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Martedì 11 LUGLIO 2023
Bori (Pd): “L’8,1% degli umbri rinuncia a curarsi”

Lo “stato preoccupante” non si vede “solo dalla stentata ripresa dell’arretrato, ma anche dalla difficoltà a prenotare nuove prestazioni e dai cittadini che, a causa di attese e impedimenti, si trovano spesso a rinunciare alle prestazioni per motivi economici, distanza dal luogo della prestazione, liste d’attesa, orari scomodi”. Nel “report pubblicato dalla stampa svetta la Sardegna, segue il Piemonte, noi al 3° posto”.

“Lo stato preoccupante della sanità pubblica in Umbria, nonostante lo sforzo sovrumano degli operatori rimasti a difenderla, non si vede solo dalla stentata ripresa dell’arretrato, ma anche dalla difficoltà a prenotare nuove prestazioni e dai cittadini che, a causa di attese e impedimenti, si trovano spesso a rinunciare alle prestazioni per motivi economici, distanza dal luogo della prestazione, liste d’attesa e orari scomodi”.

Così il consigliere regionale Tommaso Bori (Pd - vicepresidente della commissione sanità) commenta ‘il report della Corte dei Conti che vede l'Umbria al terzo posto a livello nazionale per la percentuale di cittadini che rinunciano alle cure’.

“Il report pubblicato dalla stampa nazionale nei giorni scorsi - spiega Bori, in un comunicato della Regione – individua una percentuale media nazionale del 7 per cento di cittadini che si trovano costretti a rinunciare alle cure alla luce di contingenze e situazioni difficili da gestire. In questo podio dello scandalo svetta la Sardegna, con il 12,3 per cento di cittadini costretti a rinunciare alle cure. Segue il Piemonte con il 9,6 e al terzo posto del podio c’è l’Umbria con l’8,1. Tutte e tre governate da questa destra che persegue la privatizzazione della sanità”.

“Oltre dunque al piano di risanamento dell’arretrato, per il quale l’Umbria è ricorsa massicciamente ai privati con l’obiettivo di azzerare tutto entro il prossimo 31 luglio, l’invito che facciamo alla Regione - continua Bori – è quello di considerare gli arretrati e chi aspetta, ma di non perdere di vista invece le nuove prenotazioni e i disagi di chi, oggi, si trova a dover rinunciare alla cura, principio e diritto alla salute che invece – rimarca il dem - sono tutelati dalla Costituzione”.

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