quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Venerdì 10 MARZO 2023
L’inchiesta di Bergamo è la fotografia di come scienza e diritto siano ancora lontane



Gentile Direttore,
i mass media hanno dato grande risalto all’inchiesta di Bergamo sulla ritardata chiusura della Val Seriana nei primissimi giorni dell’epidemia da covid e all’avviso di garanzia inviato al Presidente del Consiglio e al Ministro della Salute, al Presidente della Lombardia e a molti altri, tra i quali i presidenti del CSS e dell’ISS, Brusaferro e Locatelli. E’ notizia recentissima la segnalazione al Tribunale dei Ministri avverso tre Ministri della Salute per il mancato rinnovo del piano pandemico nazionale.

Su QS, che è un’ottima misura delle vicende sanitarie, sono apparse la protesta del FADOI e un eccellente articolo di Donato Greco che puntualizza gli aspetti professionali della vicenda, compreso il valore del piano pandemico che non avrebbe potuto riguardare il covid. Nient’altro, pur trattandosi di argomenti assai rilevanti, il condizionamento della magistratura sulla vita pubblica e il rapporto tra scienza e diritto.

Ammesso e non concesso che il procedimento penale vada avanti, tra circa sei anni ne sapremo la conclusione, quando i protagonisti saranno chi sa dove e quei fatti non interesseranno più nessuno e altre pandemie affliggeranno il mondo. Ma ora lo scandalo c’è e provoca la consueta isteria politica.

Questa vicenda è paradigmatica dell’incertezza sostanziale sul limite tra competenze del governo e della magistratura. Nei paesi democratici è ovvio che la giustizia sia affidata a magistrati indipendenti, ma c’è un ambito politico sottoposto al giudizio dei cittadini che si esprime col voto.

Inutile ripetere per i lettori di QS il quadro delle conoscenze scientifiche, dell’organizzazione sanitaria italiana e mondiale, delle reazioni sociali e delle condizioni economiche allo scoppio dell’epidemia e di quanto le notizie fossero scarse e le conoscenze incerte. Un morbo nuovo che non si sapeva come combattere perché non ancora ben individuato. Bisognava prendere decisioni urgenti in mezzo a mille contrapposizioni. Ricordiamo le pressioni per non danneggiare la produzione e il mercato, le diverse scelte dei paesi vicini.

Chi non ricorda le violente polemiche contro il lockdown lesivo della libertà individuale? Alcune forze politiche manifestarono contro la cosiddetta “dittatura sanitaria”. Oggi la procura accusa il ritardo nella creazione della zona rossa, cioè di aver troppo atteso nel limitare la libertà dei cittadini. Mettiamoci d’accordo!

I dati internazionali dimostrano che l’Italia ha affrontato la pandemia non peggio di altri paesi, anzi alcuni risultati, quali il tasso di vaccinazione, sono tra i migliori del mondo. Certamente, nel cicaleccio delle intercettazioni, c’è chi ha indovinato, ma dovremmo evitare il solito bias del senno di poi. Però ci sono i morti, tantissimi, e quindi è importante fare giustizia ma, a maggior ragione, sarebbe opportuno confrontare diverse perizie e modelli matematici.

Se il Prof. Donato Greco, nell’articolo apparso su QS, spiega con dovizia di argomentazioni la fragilità di questo esercizio accusatorio, la conclusione sul piano professionale è semplice: l’inchiesta della magistratura finirà come al solito in prescrizione ma, a causa della confusione provocata e delle reazioni di parte, impedirà di attuare l’unico intervento serio, un’inchiesta tra pari condotta da esperti indipendenti, per individuare eventuali errori e impreparazioni.

Questa sarebbe la vera difesa della popolazione. Quando si parla di preparedness e del contributo degli esperti ci si riferisce a precise procedure: esaminare quel che è successo per correggere gli errori. Confondere il rischio clinico con la colpa professionale e sottoporre il tutto al penale è un’omissione nei confronti della sicurezza della gente.

Queste vicende danno l’idea di quanto siano ancora lontane la scienza e il diritto. Due logiche che debbono imparare a colloquiare e a confrontarsi invece che procedere ciascuno per la propria strada seguendo logiche diverse e singoli protagonismi.

Antonio Panti

© RIPRODUZIONE RISERVATA