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Giovedì 29 NOVEMBRE 2012
Oncologia. Artoi a Monti: “Si inseriscano in tutte le Regioni le cure complementari”

In risposta all’allarme lanciato ieri dal presidente del Consiglio, l’Associazione ha ribadito l’importanza delle cure integrate in oncologia che “fanno bene ai malati e fanno risparmiare l’Ssn perché riducono l’inappropriatezza dei ricoveri e l’abuso di farmaci correlato alle terapie croniche”.

In risposta all’allarme lanciato ieri dal presidente del Consiglio, Mario Monti, sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale, Artoi, che si occupa di promuovere la ricerca e le terapie oncologiche integrate, chiede al Governo che si inseriscano in tutte le Regioni le cure complementari nell’Oncologia e nelle cure per le malattie croniche. “Si inseriscano nel Ssn le cure integrate in Oncologia. Tutti i pazienti affetti da tumore hanno diritto a integrare le terapie convenzionali con altre che ne riducono gli effetti collaterali, attivando un percorso terapeutico integrato e personalizzato”, questo l’appello del presidente dell'Associazione, Massimo Bonucci .

“Integrare porta risparmio perché riduce il consumo di farmaci e il ricorso a ricoveri, migliorando l’appropriatezza terapeutica, l’impatto dei tumori in termini di cure, ma anche di perdita di lavoro e di costo sociale per un valore di circa lo 0,5% del Pil nazionale - ha proseguito Bonucci - l’integrazione in oncologia mette in moto un cammino virtuoso durante i trattamenti anticancro, che significa: meno sofferenza per la persona ammalata, quindi meno farmaci e meno ricoveri, e dunque, più risparmio per le casse pubbliche”.

Infine, portando alla luce la richiesta dei malati, che si rivolgono ad Artoi per conoscere le nuove frontiere terapeutiche anticancro, il presidente Bonucci ha ricordato alle istituzioni che i pazienti “chiedono innovazione e personalizzazione nei trattamenti e domandano alle istituzioni la possibilità di accedere in tutto il Paese alle cure integrate nell’oncologia, come già avviene in Toscana nell’ospedale di Pitigliano e in diverse strutture regionali. Dobbiamo guardare alla qualità della vita del paziente che non può essere doppiamente penalizzato dalla malattia e dalla sofferenza causata dalle cure”.

 

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