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Venerdì 10 MARZO 2023
Infermieri. Quali garanzie dal Milleproroghe in merito ai professionisti stranieri? 



Gentile Direttore,
mi permetta una breve considerazione in premessa: i requisiti previsti per l’esercizio della Professione Infermieristica sul territorio italiano non si limitano alla acquisizione del titolo di Studio e all’iscrizione all’Albo Professionale tenuto dagli Ordini provinciali. Per esercitare, risulta infatti indispensabile non solo la conoscenza della lingua italiana - si tratta di un requisito necessario e come tale viene verificato e certificato prima dell’iscrizione all’albo – ma anche il soddisfacimento di alcuni obblighi previsti in materia di aggiornamento continuo in medicina, che hanno evidentemente riverberi sull’aspetto assicurativo, ed altri in materie che di volta in volta sono regolamentate dallo Stato – cito l’obbligo vaccinale solo per ricordare il più recente.

Lo Stato Italiano ha inteso nel corso degli anni delegare, prima per tramite ausiliario e ora per via sussidiaria, la verifica ed il controllo di questi requisiti agli Ordini Professionali, aumentandone non solo le competenze amministrative, ma anche la capacità vigilatrice e sanzionatrice; si pensi alle sospensioni comminate agli inadempienti gli obblighi vaccinali o gli obblighi di comunicazione del proprio domicilio digitale che gli OPI provinciali hanno deliberato in questi ultimi anni, considerando anche l’avvio del regime sanzionatorio per il mancato assolvimento in materia di formazione continua che si sta profilando all’orizzonte. Tale scelta, coerente con lo sviluppo ed il processo di maturazione degli OPI sotto il profilo istituzionale ed amministrativo, ha permesso di poter garantire ai cittadini la piena certezza di essere assistiti da professionisti certificati sotto ogni aspetto, non ultimo quello relativo agli aspetti assicurativi.

Per questo motivo suscita più di una perplessità la decisione di inserire nel c.d. “Milleproroghe” la possibilità di esercitare la Professione Infermieristica per i professionisti stranieri, in deroga all’iscrizione all’ Albo Professionale fino al 31 Dicembre 2025, con la possibilità di ottenere il riconoscimento del solo titolo di Studio dalla Regione territorialmente competente; tale previsione, originariamente pensata nel periodo pandemico per arruolare quanto più velocemente possibile personale nelle strutture Socio-Sanitarie e funzionale ad occupare i profughi provenienti dai territori interessati dal conflitto tra Ucraina e Russia, deve essere necessariamente rivista.

Fatta salva la comunicazione di assunzione da parte del professionista straniero, e che viene documentata in un apposito registro tenuto dall’Ordine Professionale, non sono previsti altri obblighi in merito: la conseguenza è che, nella stessa struttura opera personale infermieristico cui è stata certificata la conoscenza della lingua, che è sottoposto a controllo rispetto agli obblighi in materia di educazione continua ed il cui domicilio digitale è stato verificato, a fianco di personale la cui conoscenza della lingua italiana non è stata verificata, né è sottoposto a controlli di nessun tipo rispetto ad alcun adempimento, sia nell’ambito formativo che in quello amministrativo. Senza considerare, ovviamente, lo scenario peggiore, in cui la recrudescenza dell'evento pandemico sia tale da dover riproporre l'obbligo vaccinale per gli operatori sanitari: questo personale non sarebbe sottoposto a nessun tipo di vigilanza, non essendo iscritto all'Ordine Provinciale.

Ora, considerando che nel solo territorio di riferimento Pavese operano diverse migliaia di Infermieri ed Infermiere, e che la grande richiesta occupazionale è oggi quella proveniente dalle RSA e dalle RSD - tra l'altro proprio l'ambito dove sta partendo in queste settimane la sperimentazione lombarda dell'O.S.S.F.C., che prevede che sia il personale Infermieristico la figura di riferimento nell'inserimento e nella vigilanza dell'operato degli O.S.S.F.C. - ritengo che la normativa debba essere ripensata: non abolita, perché in particolare per i profughi dalla guerra non esiste la possibilità di recuperare la documentazione necessaria per il riconoscimento del titolo dal Ministero competente, ma rivista in alcuni punti, integrando alcuni suggerimenti di natura pratica che gli Ordini Provinciali possono fornire e che, in definitiva, possano assicurare la garanzia che le cure prestate siano valide, professionalmente competenti e sicure. La sola annotazione del riconoscimento del titolo in un registro, insieme ai dati anagrafici del professionista e a quelli dell'Azienda che lo ha assunto, non offre di per sé sufficienti garanzie di erogazione di assistenza di qualità, così come deve essere quella che il cittadino richiede e che il Sistema Salute deve erogare: è necessario che anche questi soggetti siano sottoposti a regime di vigilanza sugli aspetti sopra evidenziati.

Volontariamente, e provocatoriamente, ho lasciato per ultimo l'aspetto che più da vicino interessa l'attività sanzionatoria dell'Ordine Professionale: il rispetto del Codice Deontologico. Nel merito, cito un passaggio presente nell'introduzione al "Codice Deontologico delle Professioni Infermieristiche" del 2019: "La professione è una, ma la professionalità è individuale". Ora, pensare che parte del personale Infermieristico non sia obbligato a rispettare quanto previsto dal Codice Deontologico poiché non iscritto all'Ordine Professionale, è paradossale: in caso di violazione del Codice stesso, allo stato attuale l'Ordine non possiede gli strumenti per intervenire in alcuna maniera, e ciò crea ulteriore disparità tra i nostri professionisti, dividendoli in chi è deontologicamente vincolato ai valori della Professione, e chi no.

E questo, dal punto di vista di chi è assistito, può essere professionalmente, istituzionalmente ed eticamente accettabile?

Ai più sinceri auguri di buon lavoro alla Giunta Regionale Lombarda appena costituitasi, non posso che aggiungere la richiesta di attenzionare, il prima possibile, il merito della questione.

Michele Borri
Presidente Ordine delle Professioni Infermieristiche di Pavia

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