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Venerdì 12 MAGGIO 2023
Denatalità. A Napoli focus sul Mezzogiorno: Basilicata, Molise, Sardegna e Calabria a fondo classifica

Per Bruno Ferraro, direttore dell’Unità di Fisiopatologia della riproduzione umana dell’ospedale di Marcianise, “questa diminuzione è solo in parte alla spontanea rinuncia o indotta dalla condizione lavorativa, pesa anche il progressivo invecchiamento della popolazione femminile erosa dalla stessa denatalità”.

L’inverno demografico che colpisce l’Italia, (il Paese a più basso indice di natalità in Europa) contagia anche il Sud: anche la Campania che registra una stabilità demografica ha numeri poco confortanti. Nel 2022 la regione con la fecondità più alta è il Trentino-Alto Adige con un valore pari a 1,51 figli per donna. A seguire ci sono Sicilia e Campania che registrano però valori molto più bassi, rispettivamente 1,35 e 1,33 e comunque solo la provincia di Caserta in Campania, tra 2021 e 2022, ha fatto registrare un incremento significativo delle nascite. Uno scenario approfondito a un convegno promosso a Napoli con la direzione scientifica di Bruno Ferraro direttore dell’Unità di Fisiopatologia della riproduzione umana dell’ospedale di Marcianise.

Sotto la lente i numeri della denatalità, le politiche sociali a supporto della genitorialità, la prevenzione dell’infertilità di coppia come una delle cause della denatalità, le strategie di contrasto all’infertilità tra prevenzione e diagnosi precoce. E ancora fari puntati sulla scuola come luogo per la prevenzione di comportamenti a rischio per la salute relativi al sesso, droga e alcol, web e social media alleati per la prevenzione dell’infertilità, E ancora l’ambiente gli stili di vita quali determinanti di salute per una sana genitorialità senza trascurare i temi della natalità come valore nella spiritualità della famiglia e il ruolo della Chiesa e il fenomeno dell’immigrazione e l’impatto che ha sulla natalità.

“Nel 2022 la popolazione residente in Italia presenta una decrescita simile a quella del 2019 (-2,9 per mille) – avverte Bruno Ferraro in una nota - e sul piano territoriale si evidenzia un calo demografico importante che interessa soprattutto Mezzogiorno (-6,3‰). Il Centro (-2,6‰) e il Nord (-0,9‰), pur presentano un saldo demografico negativo, hanno valori migliori della media nazionale. Sul piano regionale, la popolazione risulta in aumento solo in Trentino-Alto Adige (+1,6‰), in Lombardia (+0,8‰) e in Emilia-Romagna (+0,4‰). Le regioni, invece, in cui si è persa più popolazione sono la Basilicata, il Molise, la Sardegna e la Calabria, tutte regioni con tassi di decrescita sotto il -7‰. Anche la Campania che ha sempre avuto la popolazione più giovane del paese sta progressivamente perdendo questo primato e solo la provincia di Caserta ha segnato un incremento significativo di nascite nel 2022 rispetto al 2021. Una dinamica demografica sfavorevole”.

Questa diminuzione, secondo Ferraro, “è dovuta solo in parte alla rinuncia spontanea o indotta dalla condizione lavorativa delle coppie ad avere figli”. “Pesa anche – spiega - il progressivo invecchiamento della popolazione femminile erosa dalla stessa denatalità e nel Mezzogiorno è più alta l’età media delle donne che procreano. Ciò incide sul tasso di fecondità che dopo i 35 anni nella donna si abbassa drasticamente”.

Nel 2022 la diminuzione del numero medio di figli per donna riguarda sia il Nord sia il Centro Italia, “dove si registrano valori rispettivamente pari a 1,26 e 1,16 (nel 2021 erano pari a 1,28 e 1,19). Nel Mezzogiorno si registra un lieve aumento con il numero medio di figli per donna che si attesta a 1,26 (era 1,25 nell’anno precedente) ma siamo molto lontani dal valore ideale di 2 figli per donna che segnerebbero la sostenibilità sociale. Inoltre l’età media al parto è superiore nel Nord e nel Centro (32,6 e 32,9 anni) rispetto al Mezzogiorno (32,1)”, conclude la nota.

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