quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 18 APRILE 2024
Adulti con cardiopatia congenita hanno un rischio maggiore di sviluppare aritmie

Un gruppo di ricercatori israeliani ha seguito per cinque anni oltre 11 mila adulti con patologie congenite. Coloro che presentavano una cardiopatia congenita, andavano incontro molto spesso a una frequenza cardiaca accelerata originata nelle camere superiori del cuore (tachiaritmia atriale) o inferiori (tachiaritmia ventricolare), che aumentavano di molto il rischio di andare incontro di ospedalizzazione e morte precoce

Quasi un adulto su cinque affetto da cardiopatia congenita sviluppa un’aritmia. Inoltre questi pazienti corrono un rischio più elevato di ricovero e doppio di morte prematura rispetto a chi non sviluppa aritmia. È quanto emerge dallo studio di un team israeliano del Rabin Medical Center di Petah Tikva, pubblicato dal Journal of the American Heart Association.

L’indagine è stata condotta – tra il 2007 e il 2011 – su 11.653 adulti con malattie congenite. Dall’analisi è emerso che quasi il 20% degli adulti con cardiopatia congenita presentava aritmie all’inizio dello studio o le sviluppava nel corso dei cinque anni di follow up. Gli adulti con malattie cardiache congenite che sviluppavano una tachiaritmia atriale avevano un rischio più alto del 65% di morire precocemente rispetto a coloro che non avevano un battito cardiaco irregolare, mentre quelli che andavano incontro a tachiaritmia ventricolare avevano il doppio di probabilità di morire prima rispetto a chi non aveva aritmie.

Infine, i pazienti che manifestavano aritmie atriale, ventricolare o atrioventricolare, nei sei mesi precedenti, avevano un tasso di ricoveri fino al 33% più alto rispetto alle persone senza aritmie.

“I nostri risultati evidenziano la necessità di un follow-up continuo per le persone con malattie congenite”, ha dichiarato Mili Schamroth-Pravda, del Robin Medical Center di Petah Tikva, “Tutte le malattie cardiache congenite comportano un certo rischio di aritmie in età avanzata e dovrebbero essere valutate individualmente e monitorate su base regolare”.

Fonte: Journal of the American Heart Association 2024

© RIPRODUZIONE RISERVATA