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Venerdì 08 FEBBRAIO 2013
Trapianti. Il 90% dei pazienti con un cuore o un rene nuovo torna a lavorare

Ma il dato scende al 75% per i pazienti che hanno subìto un trapianto di fegato. Anche se, negli ultimi 10 anni, è stato proprio il trapianto di fegato a fare il maggiore salto in avanti rispetto alla quota di pazienti in vita ad 1 anno dall’intervento: dall’81,5% nel 2000 all’87,4% nel 2010. I dati del Centro nazionale trapianti.

Arriva dal Centro Nazionale Trapianti il bilancio di 10 anni di attività in Italia. Diffusi dal ministero della Salute, i dati sono l’occasione per fare un bilancio sulla qualità dell'attività in base ai risultati raggiunti. Si va dal numero di trapianti alla percentuale di pazienti che sono tornati a lavorare o sarebbero in grado di farlo. Dalla l’indice relativo al soddisfacimento della lista di attesa (il valore è espresso in percentuale ed è pari al rapporto tra il numero dei trapianti eseguiti nel 2008 e il numero di pazienti in Lista di Attesa nello stesso periodo. In pratica, si tratta di un indice di efficienza nella gestione della lista) alla percentuali di organi e pazienti sopravvissuti ad un anno dall’intervento.

Ecco una sintesi di alcuni indicatori per tre particolari organi oggetto di trapianto: rene, fegato e cuore.


RENE
Il numero dei trapianti dal 2000 al 2010 è stato pari a 16.993, passando dal massimo del 2000, con 2.750 interventi, al minimo del 2010, con 273.
L’indice di soddisfacimento rispetto alle liste di attesa è pari a 15,4%.
La quota di pazienti sopravvissuti a un anno dall’intervento è stata del 97,9% nel 2010. Nel 2000 era del 96,5%. Il trend negli anni è stato comunque sempre stabile.
Lo stesso vale per la sopravvivenza dell’organo. Il trend, stabile negli anni, si è comunque attestato su livelli un po’ più bassi, passando dal 90,5% del 2000 al 93,3% del 2010.
Il successo del trapianto di rene è comunque evidente anche dalla percentuale di pazienti che hanno ripreso a lavorare o sarebbero in grado di farlo, pari all’89,8% dei trapiantati di rene.

CUORE
Il numero dei trapianti dal 2000 al 2010 è stato pari a 3.544, passando dal massimo del 2009, con 356 interventi, al minimo del 2002m con 1.469. Nel 2010 gli interventi sono stati 1.506.
Sul totale dei trapianti, 1.554 sono stati da vivente.
La quota di pazienti sopravvissuti a un anno dall’intervento è stata dell’81,6% nel 2010, dato purtroppo negativo rispetto a 10 anni prima: nel 2000 infatti la percentuale era dell’85%. Il trend negli anni è stato peraltro molto variabile, con un picco negativo registrato nel 2001, con il 80,1%, e quello positivo registrato nel 2007, con l’86,9%.
Stesso andamento per la sopravvivenza dell’organo. Il trend è passato dall’84,7% del 2000 all’81,6% del 2010, anche in questo caso variabile nel tempo con il picco positivo dell’86,6% del 2007 e il picco negativo del 79,3% nel 2001.
Il cuore registra il migliore dato rispetto alla percentuale di pazienti che hanno ripreso a lavorare o sarebbero in grado di farlo, pari al 90,1%.

FEGATO
Il numero dei trapianti dal 2000 al 2010 è stato pari a 10.471, passando dal massimo del 2006, con 1.088 interventi, al minimo del 2000, con 730. Sul totale dei trapianti, 268 sono stati da vivente.
L’indice di soddisfacimento rispetto alle liste di attesa è pari a 38,75%.
La quota di pazienti sopravvissuti a un anno dall’intervento è stata dell’87,4% nel 2010. Nel 2000 era dell’81,5%. Il fegato è l’intervento che ha subito il trend più positivo, sia rispetto alla sopravvivenza a un anno del paziente che dell’organo. Sostanzialmente, infatti, l’andamento è stato costantemente positivo nell’arco di tutto il decennio.
Per la sopravvivenza dell’organo la quota è passata dal 75% del 2000 all’83,8% del 2010.
Tuttavia il fegato, tra i tre, è l’organo che permette il minore recupero della qualità di vita. A lavorare o ad essere nelle condizioni di farlo è infatti solo il 75,1% dei pazienti trapiantati di fegato.
 

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