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Venerdì 15 FEBBRAIO 2013
Quale futuro per la sanità? Le 10 proposte delle lobby sanitarie

Sono contenuti in un documento della Public Affairs Association, l’associazione dei professionisti della lobbying che operano nella sanità. Si va dal coinvolgimento di cittadini e operatori nelle scelte di politica sanitaria a norme specifiche contro la corruzione. Ma sotto tiro è anche l'attuale modello di federalismo sanitario.

“Rilanciare la sanità italiana: l’eredità della XVI legislatura e gli obiettivi della nuova” è stato il tema dell’incontro che Public Affairs Association, l’associazione dei professionisti della lobbying che operano nella sanità, ha promosso a Roma per presentare la propria ricetta ai candidati alle imminenti elezioni politiche.
Obiettivo: un confronto professionisti-politica-istituzioni sul passato, il presente, ma soprattutto il futuro delle scelte che bisogna operare per garantire un sistema socio-sanitario equo, sostenibile e innovativo. “La nuova legislatura può essere il laboratorio per far ripartire il dialogo, rimotivare gli attori del sistema, preparare il terreno a una nuova fase della sanità italiana, uno dei gangli vitali del nostro Paese”, ha aperto i lavori Claudio Cricelli, Presidente PAA. “E’ necessario superare l’ormai cronico ricorso alla decretazione, quale strumento di scelta politico-governativa in sanità.
Solo la programmazione può dar vita a buone politiche e costruire una sanità moderna, sostenibile e proiettata al futuro”, gli ha fatto eco Federico Serra, Vicepresidente PAA, che ha poi illustrato il manifesto dell’associazione.
 
Il documento, articolato in 10 punti, invita chi si propone di occuparsi di politica sanitaria ad avere il coraggio di apportare modifiche anche sostanziali ai modelli esistenti:
1. una sanità veramente coniugata alla salute, che tenga conto di un sistema di welfare in affanno e che sia attenta alle “fragilità” sociali che stanno emergendo nel Paese; 2. una sanità con meno ingerenza politica nelle scelte gestionali; la scelta dei manager sia fatta sulla base di competenze certificate e non su logiche politiche; 3. attenzione agli operatori medico-sanitari, quale volano di crescita e sviluppo del SSN; 4. coinvolgimento dei cittadini nelle scelte in campo sanitario, attraverso le associazioni di cittadinanza e dei malati; 5. coinvolgimento delle società scientifiche nei tavoli di lavoro, nella programmazione sanitaria e nell’adozione di linee guida nazionali; 6. chiarezza nella politica del farmaco, che garantisca sviluppo ai farmaci generici, ma anche ai farmaci innovativi, eliminando le storture gestionali tra Stato e Regioni, con una politica non perennamene vessatoria nei riguardi della filiera del farmaco; 7. investimenti nella ricerca senza i quali non vi potrà essere sviluppo; 8. rilancio del confronto vero in sanità, stimolando tutti a pensare che non è più possibile continuare a deliberare sulla sanità a colpi di decreto, e per giunta con un Ministero della Salute commissariato di fatto dal Ministero dell’Economia; 9. norme e regolamentazioni chiare sull’anticorruzione, affinché i “faccendieri” non abbiano più dimora nell’ambito dei rapporti istituzionali in sanità; 10. l’uscita dal "guado" di una sanità che non rispetta il dettato costituzionale, in cui il mancato federalismo genera difformità tali da compromettere i diritti costituzionali e le più normali regole del mercato.
 
Sulla necessità di rivedere il federalismo sanitario si è riscontrata uniformità di vedute. Della necessità di rivedere il titolo V della Costituzione, per “garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute”, ha apertamente parlato Giovanni Monchiero, che ha lasciato Fiaso per candidarsi con Scelta civica alla Camera. “Quando nacque la riforma del titolo V dissi che era mal scritta e che avrebbe avuto effetti devastanti”, ha spiegato.
Monchiero ha anche auspicato una revisione complessiva dell’organizzazione del Ssn, che vada oltre le semplici riforme che riguardano una volta un settore una volta l’altro. Secondo Monchiero è necessario “provare a riscrivere la legge 833, mantenendo inalterati i principi, ma rivedendo il modello organizzativo per adattarlo alle nuove esigenze".
Sostanzialmente d’accordo Walter Ricciardi, Presidente European Public Health Association, anch’egli candidato con la lista Monti, ma al Senato.
Ricciardi ha anticipato alcune linee del programma sulla sanità che il Premier illustrerà insieme al Ministro Balduzzi domani. “Il decentramento ha creato forti divaricazioni tra le regioni”, ha detto. Cosa che ha portato, al di là di pochi esempi virtuosi, a “piani di rientro che hanno fatto crescere la pressione fiscale sui cittadini a fronte di un peggioramento dei servizi”. Da qui la necessità di rivedere la governance e le forme di reperimento delle risorse, riunendo tutte le parti intorno a un tavolo: “il Ministero della Salute, che non può più essere vassallo del Ministero dell'Economia, ma anche Istituto Superiore di Sanità, Agenas, e Aifa”.
Infine, una dura critica ai ticket sanitari che andrebbero superati perché sono “zombie” che “terrorizzano i cittadini” e sostanzialmente non servono.
 
Dell’esistenza di “21 modelli sanitari regionali” ha parlato anche Luca Pani, direttore generale Aifa, intervenuto ovviamente non in qualità di candidato. Per Pani, le procedure e le regole devono essere armonizzate. Lo stanno ad esempio facendo le agenzie sanitarie mondiali, che lavorano a una coalizione degli organismi regolatori sul modello della Iata per le compagnie aeree. Pani ha anche annunciato un meeting internazionale, tra maggio e giugno, forse a Roma, per definire meglio un documento in tal senso in via di discussione tra le agenzie. Infine, rispondendo a una specifica domanda, ha chiarito come per il settore del farmaco siano necessarie “politiche stabili su orizzonti temporali che siano almeno triennali”. Aggiungendo poi che: "interventi estemporanei, non portano impatti strutturali di cui la sanità ha bisogno". Una scelta ideale sarebbe quella di un Fondo farmaceutico nazionale “distinto da quello della sanità”, la sua proposta ai futuri politici.
 
Diego Freri

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