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Lunedì 13 MARZO 2023
La questione culturale è l’ultima trincea per la sanità pubblica



Gentile direttore,
il Ministro della Salute Schillaci ha annunciato nei giorni scorsi l’intenzione di voler avviare una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti degli episodi di violenza verbale e fisica contro gli operatori sanitari denominata #laviolenzanoncura.

I dati sul tema sono impietosi: secondo il presidente Fnomceo il 68% degli operatori sanitari ha subito almeno un episodio di volenza mentre secondo l’Inail le aggressioni sarebbero almeno 1600 all’anno.

Con la campagna di sensibilizzazione il Ministero della Salute sembra aver compreso che nella crisi della sanità pubblica italiana la questione culturale sia altrettanto importante rispetto a quella organizzativa, manageriale, gestionale e finanziaria.

Lo aveva intuito anche la Fnomceo che, non a caso, già in periodo pre-pandemico aveva avviato una serie di riflessioni sulla “Questione medica” e la fondazione Gimbe che nel 2018 aveva proposto l’idea di un logo unico per il SSN.

Affrontare la questione culturale in sanità vuol dire innanzitutto interrogarsi su “chi si è” e “cosa si vuole essere” per poi decidere “come, quando e perché si vuole diventare tali”.

Il nocciolo della questione è sempre lo stesso e ce lo raccontiamo quotidianamente sul suo giornale.

La sanità italiana si trova in una fase storica di transizione dove la presenza del pubblico sta progressivamente cedendo il passo al privato a causa del mancato finanziamento del sistema sanitario nazionale in assenza di una reale riforma organica e omnicomprensiva dello stesso che tuteli almeno le fasce sociali più deboli.

Il ministro Schillaci si trova però in una posizione diversa rispetto ai suoi predecessori.

In primo luogo perché è un medico e questo, nonostante tutto, ha ancora una certa valenza perché un professionista sanitario è (o dovrebbe essere) portatore di valori etici, morali e culturali che hanno un peso nelle scelte politiche.

Inoltre, Il governo di cui fa parte è un gabinetto politico, dalla forte legittimità popolare e con un obiettivo temporale di fine legislatura.

Per il governo Meloni è più complicato continuare l’opera di progressivo smantellamento della sanità pubblica a colpi di definanziamento senza dover quanto meno dribblare le inevitabili ripercussioni sulla tenuta sociale.

Con l’ultimo Nadef che assegna alla sanità un impietoso 6% del PIL per il 2025 il ministro Schillaci sa che qualcosa, almeno sul piano comunicativo, andrà fatto.

Il combinato disposto tra finanziamento stabilito nell’ultimo Nadef e i provvedimenti sull’autonomia regionale sembra non lasciare spazio di manovra alle professioni sanitarie sul piano finanziario e organizzativo.

Sul piano culturale invece potrebbe essersi aperto un varco da sfruttare per ritardare un processo che sembra ormai inarrestabile o quanto meno, a transizione completata, puntare ad ottenere dal decisore politico almeno due obiettivi fondamentali:

1)Assicurarsi che in un futuro sistema sanitario misto a trazione prevalentemente privata le fasce sociali più a rischio possano avere reali e concrete garanzie di equità, anche territoriale, di cura.

2)Far sì che le professioni sanitarie non passino dalle attuali scadenti condizioni di lavoro nel pubblico a future peggiori condizioni di lavoro nel privato.

Affrontare la questione culturale vuol dire chiedere al decisore politico provvedimenti inerenti non solo il fenomeno delle aggressioni ma anche del task-shifting, della great resignation, della burocratizzazione della professione medica e del suo demansionamento a ruoli e compiti non medici, del fenomeno mediatico della caccia alle streghe ai medici di famiglia.

La battaglia culturale con il coinvolgimento dell’opinione pubblica potrebbe essere dunque l’ultima trincea per le professioni sanitarie, ivi compreso il grande capitolo delle formazione, che, per lo meno in ambito medico, rappresenta un modello di stampo conservatore che non regge da tempo il confronto con gli altri paesi OCSE.

Dott. Roberto Bellacicco
Medico chirurgo, F. Spec. in Medicina Generale
Taranto

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