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Mercoledì 12 SETTEMBRE 2012
Spending review. Farmaci branded o generici? La metà dei cittadini non vuole scegliere da solo

Il 55%, comunque, preferebbe usare sempre lo stesso farmaco. E' quanto emerge da un’indagine Medi-Pragma rivolta anche a medici e farmacisti. Secondo i quali la norma non darà un impulso decisivo all’affermazione del farmaco generico in Italia, creando piuttosto tanto confusione.

Non è poi così vero che i medici, e tanto meno i farmacisti, osteggiano i farmaci equivalenti. Secondo quanto rivela una survey promossa da Medi-Pragma, anzi, medici e farmacisti informano e propongono la sostituzione di un farmaco di marca con un generico spesso e anche molto spesso. Tuttavia, ai pazienti non piace l’idea di dovere essere loro a scegliere da soli se optare per generico o continuare ad assumere il farmaco branded.

L’indagine per comprendere le reazioni di cittadini e professioni sull’Art.15 della Spending Review, condotta nel periodo dal 31 agosto e l’08 settembre (con metodica CAWI, on line) su un campione rappresentativo di 148 pazienti, 207 medici di famiglia e 203 farmacisti rileva infatti che ben il 43% dei pazienti non si sente in grado di scegliere tra i due farmaci. Questo perché si fida del medico e di quello che prescrive, e non crede che spetti al paziente compere tale scelta. I cittadini, infatti, non si sentono competenti o non sono certi che il medico condividerebbe la scelta. Inoltre, non piace l’idea di una norma “scarica barile”.

I dubbi dei cittadini forse sono anche la conseguenza del fatto che, come emerge dalla survey, il 79% di loro non ha mai usato un farmaco equivalente. Nonostante due terzi degli intervistati affermi di fidarci dei generici “perché contengono lo stesso principio attivo”. E nonostante il 38% dei pazienti affermi che il medico li prescriva occasionalmente, il 20% che li prescriva spesso e il 3% molto spesso. Il 21% degli stessi pazienti, inoltre, ammetta che il medico di famiglia informa spesso (l’8% molto spesso) sulla disponibilità di farmaci equivalenti. E ancora più lo fanno i farmacisti (spesso secondo il 29% dei pazienti e molto spesso secondo il 27%).

Eppure il 55% dei pazienti ammette di preferire continuare a usare i farmaci della stessa marca. In generale, il 57% sostiene di sentirsi comunque pronto a scegliere da solo se optare per un farmaco griffato o un generico, possibilità che per molti è anche “giusta”. In media, sarebbero disposti a pagare di tasca propria fino a 2,39 euro di differenza per potere usare un farmaco di marca.

Tra i medici, comunque, si conferma lo scetticismo nei confronti della norma e dell’imposizione introdotta per i medici. Per il 26% degli intervistati la norma non comporterà comunque alcun risparmio giustificabile per il Ssn né porterà una maggiore affermazione dei generici in Italia perché, secondo il 52% dei medici, la qualità è ancora passa, i controlli scarsi e i cittadini preferiscono comunque i farmaci di marca.
Il 25% dei medici avanza anche dubbi sulla qualità/bioequivalenza dei generici. Il 9% critica la ridotta autonomia decisionale e professionalità del medico di medicina generale. Per il 66% dei medici, comunque, la norma è inoltre inapplicabile nella pratica, sia per la mancanza di attrezzature adatte (come i software) sia perché rischia di disorientare il paziente o addirittura di essere dannosa. Il 22% è comunque pronto ad adeguarsi.
Ma a non andare giù ai medici è anche la convinzione (per il 15% degli intervistati) che la norma dia troppo potere al farmacista (che comunque acquisterà un ruolo maggiormente decisionale per il 96% dei medici intervistati).
Il timore è, nel 26% dei casi, che la norma finisca per aumentare il conflitto medico-paziente e di fornire, per il 23% dei medici, prodotti di scarsa qualità. Secondo il 37% dei medici il paziente sarà disorientato.

Il 15% dei medici è comunque pronto a utilizzare la “non sostituibilità” per mantenere la possibilità di scegliere il farmaco per il suo paziente. Il 37% dei medici, invece, consiglierà al paziente qualche farmaco acquistare e il 7% consiglierà al paziente di portare in farmacia la confezione del farmaco usato in precedenza.


Molto diverso il parere dei farmacisti. Secondo il 33%, nei fatti, la norma non introduce alcuna novità. Il 19% condivide comunque l’idea che i cittadini non sono ancora preparati a questo cambiamento, nonostante per il 26% proprio i cittadini saranno gli unici a ottenere risparmi dalla nuova legge.
Il 9% dei farmacisti confessa di considerare i generici non uguali a branded. Per il 55%, inoltre, ci sarà un impatto sull’autonomia decisionale del medico. Tra questi, il 65% ritiene che la prescrizione sarà condizionata, l’11% ritiene che ne complicherà il lavoro. Tuttavia secondo il 16 il medico sarà così svincolato dalle aziende.
Secondo il 39% la norma non troverà comunque applicazione pratica perché è complicata, crea confusione e il medico, in ogni caso, non prescriverà il generico.

Quanto al maggiore potere in capo ai farmacisti, il 58% dei professionisti del farmaco ammette che sarà così, anche se secondo il 26% non è vero. Il 16% dei farmacisti infine precisa che ad avere maggiore potere di scelta sarà il cittadino.

In ogni caso, i farmacisti sono concordi nel ritenere che, pur introducendo un obbligo e quindi provocando una maggiore diffusione dei generici in Italia, la norma alla fine non darà, secondo il 47% dei farmacisti intervistati, un impulso decisivo all’affermazione del farmaco generico in Italia.
 

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