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Lunedì 12 NOVEMBRE 2012
Se anche Napolitano dice sì ai tagli alla sanità

Verrebbe da dire…ci mancava solo Napolitano! E sì, perché il coro di quanti sostengono che questa sanità vada cambiata, innovata, trasformata, razionalizzata, non perché funzioni male o sia inadeguata (perché ciò non si può sostenere) ma perché costa troppo, è molto ampio

Intervenendo in occasione della celebrazione della giornata Airc sulla ricerca sul cancro, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha anche fatto riferimento alla "grande conquista" compiuta 34 anni fa, per decisione bipartisan del Parlamento, del Servizio Sanitario Nazionale. 
 
Queste le parole esatte del Capo dello Stato: "Credo che dobbiamo ritenere che (il Ssn) sia pienamente compatibile anche con una prospettiva di maggiore selezione e contenimento della spesa pubblica, a patto che, scusate se uso ancora una volta la famigerata parola 'ricerca', ci sia ricerca di soluzioni razionalizzatrici e innovative. Infatti, se dobbiamo guardarci dai giudizi e dagli interventi sommari, dobbiamo anche guardarci da atteggiamenti puramente difensivi, conservativi dell'esistente. Dobbiamo guardare avanti, dobbiamo guardare lontano e dobbiamo sapere utilizzare al meglio le risorse della collettività, le risorse dei cittadini".
 
Il Presidente non si è quindi limitato a un generico apprezzamento per la legge istitutiva del Ssn. Ha, di fatto, dato la sua copertura a nuovi tagli alla sanità e alla “ricerca” di soluzioni razionalizzatrici e innovative”, abbandonando “atteggiamenti puramente difensivi”.
Verrebbe da dire…ci mancava solo Napolitano! E sì, perché il coro di quanti sostengono che questa sanità vada cambiata, innovata, trasformata, razionalizzata - non perché funzioni male o sia inadeguata (perché ciò non si può sostenere) ma perché costa troppo - è molto ampio.
 
Che dire. Quando ho letto le parole del Presidente della Repubblica rilanciate subito dai grandi siti di informazione non ci volevo credere. Poi, una volta letto il discorso integrale sul sito del Quirinale, non ho potuto che prendere atto che anche al Colle non sono stati evidentemente tenuti nella dovuta considerazione alcuni dati inconfutabili, dando il destro a sintesi giornalistiche, forse affrettate, come la mia (ma non solo), riassumibili nella constatazione che anche Napolitano dice sì ai tagli della sanità.
 
Primo dato. Non è vero che la sanità italiana costi troppo. A meno di non sostenere che la spesa sanitaria sia eccessiva a prescindere dai confronti internazionali, che sono l’unico parametro oggettivo per capire se spendiamo tanto o poco. Ebbene. L’ho già scritto molte volte ma forse è bene ripeterlo ancora, l’Italia spende meno di tutti gli altri grandi Paesi europei. Spende meno in assoluto (a parità di potere d’acquisto) e spende meno in percentuale sul Pil (vedere Ocse per credere).
 
Secondo dato. Non è vero che il sistema possa sostenere (od essere “compatibile con” come ha detto Napolitano) nuovi tagli di queste dimensioni. Si può parlare di compatibilità quando ci aspetta un de-finanziamento della sanità di 31 miliardi da qui al 2014? Se ne potrebbe parlare solo se si ritenesse che fino ad oggi si sia stati spendaccioni ma così non è, visti i nostri livelli di spesa a confronto con la UE. Oppure se ne può parlare perché si ritiene “compatibile” con i principi ispiratori della 833 un profondo ridimensionamento degli ambiti di applicazione di quella legge. Cioè, fatta salva la natura del sistema sanitario (pubblico e universale) se ne limita lo spettro d’azione sia sul versante del pubblico (con forti iniezioni di mutualità o assicurazioni private alternative) che su quello dell’universalità (limitandola alle fasce più deboli o comunque “non ricche” della popolazione).
 
Caro presidente, a quali scenari, se non a quest’ultimo, si possono infatti condurre realmente le sue parole? Ho provato a pensarne altri ma onestamente, visto il livello dei tagli di cui si sta parlando (anzi, che ci stanno calando addosso), non vedo come si possa parlare di compatibilità “con una prospettiva di maggiore selezione e contenimento della spesa pubblica”, senza immaginare una forte cura dimagrante del Ssn.
La “selezione” di cui lei parla, infatti, come dobbiamo intenderla se non come riduzione del paniere delle prestazioni gratuite ovvero della platea dei destinatari?
 
Poi sì, come si può non essere d’accordo con quanto da lei affermato sulla necessità di “sapere utilizzare al meglio le risorse della collettività, le risorse dei cittadini"?. Purtroppo il problema è che, se continua così, di risorse per la sanità pubblica ce ne saranno talmente poche da rendere superfluo, se non anch’esso “selettivo”, questo sacrosanto auspicio.
 
Cesare Fassari

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