quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 16 FEBBRAIO 2023
Fuga dei medici all’estero. Fnomceo: “Sono mille all’anno. A penalizzarci la scarsa attrattività del nostro Servizio sanitario”

La scarsa qualità di lavoro e di vita, gli stipendi non adeguati, la mancanza di sicurezza che mette gli operatori a rischio anche di aggressioni, sono tra le cause dell’emorragia di medici verso l’estero. Ma per Il presidente, il numero programmato va mantenuto “anche perché abbiamo vissuto il dramma dell’imbuto formativo, con migliaia di medici laureati, abilitati, che non potevano specializzarsi e quindi lavorare”

Mille all’anno. Tanti sono i medici italiani che richiedono i certificati per trasferirsi all’estero.

A confermare il trend negativo, reso noto ieri dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Filippo Anelli, intervistato questa mattina da Tgcom24.

Tra le cause di questa “fuga” che la Federazione denuncia da tempo, cercando di contrastarla già dal 2029 con la campagna “Offre l’Italia”, la scarsa qualità di lavoro e di vita, gli stipendi non adeguati, la mancanza di sicurezza che mette gli operatori a rischio anche di aggressioni.

E allolra come arrestare questa emorragia? E come bilanciare la carenza di medici? E ancora: ampliare l’accesso alla Facoltà di Medicina può essere la soluzione?

“La programmazione – ha premesso Anelli – deve riguardare il prossimo decennio. Attualmente siamo ai primi posti in Europa per il rapporto tra medici e abitanti: ne abbiamo 4 ogni mille, contro la media Europea di 3,8. Negli Usa il rapporto scende a 2,5 medici ogni mille abitanti. Se vogliamo mantenere questo rapporto – ha spiegato - vanno bene i 14mila posti a Medicina, se aumentiamo avremo più medici. Resta però il fenomeno della scarsa attrattività del nostro Servizio sanitario nazionale” che è il vero motivo per cui i medici si trasferiscono all’estero o “preferiscono fare i gettonisti”, per un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata.

“Un’organizzazione, questa, a turni – ha denunciato Anelli - che compromette quel rapporto continuativo che è tipico della professione medica ed è una distorsione del sistema”.

“Il numero programmato – ha concluso Anelli – va quindi mantenuto, anche perché abbiamo vissuto il dramma dell’imbuto formativo, con migliaia di medici laureati, abilitati, che non potevano specializzarsi e quindi lavorare. Da qui il disagio, la voglia di fuggire all’estero, ma anche le difficoltà di tante famiglie. Credo non sia giusto provare a risolvere il problema penalizzando i giovani”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA