quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 14 NOVEMBRE 2022
Come controllare gli “influencer” sanitari?



Gentile Direttore,
il fenomeno dei “sanitari influencer” è in rapida espansione sui social network come instagram e facebook. Parliamo di pagine di professionisti sanitari (medici, infermieri, fisioterapisti, farmacisti, biologi etc.) che utilizzano le pagine pubbliche dei social network e regole e tecniche di comunicazione delle stesse per veicolare messaggi inerenti la comunicazione informativa sanitaria.

Il fenomeno merita qualche riflessione perché in Italia l’intera disciplina della comunicazione e della pubblicità sanitaria è regolata da normative giuridiche e deontologiche che probabilmente non sempre riescono a stare al passo con la velocità con la quale l’informazione sanitaria viene veicolata sui social network, creando talvolta situazioni distorsive o addirittura dannose per cittadini ed utenti.

La disciplina inerente l’informazione sanitaria è principalmente normata dalla L. 175/1992 (legge Volponi) e smi, dal D. Lgs n 46/1997, dalla L. 148/2011, dal DPR n 137/2012, dalla L. 145/2018, oltre che dall’attuale codice di deontologica medica approvato dalla Fnomceo nel 2014 e smi e dalle sentenze delle SS UU della Corte di Cassazione. Gli organi di vigilanza sono la magistratura e gli ordini professionali.

L’informazione sanitaria deve essere veritiera, trasparente, corretta, funzionale all’oggetto e non deve essere ingannevole, suggestiva, equivoca o promozionale.

Ma come si possono correttamente valutare queste caratteristiche sulle sempre più numerose pagine instagram di professionisti sanitari? L’algoritmo, come è noto, premia i contenuti non in base alla veridicità o alle fonti inserite bensì in base all’orario di pubblicazione, alla grafica del contenuto, all’alternanza di video/reel e fotografie e altri parametri variabili.

Un primo problema nasce dal fatto che non tutte le pagine instagram riportano correttamente i titoli professionali degli autori che spesso vengono genericamente definiti nella descrizione delle pagine come “professionisti sanitari”, “dottori” oppure “esperti in salute” senza specificare l’esatta qualifica professionale rappresentata dall’iscrizione all’ordine professionale di riferimento.

E’ indispensabile che i fruitori sappiano la qualifica professionale corretta dell’autore senza ambiguità. Esattamente come su una targa professionale o sull’intestazione di un ricettario un biologo non può definirsi medico-chirurgo oppure un farmacista non può definirsi infermiere allo stesso modo queste regole dovrebbero valere anche per le descrizioni delle pagine instagram che, ad oggi, rappresentano un veicolo di comunicazione estremamente più potente di una targa appesa fuori da uno studio. Le medesime considerazioni valgono anche per ambigue definizioni in lingua straniera come “Med doctor”.

Un secondo tema è quello della promozione di prodotti sanitari, attività espressamente vietata dalle fonti normative sopracitate. Un professionista sanitario non può promuovere la vendita di un prodotto all’interno di un messaggio informativo sanitario, utilizzare testimonial o diventarlo egli stesso e promuovere sconti ed offerte di qualsiasi tipo.

Nonostante la normativa in questo senso sia chiara è sempre più frequente trovare pagine instagram estremamente equivoche in tal senso e meritevoli forse di qualche valutazione da parte delle autorità competenti.

Un terzo tema è rappresentato dalle pubblicazioni delle fonti, tema estremamente rilevante e tornato alla ribalta durante la pandemia a causa delle campagne pubblicitarie no vax. Le fonti, autorevoli e basate su EBM, rappresentano un elemento imprescindibile dell’informazione sanitaria e dovrebbero essere inserite tutte le volte in cui si veicola un messaggio di questo tipo.

Frasi ad effetto prive di fonti, immagini e grafiche accattivanti, reel di professionisti (o presunti tali) che ballano e cantano su motivetti alla Tik Tok con camice e fonendo possono essere premiati dagli algoritmi dei social network ma non sono sinonimo di veridicità e correttezza dell’informazione e possono ledere la dignità della professione. Nei confronti di tali autori gli utenti dovrebbero diffidare ed essere messi in guardia.

Ad onor del vero esistono anche pagine di professionisti sanitari seri ed estremamente professionali che rispettando la normativa vigente veicolano una corretta informazione sanitaria. Esistono di tutte le professioni e, in ambito medico-chirurgico, di tutte le specializzazioni dalla medicina generale all’endocrinologia o alla fisiatria con chiari riferimenti ai titoli professionali posseduti e alle fonti. Spesso sono proprio questi professionisti a mettere in guardia gli utenti sul pericolo dell’informazione veicolata dalle pagine “selvagge” e nessuno di loro ha la pretesa di convincere in maniera definitiva un utente su un determinato tema senza un apposito consulto.

Probabilmente bisognerebbe interrogarsi sulla necessità di normare in maniera specifica l’informazione sanitaria sui social network e creare strumenti più snelli ed agevoli per vigilare sull’evoluzione delle pagine “selvagge” da parte degli organi competenti.

Il consiglio da dare ad utenti e cittadini è sempre quello di informarsi sempre con grande prudenza su internet sui temi di carattere sanitario e, in ambito strettamente medico, di prendere decisioni finali solo in seguito a quello che Sir James Spence definì l’atto essenziale della pratica medica ovvero “il momento in cui nella riservatezza dell’ambulatorio la persona chiede il parere di un medico nel quale ripone fiducia”.

Tale atto prende il nome di consulto medico e ancora oggi non può essere vicariato da nessuna pagina social.

Dott. Roberto Bellacicco
Medico Chirurgo

© RIPRODUZIONE RISERVATA