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Martedì 23 OTTOBRE 2012
Legge di stabilità. Corte dei Conti: “Dal 2010 al 2014 tagli alla sanità per 31 miliardi”

Questi i calcoli presentati in audizione presso le commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato. Il presidente Giampaolino segnala per la sanità come “la scelta di operare una riduzione ‘indistinta’ del finanziamento del SSN potrebbe produrre effetti indesiderati” e potrebbe penalizzare “le realtà più virtuose”.

Il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino è stato audito presso le commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato in merito al disegno di legge di Stabilità. Per quanto riguarda il capitolo Sanità, il presidente, nel riepilogare i tagli del ddl e quelli delle manovre precedenti per un totale calcolato in oltre 31 miliardi dal 2010 al 2014 (vedi tabella) ha evidenziato alcuni rischi. (Vedi testo audizione completo).
 
“Su alcuni aspetti – si legge nel testo dell’audizione -  è necessario soffermarsi nella valutazione delle misure per il settore sanitario”.
 
Per la Corte “va innanzitutto osservato che, se la metodologia di quantificazione utilizzata mira ad evidenziare la presenza di inefficienze e distorsioni nella gestione degli acquisti, la scelta di operare una riduzione “indistinta” del finanziamento del SSN a cui contribuisce lo Stato, potrebbe produrre effetti indesiderati. L’onere della riduzione verrebbe distribuito omogeneamente in base ai criteri di riparto del fabbisogno, facendo perdere di rilievo alle modalità di determinazione degli eccessi di spesa e penalizzando le realtà più virtuose”.
 
“In secondo luogo, - prosegue -  non può essere trascurato che le correzioni apportate alle previsioni della spesa sanitaria in base ai risultati più recenti o alle manovre introdotte a partire dal decreto legge 98/2011 hanno condotto ad una rilevante correzione dell’andamento della spesa, “caricando” il quadro programmatico di obiettivi di contenimento di rilievo. La spesa del 2013 è stata rivista in riduzione di poco meno di 7,3 miliardi rispetto a quanto previsto nella Relazione al Parlamento presentata dal Governo il 4 dicembre 2011”.
 
“Un rischio limitato – sottolinea -  se si guarda ai saldi complessivi, giacché le regioni sono chiamate a coprire eventuali disavanzi sanitari tramite l’attivazione dei meccanismi automatici previsti dalla legislazione vigente. Ma non può essere, tuttavia, sottovalutata la crescente difficoltà (proprio per le avverse condizioni economiche) per le regioni di recuperare tali maggiori entrate, nonché il rischio che detto meccanismo, se posto a garanzia di obiettivi troppo accelerati, possa compromettere percorsi di risanamento strutturali. Come sottolineato dalla Corte già nel Rapporto di coordinamento del 2012, certamente è auspicabile accelerare il processo di riduzione dei disavanzi strutturali delle regioni in Piano di rientro (e in questa direzione stanno già muovendo le amministrazioni territoriali e centrali impegnate nel monitoraggio del settore); ma è necessario che ciò avvenga nel rispetto di quanto previsto dagli stessi Piani”.
 
“Va inoltre considerato – spiega la Corte - che, con il rientro dai disavanzi, si produrrebbero riduzioni della pressione fiscale aggiuntiva attivata nelle regioni in squilibrio, certamente auspicabili in questo momento, ma non un beneficio netto per i conti. Perché questo si realizzi è necessario che il processo incida anche sul livello di spesa delle regioni oggi in equilibrio.
 

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