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Venerdì 05 MAGGIO 2023
Distretti sanitari, nel Lazio sono 46, disomogenei e fragili. Il rapporto di Cittadinanzattiva

Si va dal Distretto Salario-Mirtense che copre 61.522 abitanti al Distretto 6 della Asl Roma 2 che ne assiste 241.414. Tra i punti deboli, la rete dei Consultori: secondo il rapporto ne mancherebbero almeno 162. E poi, pochi operatori di cure primarie territoriali, comunque più anziani che giovani (su circa 4.000 MMG nel Lazio oltre 3.000 sono over 60 anni). IL RAPPORTO

“Nel Lazio la situazione dei Distretti Sanitari e dei servizi ad essi collegati è in forte sofferenza. La situazione di possibile sviluppo dato dal PNRR non può prescindere dalla reale situazione dei servizi territoriali, dei percorsi di integrazione tra luoghi di cura (domicilio, territorio, ospedale, strutture residenziali…), dalle reti di cura attive o da attivare”. A dirlo è il Report sui Distretti sanitari nel Lazio, promosso dalla sezione regionale di Cittadinanzattiva, che per avere un quadro della situazione ha avviato una indagine e interrogato Asl e Distretti. I questionari raccolti a livello di ASL sono stati 10 su 10 ASL; quelli raccolti a livello di Distretto Sanitario sono stati 39 su 46.

Dai risultati è emersa anzitutto una forte disomogeneità in merito alla popolazione di cui i Distretti sono riferimento. Si va da un minimo di 61.522 abitanti nel Distretto Salario-Mirtense della ASL di Rieti ad un massimo di 241.414 del Distretto 6 nella ASL Roma 2.

Il rapporto tra Poliambulatori e Distretti Sanitari è di 3,8 Poliambulatori ogni Distretto Sanitario. “La domanda da porsi è: sono in numero sufficiente rispetto ai bisogni della popolazione? Il dato numerico aiuta a comprendere. Ma non ci dice tutto”, commenta l’associazione. Lo stesso vale per il numero dei Ser.D., che ha un rapporto di 1,1 per Distretto Sanitario. “Ma non è esaustivo se non viene messo in relazione con le politiche e con gli scenari ambientali che si disegnano, modificano nel tempo e diversificano le problematiche anche legate ad esempio a fenomeni come ludopatie (in aumento) e uso di sostanze chimiche oltre che le “vecchie” sostanze stupefacenti”.

I Centri di Salute Mentale sono 57, con una punta di 11 nella Asl Roma 1, 9 nella Asl di Latina e solo 1 nella Asl di Rieti.

Ad emergere con chiarezza è la situazione, molto debole, dei Consultori, in totale 124 in tutto il Lazio. “La legge 34/1996 – ricorda il rapporto - prevede che vi sia un Consultorio ogni 20.000 abitanti. Calcolando che nel Lazio risiedono, dati ISTAT 2021, 5.714.882 abitanti, ci dovrebbero essere almeno 286 Consultori. Avendo risposto 39 Distretti Sanitari su 46 abbiamo una carenza di almeno 162 Consultori. Ipotizzando che nei 7 Distretti Sanitari mancanti ci siano 14 Consultori avremmo comunque un ammanco di almeno 148 Consultori. Attenzione mancano perché mai aperti, programmati, progettati. Non perché chiusi, accorpati o ridotti. Quindi bisogna cominciare a ragionare su desertificazione dei servizi da un lato e su effettiva programmazione degli stessi legata ai bisogni di salute e alla prevenzione”.

Quanto alle cure primarie, 6 Asl su 10 hanno il Dipartimento Cure Primarie; 8 su 10 hanno negli Atti Aziendali la riorganizzazione delle Cure primarie secondo la Legge n. 189 del 2008 e secondo l’art. 54 del Patto per la Salute 2014-2016.

Ma dal rapporto emerge che “abbiamo pochi operatori di cure primarie territoriali, sono mediamente più anziani che giovani (su circa 4.000 MMG nel Lazio oltre 3.000 sono over 60 anni) e nei Distretti Sanitari si sta ampliando il numero di assistiti che, una volta andato in pensione per il proprio sanitario di riferimento, sono costretti a “aumentare” i km da fare per avere il servizio a disposizione”.

Uno scenario, sottolinea Cittadinanzattiva, che “almeno per i prossimi anni, è destinato a aumentare, non solo nei piccoli paesi di provincia, ma anche nelle città e nell’area di Roma con evidenti impatti su una popolazione prevalentemente anziana, pluripatologica e sola che “abitualmente” troviamo negli studi dei MMG. Siamo quindi passati da una teorica “presa in carico” ad un effettivo “scarico dei servizi”. Lo scenario prossimo venturo, almeno per i prossimi 5 anni, è e sarà drammatico da questo punto di vista. Qui non si tratta di fare allarmismo, di spargere pessimismo o altro. Prima si riconosce, e si conosce la realtà, e meglio è per tutti. Anche per la “politica” e per le scelte organizzative che dovranno essere fatte”.

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