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Martedì 02 OTTOBRE 2012
Perdita di udito per 1-2 neonati ogni 1.000. Arriva il Consensus Paper

Un problema particolarmente grave perché può compromettere il corretto sviluppo del linguaggio e dell’apprendimento. Specialisti e audiologi insieme per un consensus paper dedicato al problema e alle sue possibili soluzioni. Scarica il Consensus Paper.

Fornire informazioni utili sulla perdita dell’udito nei più piccoli, i suoi sintomi, la diagnosi e le possibili soluzioni, cercando di fare chiarezza nel mare magnum delle informazioni presenti sull’argomento. È questo l’obiettivo del consensus paper su “L’ipoacusia nei bambini: sentire per crescere” presentato oggi a Milano e redatto da un gruppo di lavoro formato da Edoardo Arslan, servizio di Audiologia e Foniatria dell’Università di Padova–Ospedale di Treviso, da Annette Limberger, Università di Scienze Applicate di Aalen – Germania, e da  Natalie Loundon, Dipartimento ENT – Équipe del Prof. E. Garabedian – Ospedale Pediatrico Armand Trousseau – Parigi, con il supporto di Amplifon.

Il documento è il risultato di uno studio approfondito su fonti internazionali, studi clinici e di laboratorio che riguardano l'uso di programmi di screening e di apparecchiature protesiche per i bambini che soffrono di perdita dell'udito.

La sordità infantile può compromettere o ritardare l'acquisizione e la produzione del linguaggio verbale rendendo meno efficiente sia il periodo di apprendimento scolastico sia l’integrazione sociale dei più piccoli. “La maggior parte dei bambini affetti da ipoacusia congenita soffre di una perdita dell’udito sin dalla nascita, stimata in 1-2 neonati su 1.000, potenzialmente identificabile mediante lo screening uditivo neonatale e infantile”, spiega Arslan.

La perdita dell'udito può quindi costituire un pesante onere sociale ed economico per individui, famiglie, comunità e Paesi. Diversi studi riportano come le conseguenze e i costi sociali, in termini di riabilitazione ed esclusione dal sistema socio-economico, sono in realtà molto più gravi quando la menomazione uditiva non è diagnosticata precocemente e trattata in maniera adeguata. Almeno la metà dei casi di sordità e ipoacusia è evitabile attraverso una prevenzione primaria, mentre una grande percentuale può essere trattata tramite prevenzione secondaria, con l'obiettivo di ridurre la disabilità uditiva in presenza di una diagnosi precoce e di una gestione adeguata.

“Sono ormai noti e dimostrati i vantaggi dei programmi che consentono l’individuazione e l’intervento terapeutico precoce delle sordità infantili”, spiegano gli autori del Consensus Paper. “Solo attraverso queste azioni di prevenzione e di successivo intervento terapeutico si può oggi identificare la sordità fin dai primi mesi di vita e successivamente programmare le procedure audiologiche diagnostiche e la terapia medica, chirurgica e protesica, oltre che educativa, per i bambini sordi e le loro famiglie. I programmi di screening uditivo universale nei neonati sono oggi ampiamente riconosciuti e ritenuti estremamente utili, con un rapporto costi/benefici accettabile, e dovrebbero, pertanto, essere estesi a tutti i Paesi”.

Dopo la procedura diagnostica, il primo intervento prevede la fornitura al bambino di una corretta amplificazione attraverso l’applicazione di un apparecchio acustico. “Un precoce ripristino della funzione uditiva in un bambino sordo può correggere la perdita uditiva e soprattutto promuovere la maturazione del sistema uditivo centrale e della corteccia uditiva - aggiunge Arslan -. Sulla base di questi risultati e degli esiti linguistici, l’abilitazione uditiva efficace è consigliata nei primi anni di vita, da 1 a 2 anni. L'identificazione precoce e la scelta di apparecchi acustici e interventi riabilitativi adeguati sono la base del trattamento della sordità nei bambini”.

Nei casi di ipoacusia profonda grave, se anche in presenza di un’amplificazione acustica ottimale non si raggiunge un’efficace percezione del linguaggio, è necessario prendere in considerazione l’alternativa di un impianto cocleare. Si tratta di una protesi impiantabile, comprendente una parte esterna amovibile e una parte interna impiantata chirurgicamente. Anche in questo caso, continuano a crescere le evidenze scientifiche sulla necessità di effettuare l’impianto ad un’età corretta nei bambini che dispongono di maggiori quantità di residuo uditivo, nonché sulla ottimizzazione dei tempi necessari al completamento della fase diagnostica, al fine di assicurare un impianto tempestivo.

L'uso di apparecchi acustici sempre più sofisticati o di impianti cocleari, nel caso di ipoacusia profonda in cui la gravità della perdita non lascia speranza di una buona riabilitazione uditiva, permette quindi di contrastare la deprivazione dell’udito con un recupero della funzione uditiva idoneo allo sviluppo di una soddisfacente comunicazione orale, in quasi tutti i casi di ipoacusia nei bambini. “E’ importante però ricordare che l'intero processo – ricordono gli esperti - deve essere sottoposto a controlli continui e ad un lavoro di équipe, al fine di arrivare alla certezza che il bambino utilizzi una adeguata amplificazione e sia sottoposto ad un corretto iter riabilitativo”.
 

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