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Mercoledì 19 DICEMBRE 2012
Malattie renali. In Italia colpiti il 13% degli adulti. Terapia aproteica riduce del 31% rischio di morte

È uno strumento irrinunciabile per la terapia conservativa, costituendo il cardine per il controllo delle complicanze metaboliche. Un paziente in dialisi cronica costa al Ssn 50 mila euro l’anno. Se ne è parlato oggi al Senato in un convegno sui nuovi modelli sostenibili per questa patologia.

La patologia renale cronica tende alla progressione e spesso determina la necessità, per il paziente, del trattamento sostitutivo dialitico, con costi enormi in termini di peggioramento della qualità della vita ed economici. Un paziente in dialisi cronica costa al Ssn circa 50 mila euro l’anno, senza tener conto dei costi indiretti. Studi del Gruppo renale Cochrane hanno dimostrato la potenzialità della terapia dietetica nutrizionale aproteica nel rallentare la progressione della malattia: riduzione relativa del rischio di morte renale pari al 31%. Inoltre, numerosi studi hanno dimostrato il ruolo chiave della Tdn nel prevenire e/o controllare le alterazioni metaboliche e le complicanze cliniche. In Italia la distribuzione dei prodotti nutrizionali aproteici non è a carico del Servizio sanitario nazionale, dal momento che non è inserita nei Livelli essenziali di assistenza, e le Regioni quindi sono libere di scegliere se rimborsarli o meno ai pazienti. Si è parlato di questo oggi in Senato, nel corso del convegno promosso dall’Associazione parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione, dalla Società italiana di nefrologia (Sin), dalla Società italiana di medicina generale (Simg), dal Forum nazionale delle Associazioni di nefropatici, trapiantati d’organo e di volontariato e da Cittadinanzattiva.

“È necessario riconoscere precocemente la patologia renale per limitare o ritardare l’ingresso in dialisi, ma anche per ridurre le possibili comorbidità che possono sorgere con l’evolversi della malattia stessa. Non solo prevenzione e diagnosi precoce, ma per l’insufficienza renale cronica l’alimentazione è fondamentale: ad esempio, con la terapia dietetica nutrizionale aproteica, non solo il paziente ne beneficia ma può far risparmiare al Servizio Sanitario Nazionale molti fondi utili, in un periodo di crisi come questo”. Ha tenuto a precisare Antonio Tomassini, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato e presidente dell’Associazione parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione, aprendo il Convegno.

La Sin, insieme alla Simg, sta individuando nuovi percorsi diagnostico-assistenziali che costituiranno la base dei modelli gestionali, da declinare in funzione delle diverse realtà ed esigenze regionali. Inoltre la SIN ha recentemente pubblicato un documento con i suggerimenti di pratica clinica e di applicazione delle Linee guida per la terapia nutrizionale nell'Irc in fase conservativa.

“La terapia dietetica nutrizionale aproteica sarebbe opportuno venisse iniziata dai pazienti con Insufficienza renale cronica (Irc) fin dalle fasi iniziali (Stadio 3) della malattia così da controllare le numerose complicanze cliniche e metaboliche associate all’Irc –ha  detto Giovanbattista Capasso, presidente della Società Italiana di Nefrologia - la terapia dietetica rallenta l’evoluzione della malattia renale cronica allontanando l’inizio della terapia dialitica e questo determina sia minori comorbidità al paziente e sia un risparmio di risorse, visto che il costo della terapia dietetica è di gran lunga inferiore a quello della dialisi”.

“Il coinvolgimento attivo dei medici di medicina generale nella diagnosi precoce e nell’identificazione della stadiazione dell’insufficienza renale cronica è assolutamente indispensabile, sempre in stretta e costante collaborazione con lo specialista, al fine di ottimizzare i percorsi diagnostico-terapeutici in termini di risparmio di risorse e maggiori benefici per i pazienti nefropatici”, ha spiegato Claudio Cricelli, presidente Simg.

Durante il Convegno sono stati resi noti i risultati di un recente studio, coordinato da Francesco Mennini, della Facoltà di Economia dell’Università di Tor Vergata, che hanno evidenziato come il crescente numero di dialisi si eviterebbe grazie all’incremento della popolazione trattata con la dieta ipoproteica, determinando dei risparmi sempre più consistenti nel corso degli anni: circa 35 milioni di euro a 3 anni, 160 milioni di euro a 5 anni fino ad arrivare a circa 500 milioni di euro a 10.

“Gli attuali Lea non prevedono l’erogazione a carico del Ssn degli alimenti aproteici che, di media per un mese di somministrazione costano 200 euro, e come ben si può comprendere non tutti possono acquistare. Vogliamo ricordare che un mese di terapia sostitutiva con la dialisi costa circa 3.000 euro, ed è facile immaginare a quanto possa ammontare il risparmio per il Ssn – ha concluso Giuseppe Canu, presidente del Forum nazionale delle Associazioni di nefropatici, trapiantati d’organo e di volontariato - le Regioni oggi erogano i prodotti aproteici a loro discrezione e la nostra preoccupazione è che se non verranno garantiti nei Livelli essenziali di assistenza, saranno libere di interrompere l’implementazione e la loro rimborsabilità”.

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