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Martedì 09 OTTOBRE 2012
Infezioni da pneumococco. Con influenza aumenta rischio polmoniti nelle età vulnerabili

Il 10% degli over 65 presenta questo genere di complicanza influenzale. Per questo gli esperti consigliano la somministrazione combinata del vaccino influenzale e pneumococcico. Dati raccolti su 1.160 persone hanno dimostrato che i due vaccini non interferiscono e sono sicuri.

Il virus dell’influenza può aprire la strada alle polmoniti da pneumococco? La risposta è sì. Gli anziani e le persone affette da patologie croniche sono i più suscettibili a complicanze non tanto a causa della semplice influenza, quanto perché intervengono infezioni batteriche secondarie. Proteggersi dai rischi dello pneumococco è oggi possibile, grazie alla disponibilità di un vaccino coniugato, adatto anche alle persone che hanno le difese immunitarie “arrugginite” dall’età e da altre patologie poiché in grado di stimolare una maggiore quantità di anticorpi protettivi.

“Ogni momento è buono per un soggetto fragile per essere vaccinato, poiché la vaccinazione anti-pneumococcica non presenta una stagionalità - ha affermato Fabrizio Pregliasco, ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Milano - tuttavia, si può approfittare della campagna di vaccinazione anti-influenzale per effettuare anche il vaccino pneumococcico, quando le persone anziane e affette da malattie croniche sono già sensibilizzate alla prevenzione”.

Uno studio pubblicato su Vaccine nel 2011, che ha coinvolto 1.160 pazienti con l’obiettivo di valutare la sicurezza e l’efficacia della co-somministrazione, ha confermato, infatti, che le due vaccinazioni possono essere somministrate nella stessa occasione, su braccia diverse, senza rischi di interferenze o di una riduzione della protezione. Il vantaggio è che diversamente dalla vaccinazione anti-influenzale, che va ripetuta annualmente, il vaccino pneumococcico si somministra un’unica volta.

Lo pneumococco è un batterio presente nel cavo naso-faringeo di tutti noi e che, in condizioni di maggiore vulnerabilità, diventa causa di polmoniti anche gravi e setticemie.
“Quando interviene un’infezione virale, si altera tale situazione di equilibrio tra ospite e batterio e la lesione a carico dell’albero respiratorio induce la penetrazione dei batteri – ha spiegato Francesco Blasi, professore di Medicina Respiratoria dell’Università degli Studi di Milano – in particolare, l’influenza è associata allo Streptococcus Pneumoniae e lo Staphylococcus Aureus. Ciò è noto sin dalla pandemia spagnola dei primi del ‘900 ed è stato confermato anche nell’ultima pandemia influenzale di pochi anni fa, in cui gran parte delle infezioni gravi era legata alle infezioni batteriche”.

L’infezione da pneumococco colpisce prevalentemente i bambini fino a 2 anni e, negli adulti, vede l’incidenza salire dopo i 50 anni e raggiungere il suo picco dopo i 65. In questa fascia d’età, in particolare, è responsabile sino al 40% di tutti i casi di polmonite. In soggetti con oltre 50 anni in cui sono presenti ulteriori fattori predisponenti, come malattie croniche cardiovascolari e respiratorie (bronchiti croniche o asma), si va incontro più facilmente a infezioni profonde. Inoltre, in questi casi il rischio di sfociare nella cosiddetta setticemia è ovviamente più alto.

“L’influenza facilita la penetrazione della polmonite e le sovra-infezioni. Esistono delle casistiche in cui il 10% circa degli ultra 65enni presenta delle complicanze infettive dell’influenza - ha aggiunto Pregliasco - le polmoniti negli anziani hanno però lo svantaggio di essere subdole, senza l’evidenza di malattia che si riscontra nell’adulto. Questo ha come conseguenza il fatto che, spesso – ha concluso - non si percepisca l’importanza della vaccinazione, anche se negli over 65 la malattia può far precipitare le condizioni di salute cardiache e respiratorie”.

Per fornire maggiori informazioni sui rischi dello pneumococco è on-line il sito infopneumococco, uno vero e proprio spazio dedicato alle infezioni da pneumococco e agli strumenti per proteggersi.

“Siamo lieti di offrire il nostro supporto e patrocinio a questa importante campagna di sensibilizzazione che vede in primo piano il riconoscimento e la valorizzazione della prevenzione – ha dichiarato Giuseppe Di Maria, Presidente della Società Italiana di Medicina Respiratoria – la vaccinazione è importante per evitare le polmoniti da pneumococco e le riacutizzazioni delle patologie respiratorie croniche e per ridurre l’ospedalizzazione e la mortalità per cause respiratorie”.

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