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Lunedì 20 MARZO 2023
Paxlovid ‘cenerentola’ della cura al Covid? Ne abbiamo usato il 20% di quanto acquistato ma ora la scadenza dei lotti è di 24 mesi

Il Governo  ha acquistato 600.000 dosi lo scorso anno ma al 7 marzo risultano essere stati curati con questa terapia circa 120.000 pazienti. Questo farmaco è rimasto l’unico considerato davvero efficace e ben tollerato nell’armamentario terapeutico dei medici, conferma la Fimmg. Che lamenta però una mancanza di chiarezza nelle indicazioni politiche a considerare o meno il Covid ancora come una priorità e un’emergenza.

Antivirali contro Covid-19, ‘cenerentola’ dell’assistenza sanitaria italiana? E’ vero, la situazione nel nostro Paese è sotto controllo: il virus Sars-CoV-2 fa meno paura. Ma consultando i dati del monitoraggio attivato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sull’utilizzo di questi farmaci, e prendendo come punto di riferimento il medicinale paxlovid, di cui il Governo italiano ha acquistato 600.000 dosi lo scorso anno, al 7 marzo risultano essere stati curati con questa terapia circa 120.000 pazienti. La buona notizia è che l’azienda ha potuto estendere di 6 mesi la data di scadenza dei molti lotti dell'antivirale ancora disponibili per l’utilizzo in Italia, dopo l’ok dell’Agenzia Europea dei Medicinali (Ema).

“Desideriamo informarla – si legge nella comunicazione rivolta ai medici prescrittori di febbraio 2023 - che la confezione di Paxlovid che Le è stata consegnata presenta sulla confezione una data di scadenza non aggiornata. Quindi nel caso in cui ad oggi la data di scadenza risulti superata, questo non significa che il prodotto sia da considerarsi scaduto. Infatti, il 24 gennaio 2023 l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha approvato un nuovo periodo di validità per Paxlovid (nirmatrelvir/ritonavir), estendendolo da 18 mesi a 2 anni. Questo significa che le confezioni che riportano sulla scatola e sul blister una data di scadenza compresa tra novembre 2022 e novembre 2023 restano valide per un periodo più lungo rispetto alla data di scadenza stampata. Questa estensione del periodo di validità si applica al medicinale prodotto dopo la data di approvazione della corrente modifica, come anche retrospettivamente a tutti i lotti di Paxlovid prodotti prima della data di approvazione del 24 gennaio 2023”.

Altro elemento importante è che con l’approvazione del nuovo periodo di validità, sono state modificate anche le condizioni di conservazione. La frase precedentemente riportata nel Rcp “Non conservare a temperatura superiore a 25 °C. Non refrigerare o congelare” è stata modificata in: “Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione”.

“Tutto suggerirebbe che ci siano le condizioni ideali per un aumento dell’utilizzo di questo antivirale – spiega a Quotidiano Sanità Pierluigi Bartoletti, vice segretario della Federazione italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg) – che peraltro è rimasta l’unica ‘arma’ contro il Covid-19: da qualche giorno il molnupiravir è stato sospeso dall’utilizzo per mancanza di efficacia, gli anticorpi monoclonali sono ugualmente risultati scarsamente efficaci. Mentre paxlovid è un farmaco molto ben tollerato e che dà ottimi risultati. In tempi non sospetti, a dicembre, in un webinar da noi organizzato con 280 medici di famiglia, abbiamo capito che nessuno di loro aveva dubbi sull’efficacia e la sicurezza del farmaco, ma che ci fosse poca dimestichezza nell’identificare e incasellare i soggetti a rischio di malattia grave, quelli per i quali è indicato questo medicinale. Però penso che in questi mesi la situazione stia andando meglio, con un aumento delle prescrizioni negli ultimi mesi secondo il piano terapeutico dell’Aifa. Anche i problemi relativi ai pazienti con patologie renali sono facilmente gestibili, perché noi medici di medicina generale conosciamo bene i nostri pazienti e la prescrizione può avvenire in sicurezza. Per le possibili interazioni, abbiamo un software che ci aiuta nell’individuare le possibili situazioni a rischio, che secondo la mia esperienza sono davvero pochissime. Un messaggio chiaro, però, dovrebbe arrivare dai decisori politici, che devono dirci se l’attenzione sul Covid deve rimanere alta o meno, e che cosa dobbiamo fare per garantire questo”.

Barbara Di Chiara

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