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Lunedì 26 GIUGNO 2023
La riforma del territorio valorizzi i medici di cure primarie



Gentile direttore,
come Società Italiana di Medicina di Comunità e delle Cure Primarie (SIMCCP) accogliamo con favore la volontà del Ministro della Salute, Prof. Orazio Schillaci, di attuare il disegno di riforma della Medicina Territoriale contenuto nel D.M.77. In questo decreto presidi come Case della Comunità e Ospedali di Comunità (previsti anche nel D.M.70), rappresentano il fulcro della nuova rete organizzativa dell’assistenza territoriale. È pertanto plausibile pensare che al pari dell’assistenza ospedaliera, i ruoli clinici all’interno di Case e Ospedali di Comunità siano affidati anche a dirigenti medici, opportunamente integrati a medici in rapporto convenzionale. La proposta del Ministro Schillaci, in armonia con le dichiarazioni dei Presidenti delle Regioni, di passaggio a rapporto di dipendenza per i Medici di Medicina Generale concretizza questa visione. Il dirigente medico dell’assistenza sanitaria primaria dovrà però essere inquadrato tramite una specifica classe concorsuale.

Proprio il D.M.77 inquadra il Medico di Medicina di Comunità come figura professionale idonea a svolgere attività cliniche di diagnosi e cura al pari del Medico di Medicina Generale nell’equipe multiprofessionale (tabella 1 in allegato 1 – Decreto 23 maggio 2022 n.77). Lo specialista in Medicina di Comunità e delle Cure Primarie (MCCP) è prima di tutto un clinico con formazione accademica nell’ambito delle Cure Primarie e possiede tutti i requisiti europei per poter esercitare anche la Medicina Generale (Direttiva Europea 2005/36/CE). Tuttavia questa funzione non può essere svolta dal MCCP in Italia a causa di un vulnus normativo non ancora sanato.

Come specialisti in Medicina di Comunità e delle Cure Primarie chiediamo l’istituzione della classe concorsuale per le Cure Primarie e siamo disponibili a fornire il nostro contributo per la realizzazione del nuovo progetto della Medicina Territoriale.

La Medicina Generale sta vivendo uno dei peggiori periodi da quando è stata istituita la figura del Medico di Famiglia, questa fase negativa è legata in parte a una innegabile crisi vocazionale che ha generato a sua volta l’impossibilità di compiere un adeguato turnover generazionale.

Lo svilimento del percorso formativo regionale, attualmente quasi inesistente su tutto il territorio nazionale, ha giocato un forte ruolo nello spostare la scelta dei giovani medici verso la carriera specialistica.

Per questo motivo riteniamo che per poter rispondere adeguatamente ai bisogni del Territorio sia necessario potenziare la governance sul processo di formazione dei medici di assistenza primaria. La nuova configurazione prevista dal D.M.77 rappresenta la possibilità di strutturare in modo omogeneo sul territorio nazionale l’assistenza territoriale. A tal fine è fondamentale l’analisi puntuale delle carenze di medici con adeguata programmazione delle borse di studio. Le reti formative devono inoltre sostenere un accreditamento omogeneo che garantisca l’equità di una formazione di qualità a livello nazionale. Questo sarebbe possibile solo se la formazione del medico di assistenza primaria fosse inquadrata in un percorso accademico. D’altronde, tale percorso già esiste: la Scuola di Specializzazione in Medicina di Comunità e delle Cure primarie che fornisce competenze cliniche di Medicina Generale, Cure Palliative e Organizzazione dei Servizi Sanitari di Base. L’attuale percorso formativo specialistico dedicato alle cure primarie potrebbe essere riordinato nell’ottica di una specializzazione unica in “Medicina Generale, di Comunità e delle Cure Primarie”. Su questo progetto accademico sarà necessario investire favorendo l’apertura di almeno una scuola in ogni Regione (oggi sono presenti 9 Scuole), così da creare degli hub accademici formativi per l’Assistenza Sanitaria Primaria su tutto il paese.

Concludiamo ribadendo, come già fatto in un precedente articolo, che per aumentare l’attrattività verso questa specializzazione dedicata al territorio da parte dei giovani colleghi è indispensabile colmare il vuoto normativo esistente - paradosso tutto italiano - che non permette a medici formati secondo un curriculum accademico adeguato di esercitare il ruolo di assistenza primaria al pari di tutte le altre specializzazioni europee.

Società Italiana di Medicina di Comunità e delle Cure Primarie (SIMCCP)

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