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Mercoledì 19 DICEMBRE 2012
Sport. Ogni anno 22 mila morti in meno e 1,5 mld di risparmi per il Ssn. Ma l'Italia è troppo sedentaria

Il dato emerge dal Libro Bianco dello Sport presentato dal Coni. Grazie agli attuali livelli di pratica fisica e sportiva, agonistica e non, ogni anno si evitano infatti circa 52 mila malattie. Se le persone attive aumentassero dell’1%, si risparmierebbero altri 80 milioni. Sedentario il 40% della popolazione.

Lo sport fa bene alla salute e anche alle casse dello Stato. A dimostrarlo, e quantificarlo, è la seconda parte del “Libro Bianco dello Sport Italiano, Sport-Italia 2020” presentata ieri al Coni e incentrato sullo sport italiano di alto livello, sull’evoluzione dei contributi pubblici a favore dello sport e sull’impatto della pratica agonistica sulla spesa sanitaria nazionale, ma non solo. “Investire nello sport fa risparmiare sulla sanità e fa diminuire la sedentarietà. Il 2% del PIL che aumenta e diminuisce se si fa attività sportiva ne è l'esempio lampante”, ha sottolineato il presidente del Coni, Giovanni Petrucci, presentando il volume.

Ma i dati più evidenti sono quelli in termini di salute e di risparmi per il Ssn. “Per cinque patologie – ha spiegato Lanfranco Senn, Docente Ordinario del Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico della Bocconi di Milano - è provata la relazione tra la pratica sportiva e i benefici sulla salute: malattie cardiovascolari, ictus, tumori al colon, tumore al seno e diabete di tipo II. Grazie allo sport, agli attuali livelli di pratica agonistica, sono 25.580 le malattie evitate ogni anno”, mentre con gli attuali livelli di pratica sportiva moderata o saltuaria le malattie evitate ogni anno sono 26.560. “Il costo delle cure risparmiati per questi casi ammonta a 1,23 miliardi all’anno, ai quali vanno aggiunti 178 milioni di costi non sanitari”, ha proseguito Senn. La stima delle morti evitate è di 22.000 all’anno. “Il risparmio sulla spesa sanitaria con i livelli di pratica sportiva è stimabile in 1,5 miliardi di euro all’anno”, pari a circa l’1,3% della spesa sanitaria complessiva e valori simili, ad esempio, alla spesa sanitaria di regioni come il Molise o la Basilicata.

In totale, lo sport agonistico e saltuario oggi permette di evitare ogni anno circa 22.000 morti e di salvaguardare il valore della vita, inteso come monetizzazione della mancata produttività e del danno morale, per 32 miliardi di euro all’anno.

Purtroppo, però, gli italiani sono pigri (il 40% della popolazione è "sedentaria") e nel nostro Paese si investe ancora troppo poco nello sport. “La spesa pubblica per la pratica agonistica ammonta a circa 2,5 miliardi l’anno, erogata dallo Stato per il 27%, dalle Regioni con l’11%, dalle Province con l’8% e dai Comuni con il 54%. L’Italia è agli ultimi posti in Europa per la spesa in rapporto al Pil con il circa il 2%, contro il 7% dell’Olanda e il 5% di Spagna e Francia”, ha spiegato Giuseppe Pisauro, Docente ordinario di Scienza delle Finanze della Sapienza di Roma. Le Regioni che investono di più sono quelle a Statuto Speciale (Trento-Val d’Aosta, Bolzano, Friuli), “mentre i Comuni hanno una spesa maggiore tanto più sono piccoli”.
L’appello del Coni è quindi quello di puntare sempre di più sullo sport. Anche considerato che, ha concluso Pagnossi, “la riduzione dell’1% di soggetti inattivi in Italia (circa 215 mila persone) porterebbe un beneficio incrementale annuo di 80 milioni di euro di risparmio di spesa sanitaria e non, e di 1,7 miliardi di euro di Valore della Vita ‘salvaguardato’”.
 

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