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Mercoledì 19 DICEMBRE 2012
Intervista a Valerio Alberti, nuovo presidente Fiaso: “Per uscire dalla crisi serve più competenza”

Appena nominato alla guida della Federazione il neo presidente condivide le preoccupazioni delle Regioni sui tagli e sottolinea come la “stretta economica è forte” ma per invertire la rotta occorre “puntare forte su integrazione, miglioramento delle competenze e rilancio dell’aziendalizzazione”

Nel giorno della sua nomina (votata all'unanimità) alla guida della Fiaso abbiamo intervistato il neo presidente della Valerio Fabio Alberti (Dg della Ulss di Bassano in Veneto e già vice presidente Fiaso) che evidenzia come la “stretta economica è forte” ma per invertire la rotta occorre “puntare forte sul miglioramento delle competenze e rilanciare l’aziendalizzazione”. Critiche alle norme del Dl Balduzzi sulla nomina dei primari: “Sono un passo indietro” mentre il presidente è scettico sul rispetto della tempistica per la ricognizione delle strutture per l’intramoenia: “I tempi sono troppo stretti”. E poi lancia la sua proposta della ‘cantera ‘per migliorare le competenze: “Servirebbe un vivaio del management”. 
 
 
Presidente, le Regioni hanno evidenziato come con 31 mld di euro di finanziamento in meno nel prossimo triennio sono a rischio i servizi socio-sanitari. È una preoccupazione che sente di condividere?
È evidente che siamo in una fase di forte stretta economica e l’allarme lanciato dalle Regioni è da prendere molto sul serio anche perché la spending review può essere uno strumento per risparmiare ma è chiaro che al di sotto di un certo livello di finanziamento non si può scendere. Come Fiaso desideriamo anche noi fornire il nostro apporto dal punto di vista tecnico. E in questo quadro proprio a causa della limitata disponibilità di risorse occorre potenziare tutti quegli strumenti che sono in grado di migliorare l’efficienza del sistema e di creare un valore aggiunto. Ma per fare ciò occorre assolutamente aumentare il tasso di competenza, di meritocrazia e di qualità di chi lavora e soprattutto del management che gestisce il sistema.
 
In quest’ottica crede che le nuove norme sul Governo clinico possano recare benefici?
Se parliamo delle misure che riguardano le nomine dei direttori generali credo che esse siano positive e possono rappresentare una soluzione di qualità. Se invece ci riferiamo alle norme per la nomina dei primari credo che esse siano invece un passo indietro. Bene la terna ma essa dev’essere senza punteggio, altrimenti in sostanza rappresenta una graduatoria. Occorre potenziare la responsabilità dei manager e non eliminarla.
 
Cosa pensa invece delle nuove misure per la riorganizzazione delle cure primarie? 
La necessità di potenziare l’assistenza sul territorio esiste ed è sufficiente vedere tutti gli indicatori che segnalano un aumento delle cronicità e dei nuovi bisogni assistenziali della popolazione come la continuità assistenziale e la domiciliarità delle cure. Quindi bene i progetti che vanno nel tentativo di un miglioramento del sistema, ma bisogna stare attenti perché piani di questo tipo necessitano di una forte integrazione a tutti i livelli decisionali e di una forte capacità organizzativa.
 
Si parla sempre di più di una rivisitazione della cosiddetta ‘aziendalizzazione’. Crede vi si debba mettere mano o il sistema funziona?
Lo strumento funziona e negli anni ha portato benefici e credo sia una via giusta da seguire. Anzi, sono convinto che in una fase in cui mancano risorse serve più azienda e non meno. È altresì chiaro che non tutte le esperienze sono state positive ma se vogliamo ripartire e rilanciare l’aziendalizzazione occorre migliorare la capacità del management di coinvolgere i professionisti e rendere sempre più stretto il rapporto con le istituzioni e la comunità. In questo senso credo vi sia un’esigenza impellente di migliorare le competenze e di attuare sistemi di valutazione più efficaci.
 
In che senso?
Come Fiaso crediamo che bisogna porsi con forza il tema della costituzione di un ‘vivaio’ delle competenze soprattutto per il ‘middle management’ che sia in grado di formare efficacemente il personale dirigente.
 
A fine anno scade il termine per la ricognizione degli spazi per l’esercizio dell’intramoenia. È realistico pensare che si possa rispettare la data?
Non credo si riuscirà a fare. I tempi sono troppo stretti.
 
 
Sempre restando sul tema dell’integrazione tra i servizi sanitari, come valuta il progetto della farmacia dei servizi, su cui tanto si è puntato ma che sembra essere stato riposto nel cassetto?
La farmacia ha un ruolo essenziale e storico nel nostro sistema sanitario e poi sono strutture che sono molto utilizzate dai cittadini per cui credo che esse vadano coinvolte sempre di più per cui la farmacia dei servizi rappresenta certamente un buon progetto.
 
 
Luciano Fassari

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