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Mercoledì 12 LUGLIO 2023
Diabete. Psicologa sarda progetta un percorso di gruppo per le famiglie con bambini colpiti dalla malattia

Deidda: “L’idea di sostegno psicologico di gruppo ai genitori di bambini con il diabete è nata dall’esigenza che ho riscontrato seguendo vari canali social e chiedendo loro di cosa avessero avuto bisogno nel momento della diagnosi di diabete del loro bambino. Ma ho avuto richieste di partecipazione all’iniziativa anche da genitori che convivono con la malattia da vari anni e che hanno sentito il bisogno di ricevere un aiuto”.

Le famiglie con bambini affetti dalla patologia del diabete non devono essere lasciate sole ad affrontare le problematiche che nel bambino determina la malattia. Semmai può essere importante affiancarle in un supporto psicologico di gruppo. Lo sostiene la Dott.ssa Deidda Martina, psicologa di Cagliari, che parla a Quotidiano Sanità dell’iniziativa che la vede coinvolta in prima persona al fianco di queste famiglie.

“L’idea del percorso di sostegno psicologico di gruppo per i genitori che hanno bambini con il diabete – spiega la psicologa - è nata dall’esigenza che ho riscontrato seguendo vari canali social e chiedendo loro di cosa avessero avuto bisogno nel momento della diagnosi di diabete del loro bambino. Ho scelto la forma ‘del gruppo’ in quanto mi sono accorta essere una tecnica di analisi che ‘scuote’ con un approccio più morbido i genitori ad accettare la malattia del/la figlio/a, consentendo non solo di creare una condivisione delle situazioni problematiche vissute nella vita quotidiana, ma contemporaneamente stimola ed agevola anche i rapporti sociali e l’acquisizione e consapevolezza di nuove strategie e modalità adattive. Inoltre, il conduttore del gruppo aiuta i genitori a saper gestire meglio i comportamenti che i loro figli mettono in atto, imparando così ad essere capaci di rinforzare positivamente i comportamenti appropriati e al contempo ignorare quelli inadeguati”.

“Grazie dunque alla collaborazione tra la Scuola di Specializzazione in Psicologia della Salute dell’Università di Cagliari e l’associazione sarda Diabete Zero Odv – prosegue Deidda - ho avuto la possibilità di progettare e realizzare questo percorso pilota per sostenere i genitori nel post esordio della diagnosi. Ma il diabete è una malattia cronica che crea difficoltà in tutte le fasi della vita, pertanto, ho avuto risposte positive alla partecipazione anche da genitori che convivono con la malattia da vari anni e che hanno sentito il bisogno di ricevere un aiuto. Non ho potuto rifiutare nessuna richiesta, bensì ho dato valore a cuore aperto all’esigenza anche di queste famiglie”.

La psicologa approfondisce e illustra il percorso di gruppo che sta svolgendo con i genitori che stanno partecipando attivamente all’iniziativa: “Il percorso si articola in 6 incontri di due ore ciascuno e gli argomenti toccati sono vari, quali ad esempio l’ingresso della malattia nella famiglia e come questa può reagire (in maniera funzionale o meno), le reazioni/emozioni dei genitori alla diagnosi, come la malattia viene vista dai bambini e adolescenti, valorizzare le competenze genitoriali, capire come creare una relazione funzionale con il proprio figlio, gestire lo stress che la gestione della malattia comporta, riconoscere i campanelli d’allarme rispetto a problematiche alimentari, ansia o depressione del/la figlio/a, ecc…”

“Gli incontri prevedono sempre una parte centrata sulle esperienze dei genitori rispetto alla tematica presa in considerazione in quell’incontro, quindi le loro risorse, le loro emozioni e cosa mettono in atto per gestire le situazioni; poi vi è una parte “psicoeducativa” dove è presentato ciò che gli studi e la letteratura ci dicono e infine, si termina con un piccolo compito da svolgere a casa, creato per migliorare la relazione genitore-figlio. Si dà ampio spazio alla condivisione dei propri vissuti e di come questi vengono gestiti, perché possano essere di aiuto agli altri membri del gruppo”.

“Attualmente sono stati fatti due incontri, il gruppo è ancora in fase di conoscenza ma la loro motivazione a mettersi in gioco è alta, e soprattutto sentono la necessità di migliorarsi e di migliorare le dinamiche familiari per il benessere generale di tutti i membri coinvolti” – conclude Deidda.

E.C.

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