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Venerdì 08 FEBBRAIO 2013
Sindacati e politici. Un bel confronto

Ho seguito anch'io il dibattito di ieri tra medici e politici. Pensavo che per captatio benevolentia i diversi candidati sarebbero risultati indiscernibili nelle risposte e invece non è stato così. Le differenze politiche tra sinistra, destra e centro sono venute fuori come le embricazioni tra i partiti di centro sinistra. Ma avrei fatto due domande in più

Ho seguito sul web l’incontro elettorale tra i sindacati medici e alcuni candidati di centro di sinistra e di destra. Non nascondo di aver acceso il computer un po’ prevenuto. Ho pensato come gli inglesi “a silly question deserves no answer” (“una domanda sciocca non merita risposta”) ma domande sciocche non ne sono state fatte.
 
Ho pensato anche che a “domande banali” (trivial question) come nelle macchini semplici a certi input sarebbero conseguiti degli output prevedibili e questo è sicuramente avvenuto nel senso che ogni risposta al di là dei contenuti tecnici era politicamente connotabile e per questo prevedibile. Ho pensato che per captatio benevolentia i diversi candidati sarebbero risultati indiscernibili nelle risposte e invece non è stato così, le differenze politiche tra sinistra, destra e centro sono venute fuori come le embricazioni tra i partiti di centro sinistra. Sulle tecnicalità una certa trasversalità, sulle scelte politiche di fondo importanti differenze: riforma e manutenzione, sistema universale e sistema integrato, azienda, Titolo v.
 
Nel complesso un incontro a polemiche elettorali contenute, ben congegnato e che ha suscitato in me delle riflessioni:
* la formula adottata nel confronto lascia pensare che la politica fosse intesa come “problem solver” e quindi delegata a risolvere i problemi della sanità, credo che questo soprattutto dopo la pessima prova che la politica ha dato di se in sanità debba essere rivisto. Ritengo indispensabile tornare alla concertazione come metodo deliberativo Qualunque sia il grado di cambiamento da apportare al sistema personalmente non delegherei niente a nessuno semmai rivendicherei un negoziato e la nomina di un soggetto costituente
* la maggior parte delle domande erano calibrate su legittimi interessi sindacali dando per scontato che l’interesse oggi sia riferito al problema che ne ostacola il soddisfacimento cioè non abbia rapporti con le problematiche di contesto. Credo che questo ormai da tempo non è più possibile, tutti i problemi insiti nelle domande sono in un certo senso i retroeffetti di grandi criticità e non mi riferisco solo a quelle economiche. Oggi l’interesse qualunque esso sia per essere affrontato ha bisogno di essere ricondotto ai suoi effettori di sistema.
* colpisce il divario tra il carattere peculiare delle domande e il carattere generale della manifestazione dei ventimila (noi non ci stiamo). Non credo che l’emergenza sanità sia finita per cui restano tutte valide le ragioni di quella manifestazione.
* colpiscono le “domande non fatte” circa fenomeni macroscopici quali la mobilità sanitaria, cioè la divisione del paese in regioni che sfruttano e regioni sfruttate, in una sanità legittimata e una sanità delegittimata ,colpisce che non si sia posta la questione della corruzione denunciata in modo drammatico dalla Corte dei Conti pur rappresentando un super costo che tutto ostacola.
* colpisce che nel porre la questione del titolo v, e dei rapporti tra gestione e politica si resti dentro un’ottica pur giusta del bilanciamento dei poteri senza cogliere gli intrecci tra modi di governare e modi di spendere ignorando che rifinanziare le regioni non è la stessa cosa che rifinanziare la sanità e che vi è un costo consociativo che la politica intasca, che non possiamo più permetterci.
Per quanto riguarda le risposte mi pare di poter dire che nel loro complesso esse sono l’insieme del senso comune compreso tra due idee: riforma e manutenzione del sistema. Nel primo caso si tratterebbe di concepire una riforma quater che ,nel quadro valoriale della riforma madre del ‘78, si emanciperebbe dalle “riforme delle riforme” precedenti correggendone le distorsioni, nel secondo caso si resterebbe negli ambiti concettuali della riforma ter del ‘99 facendone per l’appunto la manutenzione. E’ prevedibile che il centro sinistra governerà il paese e che in sanità avremo nel caso migliore politiche di manutenzione del sistema.
 
Se così sarà alle 16 domande fatte se ne dovrebbero aggiungerne altre due:
17) l’idea di manutenzione in una fase economicamente e finanziariamente difficile per il paese, è in grado di rispondere alle criticità rappresentate dall’integrazione socio-sanitaria, dalla crisi degli ospedali, dalla riforma delle cure territoriali, dalle contraddizioni del mercato del lavoro, dall’assenza di prevenzione, dal contenzioso legale, dalla “questione medica”, ecc.?
 
18) Immaginiamo che queste criticità siano sorte proprio a cause della inadeguatezza delle politiche sanitarie nei confronti della crisi e più in generale dei grandi cambiamenti in corso. E’ credibile nella stessa crisi risolverle con le stesse politiche?
 
Ps: lo scorso anno ho pubblicato “I mondi possibili della programmazione sanitaria, le logiche del cambiamento” (Mc Graw Hill Milano 2012) con questo libro consapevole dei limiti del senso comune e quindi anzitempo delle difficoltà a mettere insieme riforma e manutenzione avanzavo una proposta: ripensiamo la programmazione facendole svolgere una funzione riformatrice. Invito a riconsiderare l’idea che tutto sommato potrebbe risolverci tanti ma tanti problemi.
 
Ivan Cavicchi
 

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