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Venerdì 08 FEBBRAIO 2013
Sciopero sale parto. Neonatologi non aderiscono: “Ma condividiamo le motivazioni”

La Società Italiana di Neonatologia ha deciso di non incrociare le braccia il 12 febbraio per garantire il massimo dell’assistenza ai neonati. Però “concordiamo pienamente sulla necessità di regolamentare il contenzioso medico-legale e completare la messa in sicurezza dei punti nascita in tutta Italia”.

I medici della Sin, Società Italiana di Neonatologia, non aderirà allo sciopero del personale delle sale parto proclamato per il prossimo 12 febbraio. Anche se  ne condividono le motivazioni e rilanciano sulla necessità di regolamentare il contenzioso medico-legale, “divenuto ormai insostenibile”.

A spiegarlo è una nota del presidente della Sin, Costantino Romagnoli, nella quale si spiega che la decisione di non incrociare le braccia dipende dalla volontà dei neonatologi di assicurare il massimo dell’assistenza. “Siamo una figura medica chiave nella cura dei neonati, resteremo al nostro posto garantendo l’assistenza ai neonati, il 12 febbraio, soprattutto nelle Tin, i reparti di Terapia Intensiva Neonatale”, ha affermato Romagnoli.

Tuttavia, il presidente della Sin, a nome della Società Italiana di Neonatologia, ha precisato che “pur non aderendo allo sciopero, condividiamo pienamente le motivazioni della protesta, in considerazione della importanza e della gravità delle problematiche rappresentate. Le motivazioni della protesta prendono le mosse dalla scarsa attenzione mostrata dal Governo non solo nei riguardi del contenzioso medico-legale, ma anche della incompleta messa in sicurezza dei punti nascita in tutto il territorio nazionale. La sicurezza del percorso nascita e la sua estensione, senza eccezioni, a tutto il territorio nazionale ha sempre costituito un impegno costante della Sin”.

“Concordiamo pienamente – conclude Romagnoli – sulla opportunità di invitare il Governo che sarà formato dopo le prossime elezioni ad adottare provvedimenti urgenti per risolvere il problema della estensione dei contenziosi medico-legali, che hanno raggiunto una frequenza insostenibile, fonte di enorme spreco di risorse”.
 
 

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