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Venerdì 31 MARZO 2023
Pediatri e gettonisti. Fimp: “Prassi da eliminare, basta riorganizzare reparti”. Ma per la Fipe “davano ossigeno a carenza personale”

La posizione dei sindacati dei pediatri sulla norma contenuta nel decreto bollette pubblicato oggi in Gazzetta ufficiale. Fimp: "prassi da abolire, il medico ‘a chiamata’ si trova fuori contesto". Fipe: "Oltre 1000 pediatri di base in pensione, cooperative hanno fatto buon lavoro".

E’ una prassi “che andrebbe totalmente abolita, quella di utilizzare medici gettonisti, specialmente nei reparti di Pediatria, di Neonatologia, che sono ormai ad alta specializzazione, dove si lavora in equipe multidisciplinari e dove il medico ‘a chiamata’ si trova fuori contesto, cosa che va a discapito dell’assistenza ai piccoli pazienti. In questo modo si stravolge la presa in carico e ne risente la qualità dell’assistenza”. A parlarne è Luigi Nigri, vice presidente nazionale della Federazione nazionale medici pediatri (Fimp), intervenendo nel dibattito di questi giorni sul decreto approvato in Consiglio dei Ministri e oggi in GU con le nuove misure sulla sanità italiana, che introduce specifici limiti al ricorso ai cosiddetti medici gettonisti, professionisti a cui gli ospedali ricorrono sempre più spesso per sopperire alla carenza di personale. La norma fissa tetti al numero di professionisti esterni e alla durata del loro servizio, oltre che alla loro età.

Provvedimento che “condividiamo assolutamente”, dice Nigri, anche se “il fulcro del problema nella Pediatria, come in altre specialità mediche, è da attribuire alla mancata revisione della pianta organica degli ospedali italiani. Non ha senso, come sentiamo ripetere ormai da anni, tenere aperti reparti di Pediatria con 6-7 posti letto, così come punti nascita che eseguono meno di 500 parti l’anno. E poi metterci medici gettonisti per sopperire alle carenze di personale. In Italia esiste una legge che impone il divieto di avere un doppio rapporto con il Servizio sanitario nazionale: o fai il pediatra di famiglia, o lavori in ospedale. Quindi o apriamo di più al privato, ma questo creerebbe pazienti di serie A e di serie B, oppure riqualifichiamo gli ospedali in maniera adeguata al territorio dove sorgono, senza mantenere aperte strutture inutili per ragioni politiche. Ricordiamoci che nei prossimi anni, fra il 2025 e il 2027, si specializzeranno ben 2.500 specializzandi, a fronte di un fortissimo calo delle nascite, quindi, essendo sufficiente un ottimo reparto di Pediatria ogni 500 mila abitanti, basterebbe operare una razionalizzazione intelligente delle strutture e del personale”.

Contrario al provvedimento, invece, il presidente nazionale della Federazione CIPe -SISPe –SINSPe, Giuseppe Gullotta, “per sostenere la pediatria di base le cooperative fanno un gran lavoro e limitarne l’uso penso possa essere un passo falso. Questo settore è ormai sofferente, solo quest’anno e l’anno scorso sono andati in pensione almeno 1000 pediatri di base e stiamo ancora attendendo un pronunciamento del ministro sull’applicazione della norma che consentirebbe di lavorare fino a 72 anni. In questa fase limitare i gettonisti, che sono perlopiù medici in età avanzata e di esperienza e in grado di garantire quel minimo di assistenza sanitaria pediatrica che in molte zone oggi è inesistente (e le grandi città non possono sopperire a questo), è controproducente. Scelta condivisibile, invece, quella di bypassare le specializzazioni nei reparti di emergenza urgenza: è stata una decisione politica molto accurata e che condividiamo, il fatto di prevedere un’esperienza minima di tre anni in pronto soccorso per sopperire alle carenze di personale, in strutture dove si sfiora oggi il burn out fisico e psicologico”.

Barbara Di Chiara

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