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Giovedì 06 OTTOBRE 2022
Gender gap. È allarme in sanità: “A causa della pandemia serviranno molti più anni per raggiungere la parità di genere”

Al Forum Sistema Salute di Firenze, promosso da Koncept, si traccia un futuro più sostenibile tra diritti e riforme per le cure ospedaliere e territoriali.  A causa della pandemia prima a livello mondiale si riteneva di poterlo colmare in circa 99 anni. Ora siamo a 135,6 anni.  La problematica del gender gap è presente anche nell'Agenda Europea 2030, con una scheda specifica sulla questione, così come nella progettualità del Pnrr.

“La pandemia ha amplificato il gender gap, prima a livello mondiale si riteneva di poterlo colmare in circa 99 anni. Ora siamo a 135,6 anni. Un problema che riguarda anche il settore della sanità. Servono azioni spinte per raggiungere l'equilibrio di genere e gli obiettivi della salute. Il ruolo della donna è fondamentale, anche nel sistema sanitario. La problematica del gender gap è presente anche nell'Agenda Europea 2030, con una scheda specifica sulla questione, così come nella progettualità del Pnrr. Anche la legge 162 del 2021 fa riferimento alla certificazione di bilancio di genere per colmare il divario. Come viene ribadito in questi documenti, non si può arrivare ad un mondo equo e sostenibile se la metà di quel mondo non concorre in modo paritario allo sviluppo del lavoro e del progresso e non gli viene permesso di incidere con le sue idee e la sua forza lavoro. Occorrono le stesse retribuzione e possibilità di espressione, attraverso anche l'occupazione di ruoli politici e istituzionali”. 

Lo ha affermato Monica Calamai, direttore generale Asl Ferrara e commissario straordinario dell'Azienda ospedaliera universitaria di Ferrara durante il Forum Sistema Salute. L'evento, giunto alla sua VII edizione è promosso da Koncept. Un doppio appuntamento, oggi e domani, con decine di ospiti da tutta Italia del mondo medico, della ricerca e politico.

Presente anche Tiziana Frittelli (vedi qui il suo intervento), presidente Nazionale di Federsanità e Direttore generale dell'AO San Giovanni Addolorata.

Al Forum è intervenuto anche Simone Bezzini, Assessore Diritto alla Salute e Sanità della Regione Toscana: “Abbiamo attraversato due anni dove ha dominato l'emergenza, con pochi elementi di confronto perché eravamo impegnati a fronteggiare la pandemia. Ora è il tempo in cui dobbiamo riuscire a darci nuovi traguardi e servono quindi momenti di partecipazione. In questo momento i sistemi sanitari sono fortemente sotto pressione sul lato della sostenibilità finanziaria. Il Covid - spiega Bezzini - ha prodotto costi aggiuntivi, così come la crisi energetica. Dobbiamo chiedere al Governo che presti la giusta attenzione, ma questo non è sufficiente: abbiamo bisogno di incrociare risorse e capacità di produrre innovazione. La Toscana ha raggiunto risultati importanti nella pandemia e oggi lavoriamo su un obiettivo di fondo: costruire un nuovo equilibrio tra quantità e qualità dei servizi e sostenibilità finanziaria. Poi abbiamo temi specifici importanti, come il collegamento entro fine anno dei fondi Pnrr a un nuovo progetto di assistenza territoriale; le riforme della continuità assistenziale, dell'emergenza-urgenza; misure straordinarie per i pronto soccorsi; il rilancio della rete consultoriale e stiamo ragionando per dare una funzione utile e sostenibile ai piccoli ospedali di isole, montagne e aree rurali”.

Ha parlato invece della necessità di una riforma nel lavoro degli infermieri, Nicola Draoli, consigliere comitato centrale Fnopi (Federazione nazionale Ordini Professioni Infermieristiche): “In questo momento non c'è un sistema normativo e di progressione di carriera in termini accademici e quindi anche di stratificazione delle competenze e delle remunerazioni. Un sistema che così non regge. Abbiamo bisogno che gli infermieri, come le altre professioni sanitarie, possano specializzarsi - dice Draoli - portando quelle competenze diverse di cui c'è bisogno e che vengano riconosciute da un punto di vista normativo e contrattuale. Tutte le volte che c'è stata la possibilità di investire sulla sanità, salvo la parentesi emergenziale della pandemia, non è stato fatto. L'Italia deve rivedere la propria cultura verso il Sistema sanitario nazionale, perché fare sanità vuol dire investire per produrre salute. E noi ne abbiamo bisogno, visto il progressivo calo della natalità, l'invecchiamento e i nuovi bisogni della popolazione”.

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