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Mercoledì 20 MARZO 2024
Anche per gli specialisti in pediatria si registrano resistenze a difesa dello status quo



Gentile direttore,
ho letto con grande attenzione le precisazioni che Antonio D’Avino, Presidente nazionale Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) ha voluto opporre ad una mia interrogazione parlamentare e dunque vorrei fare delle precisazioni.

La questione centrale è questa: per l'anno 2024, il corso di specializzazione in pediatria (e di tutte le specializzazioni della durata di 5 anni) avrà come scadenza naturale il 31 ottobre 2024.

Gli aspiranti pediatri che si specializzeranno ad Ottobre 2024 non potranno iscriversi alle graduatorie per la pediatria di libera scelta valide per il 2025 perché tali graduatorie vengono arbitrariamente chiuse il 15 Settembre; tale termine però non ha molto senso dal momento che il corso di specializzazione terminerà a Ottobre. Un termine, quello del 15 Settembre, tra l’altro fissato quando i corsi di specializzazione giungevano al loro naturale compimento prima di questa scadenza.

Con le attuali regole, quindi, un pediatra specializzato ad Ottobre 2024 sarebbe escluso dalle graduatorie del 2025 e potrebbe iscriversi alla graduatoria aperta nel 2025, valida per il 2026. Il presidente, con varie precisazioni più o meno inferenti con la questione in esame, chiede di conservare l'attuale status quo.

In pratica i medici in esame, uomini e donne per lo più trentenni e che hanno impiegato almeno 11 anni dopo il diploma per formarsi, si ritroverebbero a “sopravvivere” da novembre 2024 fino almeno a gennaio 2026 in una situazione di grave precarietà lavorativa potendo occuparsi solo di fare sostituzioni e di coprire le aree carenti. Attività queste che per loro natura risultano essere instabili. In un periodo della vita in cui urge dare stabilità al futuro dei giovani, anche per il legittimo desiderio di genitorialità che chi ha poco più di trent'anni potrebbe voler realizzare, questa si legge come una forte contraddizione.

Più nello specifico, le argomentazioni per cui il presidente vorrebbe evitare che i medici che si specializzeranno ad Ottobre 2024 possano iscriversi a questa graduatoria sono due.

La prima è che a causa della crisi della natalità del nostro paese (a cui evidentemente contribuiscono anche i pediatri) entro il 2036 ci sarà bisogno di 1000 pediatri di libera scelta in meno sul territorio nazionale. Tale valutazione però attende alla programmazione del fabbisogno di medici prima, e di specialisti in pediatria poi. A mio avviso non è ragionevole citare una futura prevista riduzione del fabbisogno dei pediatri per impedire a medici specialisti nel 2024 di lavorare nel 2025 e costringerli per questo a poter ottenere la convenzione solo nel 2026.

La seconda argomentazione è che i colleghi neospecialisti coprendo le aree carenti e facendo sostituzioni possano fare esperienza clinica propedeutica ad un successivo lavoro stabile. Un’argomentazione francamente debole. Le aree carenti coincidono con le aree interne e poco popolate del paese dove le altre strutture sanitarie (sedi territoriali Asl, ospedali) sono meno strutturate e dove è più difficile fare il medico ed il pediatra. Per quanto riguarda le sostituzioni, queste differiscono clinicamente dall'avere un incarico stabile solo per la maggiore difficoltà determinata dal non conoscere i pazienti, i genitori e le loro aspettative.

Debbo rilevare che l’impegno intrapreso in prima persona per intervenire sulle fragilità della nostra sanità, come provare a ridurre la medicina difensiva, la burocrazia (schede AIFA, piani terapeutici), a fare assumere gli specializzandi degli ultimi anni anche negli ospedali extra-rete e tutte le altre iniziative di cui mi occupo, trova sempre resistenza da parte dei vertici della professione medica. Il dato rilevante però, che non possiamo non prendere in considerazione, è che al contrario dei vertici, la gran parte dei lavoratori e delle lavoratrici della sanità si impegna ai limiti della santità stessa, ai margini, affrontando ostacoli che gridano la necessità di un cambiamento.

Un cambiamento che va attuato nel migliore dei modi possibile per tutti, soprattutto per i pazienti, attraverso la collaborazione tra le parti in causa. Io non mi arrenderò e continuerò a provare a cambiare il nostro SSN per salvarlo dalla sua silenziosa ma evidente agonia. Non possiamo restare inermi ad aspettare che muoia.

Marianna Ricciardi
Componente Commissione Affari Sociali della Camera
MoVimento 5 Stelle

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