentinella, di una vision di sistema viziata anche dal fatto che in molte Regioni d’Italia il Servizio di Emergenza Pre-Ospedaliera è stato negli anni svilito e ridotto ad avere una mission sempre più complementare alla “Continuità Assistenziale”, con un progressivo aumento di richieste di interventi in cui la vera emergenza-urgenza è divenuta sempre più occasionale.

In realtà i dati ci dicono che effettivamente l’intervento medico nel Servizio di Emergenza Pre-Ospedaliera è realmente necessario (rectius: indispensabile affinché esso ne garantisca i più appropriati criteri di efficacia e di efficienza) in una ridotta percentuale dei casi di chiamata, pur diluita come tutti sanno da un eccesso di chiamate improprie solo in quota parte ineliminabili, ma dovrebbe essere ormai fuori discussione, dopo decenni di assestamenti più o meno regionali e locali, che è altrettanto incontestabile il fatto che in un Sistema complesso qual indubbiamente è tale Servizio il suo “valore aggiunto” è tanto più alto quanto più l’integrazione dei mezzi medicalizzati con quelli infermierizzati è realizzata con un equilibrio non solo di rapporto numerico ma anche e soprattutto di dislocazione e ancor di più di qualificazione professionale, di competenze specifiche e di skills dei Sanitari e dei non Sanitari (Autisti-Soccorritori) che operano su entrambe le tipologie dei mezzi di soccorso avanzato, senza dimenticare l’altrettanto fondamentale ruolo svolto dai mezzi di soccorso “di base”, i quali costituiscono un network senza il quale – per evidenti ragioni logistiche oltre che di sostenibilità – i mezzi di soccorso “avanzati” non potrebbero essere tali.

Possiamo inoltre comprendere che tale deriva a cui è stato condotto, per molte ragioni ben note a tutti gli “addetti ai lavori”, un Sistema nato invece per portare sul territorio professionalità, tecnologie e modalità diagnostiche e terapeutiche tipicamente ospedaliere, abbia comportato – inevitabilmente – una distorsione anche nel reclutamento delle professionalità sanitarie che vi operano, con il risultato medio complessivo, nei vari Sistemi Regionali di Emergenza Pre-Ospedaliera, di una progressiva implementazione delle competenze infermieristiche (ma con enormi differenze tra Regione e Regione) e di un altrettanto progressivo ingresso in tali Sistemi (ma anch’esso con enormi differenze tra Regione e Regione e addirittura all’interno di singole Regioni) di personale medico i cui percorsi professionalizzanti necessari per tale servizio si sono allargati fino a prescindere da qualsivoglia formazione specialistica ospedaliera, vicariata da “corsi abilitanti” di qualche centinaio di ore gestiti oltretutto con le più varie modalità formative.

Valga come dimostrazione di tale differenza tra il reclutamento delle professionalità infermieristiche e di quelle mediche di cui parliamo, il fatto che la gran parte degli Infermieri operanti nei vari Sistemi Regionali di Emergenza Pre-Ospedaliera è quantomeno di estrazione – quando non anche di appartenenza contrattuale – ospedaliera, mentre altrettanto non può certo dirsi dei Medici.

Soltanto avendo presenti questi due elementi distorsivi i Medici e gli Infermieri rappresentati dalle scriventi Associazioni possono riconoscere alla frase del Dott. Carradori in argomento un’attenuante, o magari un significato diverso, sul quale ragionare, rispetto al disvalore che ne appare sullo specifico tema delle migliori professionalità sanitarie necessarie al Servizio di Emergenza Pre-Ospedaliera, che per noi sono quelle (in sintesi: Medici di estrazione specialistica  MEU e ARTID, pur valorizzando anche gli altri Colleghi finora ivi operanti, ed Infermieri con conoscenze e competenze certificate, meglio ancora se specialistiche) individuate dal primo documento inter-societario del 1° Luglio 2020, sottoscritto praticamente da tutte le Società realmente rappresentative in questo settore, a cui seguì poi un secondo documento del 20 Ottobre 2020, poi ancora – con diverse altre Società ed Associazioni aggiuntesi nel frattempo – la “Carta di Riva” del 20 Settembre 2021.

Tutti documenti sulla base dei quali le stesse Società ed Associazioni avevano visto con favore, tra i diversi presentati nelle scorse due ultime Legislature, almeno due disegni di legge, poi purtroppo rimasti tali, sul riordino del Sistema Emergenza Pre-Ospedaliera, i cui lavori ci auguriamo che il nuovo Parlamento risultante dalle ultime elezioni voglia riprendere al più presto.

Non può valere, per giustificare in Italia una demedicalizzazione totale del Servizio 118, alcun riferimento paradigmatico a modelli esteri, dato che il citato NHS Urgent and Emergency Care Service – come quelli simili operanti nei Sistemi Sanitari anche di altri Paesi – si avvale essenzialmente di “tecnici” non sanitari (i “ParaMedic” esteri NON sono Infermieri).

Teniamo però a ribadire, sul versante opposto, di essere nettamente contrari ad una medicalizzazione capillare del Sistema Emergenza Pre-Ospedaliera, sostenuta invece da coloro per i quali essa sarebbe funzionale a ridurre i tanti accessi impropri ai Pronto Soccorso attraverso l’arrivo a domicilio del Medico del Servizio 118 per “far da filtro trattando a casa il paziente”, dato che questa fattispecie di interventi configura la stragrande maggioranza degli accessi impropri a tale Servizio, e quindi il loro sdoganamento per tale finalità, oltre ad essere una pezza peggiore del buco, è evidentemente oltremodo squalificante per l’alto livello di multi-professionalità che deve caratterizzarlo in modo inequivocabile.

Ecco perché ci riteniamo al di sopra di ogni sospetto di “corporativismo”, mantenendo al centro della nostra visione di sistema l’obiettivo di un Sistema di Emergenza Pre-Ospedaliera del nostro Paese revisionato e uniformato su tutto il territorio nazionale nei suoi fondamentali criteri generali, avendo peraltro già da tempo manifestato pubblicamente il nostro convinto endorsement a rimodulazioni sul territorio delle risorse costituite dai mezzi di soccorso medicalizzati, condizionate però da un lato ad una più rigorosa selezione dei Medici ad essi dedicati, dall’altro ad un altrettanto necessario perfezionamento del reclutamento degli Infermieri sui mezzi privi di Medico, sulla linea di quanto da noi indicato nel nostro primo documento inter-societario del 1° Luglio 2020.

In tal prospettiva condividiamo la necessità, pur senza tralasciare la preziosa opportunità e necessità di riqualificare adeguatamente i MET del Servizio 118 in ogni Regione del nostro Paese, portandone in tale settore competenze e skill a livelli compatibili con quelli garantiti dai percorsi di formazione specialistica MEU e ARTID, di una riorganizzazione delle dotazioni e della dislocazione dei mezzi medicalizzati che possa finalmente portare a non dover avvalersi di “medici a mezzo servizio” per i quali il lavoro nel Sistema Emergenza Pre-Ospedaliera è quantomeno marginale sia rispetto alla formazione che hanno conseguito (troppo spesso in ambiti specialistici che con l’Emergenza-Urgenza poco o nulla hanno a che fare), sia rispetto alle molteplici attività lavorative che molti di essi svolgono – “in virtù” di rapporti di lavoro “convenzionati” – nei più svariati ambiti medici ugualmente ad essa del tutto estranee.

Per noi il Servizio 118 deve essere un ambito di lavoro, e soprattutto di prestazioni rese ai Cittadini, con una precisa connotazione multi-professionale, totalmente integrato con il sistema ospedaliero dell’emergenza sotto il profilo operativo e competenziale delle professionalità, e non un succedaneo di spazi lavorativi che non riescono a trovare collocazione nella sfera delle “Guardie Mediche” né in quella della Medicina di Famiglia, che riteniamo abbiano molti altri ambiti su cui convogliare le risorse di medici che per loro scelta ne hanno intrapreso i percorsi.

Più in generale, riteniamo infine che le croniche carenze di personale sanitario (non soltanto medico ma forse ancor più infermieristico) non già in quanto tale ma in quanto disponibile all’inquadramento contrattuale nel pubblico impiego come dipendente del Sistema Sanitario del nostro Paese, che si aggravano ogni giorno che passa in particolare nei settori dell’Emergenza-Urgenza Ospedaliera e Pre-Ospedaliera, non possano essere risolte con “soluzioni” che fanno di necessità un vizio, né stravolgendo la multi-professionalità che ad essi è indispensabile, né – ancor più grave – appaltando sempre più tali settori a professionisti reclutati con rapporti di lavoro diversi dalla loro assunzione come pubblici dipendenti.

Per tali motivi intendiamo cogliere l’occasione fornitaci dal Direttore Generale Carradori non come un “casus belli”, ma al contrario come un’opportunità per ritornare con maggior determinazione, anche in vista della formazione del nuovo Governo Nazionale, alla più ampia collaborazione ad ogni livello istituzionale per riprendere, insieme a tutti coloro per i quali l’intero Sistema di Emergenza-Urgenza Ospedaliero e Pre-Ospedaliero va salvaguardato come fondamento del SSN Pubblico, ogni convergenza ed ogni sinergia ai fini del suo mantenimento e della sua valorizzazione con Medici ed Infermieri altamente qualificati, e per i quali il pubblico impiego sia reso finalmente attrattivo più di quanto ad oggi ad un numero preoccupantemente crescente di essi appare l’impiego in vario modo in appalto.

Matteo Nicolini
AAROI-EMAC Emilia Romagna

Alessandro Vergallo
AAROI-EMAC Nazionale

Roberto Lerza
AcEmc (Academy of Emergency Medicine and Care)

Gianpiero Zaccaria
COSMEU (Coordinamento Specializzandi Medicina d’Emergenza-Urgenza)

Mario Costa
SIEMS (Società Italiana Emergenza Sanitaria)

Andrea Andreucci
SIIET (Società Italiana Infermieri Emergenza Territoriale)

Fabio De Iaco
SIMEU (Società Italiana Medicina d’Emergenza-Urgenza)

 

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