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Mercoledì 26 DICEMBRE 2012
Sla. Il punto sulle ricerche con le staminali neurali

Una meta analisi su Science Translational Medicine. Sui topi la terapia con le staminali è capace di rallentare la progressione della malattia e posticipare la comparsa dei sintomi. Chiarificato il ruolo di alcune cellule non neuronali che potrebbero portare a un trattamento per migliorare la qualità della vita dei pazienti.

Sono undici gli studi indipendenti sulla Sclerosi laterale amiotrofica presi in considerazione da una meta analisi pubblicata questa settimana su Science Traslational Medicine, e queste ricerche – prese nel complesso – sembrano dare grande speranza: grazie alla ricerca sulle cellule staminali neurali potrebbe essere presto disponibile una terapia efficace per la malattia che abbia come target alcuni nuovi meccanismi scoperti dagli scienziati.
 
Un decennio di studi, condotti da numerosi centri di ricerca internazionali, sembrerebbero infatti dimostrare che quando le staminali neurali sono trapiantate a diversi livelli nel midollo spinale di topi affetti da Sla familiare, i primi sintomi della malattia vengono posticipati e la progressione rallentata, cosicché queste cavie miglioravano le funzioni respiratorie e sopravvivevano tre o quattro volte più a lungo di quelle non trattate. “Si tratta di studi importanti che ci aiutano a comprendere i meccanismi che sono alla base delle malattie che riguardano i motoneuroni”, ha spiegato Yang Teng, tra gli autori principali della meta analisi e direttore dello Spinal Cord Injury and Stem Cell Biology Research Laboratory al Brigham and Women's Hospital. “Tutto questo lavoro getta nuova luce sul ruolo negativo giocato da alcune cellule non neuronali nell’innesco della morte dei motoneuroni, e su come questo meccanismo dovrebbe essere proprio quello usato come bersaglio per un trattamento efficace della Sla”.
Ma qual è il meccanismo per il quale le staminali neurali trapiantate aiutavano i topi? Secondo gli scienziati lo fanno semplicemente migliorando la salute generale e la funzionalità delle cellule nervose rimanenti. Inoltre, le unità trapiantate riducono l’infiammazione e il numero di cellule che causano la malattia nel midollo spinale, senza tuttavia rimpiazzare i tessuti danneggiati. “Non è una cura per la Sla”, ha infatti precisato Teng. “Ma di sicuro dimostra il potenziale delle staminali neurali nei nostri studi, anche e soprattutto nel migliorare la qualità e l’aspettativa di vita dei nostri pazienti”.

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