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Mercoledì 13 FEBBRAIO 2013
Basilicata. Per i tumori si passa dal Pap test al test Hpv, da fare ogni 5 anni

Dal 1° gennaio 2013 per le oltre 160 mila lucane tra i 35 e i 65 anni è cambiato il modello di screening per il tumore del collo dell’utero. Il nuovo esame garantisce una maggiore efficacia e protezione. In caso di test Hpv negativo sarà sufficiente ripetere l’esame ogni 5 anni.

Il tumore del collo dell’utero colpisce ogni anno circa 3.500 italiane. Per migliorare la prevenzione di questo tumore femminile, in Basilicata prende il via il nuovo modello di screening con test Hpv Hc2, un esame basato sulla tecnologia molecolare Hybrid Capture 2 in grado di rilevare la presenza del Papillomavirus (Hpv), principale responsabile del tumore della cervice uterina. A partire dal 1° gennaio 2013 per le oltre 160 mila lucane tra i 35 e i 65 anni lo screening ordinario con il tradizionale Pap test sarà sostituito dal test Hpv e il Pap test diventerà un esame di secondo livello, per la conferma della presenza di eventuali alterazioni cellulari rilevate nelle donne con Test Hpv positivo.

“La Basilicata è tra le prime Regioni, insieme alla Toscana, a compiere questo importante passo avanti nello screening - ha commentato Sergio Schettini, coordinatore regionale dello screening cervico uterino, Direttore del Dipartimento della Donna e del Bambino dell’Ao San Carlo di Potenza - numerosi studi e progetti pilota realizzati in tutta Italia hanno ampiamente dimostrato che il test Hpv è uno strumento di prevenzione più efficace del Pap test per le donne a partire dai 35 anni di età. Se il test Hpv è negativo, la donna non presenta fattori di rischio e può ripetere il controllo dopo 5 anni. Questo significa - ha proseguito - maggiore protezione e minore impatto dello screening, perchè vengono evitati controlli frequenti ed esami non necessari, inoltre per il sistema sanitario il nuovo modello comporta un risparmio in termini di costi e di utilizzo più efficiente delle risorse”.

"La scelta di applicare in Basilicata le metodiche più avanzate per la prevenzione di questo tumore ginecologico é pienamente coerente con quanto fatto finora e con il costante impegno a scegliere il meglio per la salute dei cittadini – ha commentato Attilio Martorano, assessore alla Salute - le nuove strategie introdotte sono sicuramente un’ulteriore garanzia per le donne che decideranno di sottoporsi allo screening, oltre che un passo avanti per il sistema sanitario lucano".

I primi prelievi del nuovo programma di screening con test Hpv saranno effettuati a partire da febbraio 2013. La procedura di prelievo è identica a quella del Pap test, facile, indolore e non invasiva. Il materiale prelevato non è però letto al microscopio, come nel Pap test, ma utilizzato per la ricerca del Papillomavirus ad alto rischio con un test di laboratorio specifico. Il campione viene conservato in un liquido e analizzato con la tecnologia molecolare HC2, che si basa sull’amplificazione del segnale per il rilevamento del DNA e permette di individuare i tipi di Papillomavirus ad alto rischio oncogeno.
 
“In linea con i dati raccolti nei progetti pilota regionali e con le raccomandazioni del recente rapporto italiano di Health Technology Assessment finanziato dal Ministero della Salute, il nuovo modello prevede un’organizzazione centralizzata dei campioni e dei test – ha spiegato Martorano – il Centro di Riferimento Oncologico di Basilicata (Crob), di Rionero in Vulture, ha la funzione di gestire gli esami, sia il test Hpv sia il Pap test, e di ottimizzare i controlli di qualità. Le donne sono invitate allo screening con una lettera e una brochure informativa. Al momento dello screening sono subito prelevati due campioni, inviati entrambi al Crob: uno utilizzato per effettuare il test Hpv e l’altro utilizzato in un secondo momento per il Pap test, in caso di test Hpv positivo. La donna è richiamata allo screening dopo 5 anni, mentre in caso di risultati dubbi viene contattata telefonicamente, per fissare un appuntamento e ulteriori approfondimenti”.

Per le donne tra i 25 e i 34 anni resterà valido lo screening basato sul Pap test e il Test Hpv sarà utilizzato solo in un secondo livello di analisi. “Nelle donne giovani le infezioni da Papillomavirus sono molto frequenti e nella maggior parte dei casi si tratta di infezioni transitorie, che scompaiono nell’arco di uno o due anni. Per questo al di sotto dei 35 anni d’età la rilevazione del Papillomavirus non è ritenuta una strategia di screening primario efficace – ha concluso Schettini – dopo i 35 anni di età le infezioni sono meno frequenti e più persistenti, quindi più rischiose. È importante sottolineare che se il test HPV risulta positivo, non significa che la donna è malata o che sicuramente svilupperà il tumore, ma solo che siamo in presenza di un fattore di rischio che richiede successivi approfondimenti, tra cui in primis il Pap test”.

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