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Giovedì 24 GENNAIO 2013
Chirurgia plastica. Il 25% per “passaggi di status sociale”

 La chirurgia plastica e i processi di  modificazione del corpo sono i moderni “riti di passaggio”. Matrimoni, divorzi o promozioni di carriera sono diventati i motivi che inducono al “ritocco”. Seno per le trentenni, fianchi e glutei a 40 anni e occhi e volto a 50.

Da sempre l’uomo ha usato le celebrazioni per condividere e rendere noti a tutti i passaggi di status dei suoi appartenenti: i balli delle debuttanti, i festeggiamenti per l’ingresso alla vita adulta, i tradizionali riti per il matrimonio. Nonostante i tempi abbiano subito un' accelerazione e molti comportamenti siano cambiati, l’essere umano sembra però avere ancora bisogno di riti e rituali che scandiscono la propria esistenza nella comunità. Tra questi c'è anche la chirurgia plastica. Il 25% degli interventi, oggi, ha infatti questo significato e si realizza in tappe importanti della vita: matrimoni, divorzi e salti di carriera, soprattutto.

“Mai come oggi l’attenzione si è spostata sul corpo ma il fenomeno è tutt’altro che nuovo”, spiega Pietro Lorenzetti, specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica a Roma, Milano e Catania (www.pietrolorenzetti.it), evidenziando che “la letteratura etnografica e le ricerche antropologiche sono ricchissime di esempi più o meno cruenti: tagli, incisioni e scarificazioni che determinano l’appartenenza, allungamento di labbra e lobi delle orecchie, allungamento del collo tramite l’applicazione di collari rigidi ma anche l’applicazione di piercing ornamentali sui capezzoli. Senza dimenticare la fasciatura dei piedi delle bambine giapponesi affinché rimanessero piccole e sottomesse da una deformità. Il comune denominatore di queste pratiche è il dolore che rappresenta esperienza e tappa necessaria per acquisire uno status diverso e più elevato. Il corpo diventa quindi uno strumento di comunicazione: esistono tatuaggi tipici che accomunano i membri di particolari corpi militari, i carcerati ma anche gli affiliati alle gang cittadine. Il corpo è materia malleabile e viene  plasmato per costruire l’individuo sociale”.
 
Lo stesso accade anche con la chirurgia plastica. L’ansia e l’aspettativa sono le emozioni dominanti di tutto il processo e l’anestesia diventa il momento simbolico della sospensione e  del passaggio verso la nuova fase ambita. E “proprio come nei rituali tradizionali, può essere necessaria la presenza di una figura che ‘guidi’ la persona attraverso questo processo”, prosegue Lorenzetti. “Qui abbiamo il medico che deve avere la sensibilità di intercettare e interpretare i reali moventi interiori. Nei casi di passaggio è importante ad esempio che la persona abbia superato la fase del dolore e del distacco dallo status precedente. Modificare un tratto fisico non è una panacea l dolore interiore di una perdita”. Quando la chirurgia viene usata per sancire un momento particolare, si sceglie una parte del corpo visibile: seno per le trentenni, fianchi e glutei a 40 anni e occhi e volto a 50.

In fondo i moventi sono sempre gli stessi, è cambiato solo lo scenario.
 
 

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