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Mercoledì 13 FEBBRAIO 2013
Sanità ed elezioni. Ultimatum di Balduzzi a Regioni e Sindacati su riforma cure primarie

Dai microfoni di Radio Anch'io Balduzzi, Storace, Nencini, Palagiano, Barani e Marino hanno risposto alle domande sulla sanità del conduttore Ruggero Po. In studio anche il nostro direttore Cesare Fassari. Balduzzi: "Entro aprile accordo tra regioni e sindacati sulle cure primarie, altrimenti potrebbe intervenire il Governo".

Riforma Balduzzi, sciopero dei ginecologi, riforma del Titolo V, ticket, ristrutturazione dei grandi ospedali, costi standard, questi i temi su cui i cinque candidati alla prossime politiche Balduzzi (Scelta Civica Monti per l’Italia), Storace (Destra), Nencini (Psi), Palagiano (Rivoluzione Civile-Idv), Barani (Pdl) e Marino (Pd), si sono confrontati durante la trasmissione radiofonica Rai “Radio Anch’io” andata in onda questa mattina condotta dal giornalista Ruggero Po con la collaborazione del direttore di Quotidiano Sanità Cesare Fassari.
 
Primo ad intervenire è stato il ministro della Salute, Renato Balduzzi, a cui è stato chiesto cosa ne è della sua riforma 5 mesi dopo. Il ministro ha riconosciuto problemi di attuazione: “Sapevamo che il problema sarebbe stata l’attuazione, l’importante però è essere riusciti nella riforma a cogliere tutti i punti problematici anche quelli della messa norma degli ospedali, far andare insieme ristrutturazione ospedaliera e riordino della medicina di famiglia e nello stesso tempo risolvere il sovraffollamento dei pronto soccorso”.
 
Poi Balduzzi ha parlato degli oggetti della riforma “quelli su cui da tempo c’era attenzione”, a partire dalla “responsabilità professionale dei sanitari” per la prima volta ha spiegato “siamo riusciti a mettere mano a una norma e qualche giorno fa la cassazione ne ha preso atto. Questo rende più sereno il lavoro dei professionisti sanitari senza, nello stesso tempo deresponsabilizzare e creare problemi ai pazienti”. Già perché questo per Balduzzi è il vero nodo della questione: “serenità per i sanitari ma allo stesso tempo tutelare il diritto alla salute”. In ogni caso sui tempi di realizzazione il ministro ha riconosciuto “i tempi certo sono un problema, tra l’altro nella riforma abbiamo scandito questi tempi ribadendo che se ad aprile le regioni e le categorie dei Mmg non si sono messi d’accordo, il governo ha la possibilità di intervenire”.
Balduzzi ha poi riconosciuto che il Parlamento in questi 15 mesi di governo è stato collaborativo ma nonostante ciò “rimangono alcune cose sul terreno. Per esempio ho proposto l’aggiornamento dei Lea ma mi viene risposto dalle regioni che ‘è un problema di risorse”. Infine sullo sciopero di ieri dei ginecologi che chiedono maggiore chiarezza sulle responsabilità professionali Balduzzi si è detto “sconcertato. Questo sciopero mi è sembrato un po’ venato da corporativismo” in quanto “lo stato ha già cominciato a dare risposte, certo non definitive ma per la prima volta abbiamo messo una norma sulla responsabilità professionale che dà serenità. Abbiamo coinvolto le categorie interessate nel decreto sulle assicurazioni e comunque nelle prossime settimane porteremo a completamento i provvedimenti attuativi”.
Il fallimento del regionalismo in sanità è stato un tema stimolato da un ascoltatore. Su questo Francesco Storace (Destra) non si è detto d’accordo e ha ricordato che “la questione dell’ospedale S. Andrea nel Lazio è stata risolta grazie all’intervento della regione che ha sbloccato la paralisi del centralismo. In questo caso il territorio ci ha guadagnato con il trasferimento dei poteri”. Storace ha riconosciuto i limiti della riforma del titolo V “quello che critico è il conflitto di competenze che si crea davanti alla corte Costituzionale per la troppa materia concorrente” indicando nella possibile soluzione “una delimitazione netta delle competenze”. Critico infine sulla riforma Balduzzi “credo quindi negli ambulatori H24 anche se non ne è stato aperto uno” e sull’azione del governo “che ha fatto tagli lineari”.
 
Via la politica dalla sanità? su questo è stato chiamato a rispondere Riccardo Nencini, (Psi). “La Toscana pochi giorni fa ha deciso che gli organi di controllo, i revisori dei conti, che lavorano sui bilanci delle Asl vengano nominati senza consenso dell’organo istituzionale politico. D’ora in poi si pescheranno da un albo al quale può essere iscritto solo chi ha titolo per svolgere la funzione di controllo”.
Come restituire gli 800 mln che gli italiani ogni anno spendono in ticket? “Con i servizi di qualità – ha risposto l’esponente del Psi – pensando ad una sinergia nuova tra pubblico e provato”. Poi la tassazione generale perché “la sanità deve essere innanzitutto pubblica e quindi chi ha un reddito più alto deve pagare di più per consentire a chi ha di meno di usufruire di un servizio gratuito”. Altre proposte di Nancini “chiudere i piccoli ospedali ove questo è possibile, stabilire costi unitari”. Infine “trovare il modo per pagare le imprese che lavorano con la sanità e che rischiamo di fallire per eccesso di crediti”.
 
Per Antonio Palagiano (Rivoluzione Civile Idv) “Occorre fare delle deroghe al pareggio di bilancio altrimenti non si va avanti. Destiniamo il 7% del Pil alla sanità ma per il futuro questa cifra è destinata a scendere fino al 6,8% in quanto il governo ha deciso di intervenire riducendo i fondi e tagliando”. Il problema per Palagiano è la carenza di medici e di infermieri e occorre “intervenire con lo sblocco almeno parziale del turn over, del 50%, in quelle regioni che mostrano un trend positivo, che hanno un piano di rientro”.
Cosa farebbe se fosse ministro? Palagiano non ha dubbi: ritrovare quell’etica della responsabilità che manca “in sanità – dice - la prima voce in passivo è quella del costo del personale. Per troppi anni si sono fatte assunzioni clientelari ma questi dipendenti non li facciamo lavorare perché abbiamo il primato delle esternalizzazioni di servizi che potrebbero essere svolti con il personale in esubero. Esternalizzazioni per cui non ci sono i costi standard perché c’è l’autonomia regionale e quindi ci vuole un nuovo momento costituente per ritrovare quell’etica della responsabilità che manca. Palagiano infine salvo poco del governo Monti e difende lo sciopero dei ginecologi “Il motivo dello sciopero dei ginecologi di ieri è stato ribadito diverse volte. Il problema della responsabilità non può più essere differito. Inoltre questo determina la medicina difensiva con un costo di oltre 10mld di euro”.
 
C’è bisogno di riportare le competenze della sanità in capo allo Stato centrale dopo oltre dieci anni di riforma del Titolo V. Non ha dubbi su questo Lucio Barani (Pdl) che parla di “ragnatela rossa che ha immobilizzato la sanità e favorito gli sprechi”. Barani che condanna tutte le regioni e ricorda che l’unica “in cui non c’è un buco è la Lombardia dove c’è un equilibrio tra pubblico e privato che determina una competizione su servizi di qualità a minor prezzo. Sciopero lecito da appoggiare “perché i ginecologi sono sotto la mannaia dei magistrati, sono stritolati sia da un punto di vista penale che civile ed ecco che nel decreto Balduzzi, che io ho riscritto per il 60%, c’è una parte relativa alla depenalizzazione di colpa grave che dice al giudice di fermarsi”.
 
Quale primo provvedimento in sanità da fare nella prossima legislatura? "La sanità – ha risposto Ignazio Marino (PD) – ha bisogno di una vera operazione di trasparenza. Noi crediamo che quelle informazioni sui risultati delle cure debbano essere resi pubblici anche per capire se un centro funziona o meno e quindi decidere se chiuderlo oppure no. Altra operazione trasparenza è nelle nomine dei Dg e dei primari che hanno il compito delicato di gestire i soldi della sanità e allora non possono essere nominati dalla politica. Noi proponiamo un albo nazionale in cui vengano elencati i titoli e quello che ognuno di loro ha fatto per poi pubblicare sul sito internet dell’azienda i candidati sia per le posizioni amministrative che per quelle da primario”.
Per Marino è possibile “eliminare il ticket”, in che modo? “cancellando le consulenze inutili che determinano sprechi e doppioni. Infine Marino non crede nella Riforma Balduzzi “è un annuncio – spiega - perché chiede giustamente ai medici di famiglia di cambiare radicalmente il loro modo di lavorare  per avere un punto di riferimento sul territorio senza tuttavia prevedere un euro di finanziamento perché non ci sono soldi”. 

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