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Mercoledì 06 MARZO 2013
Idi. Via libera al piano di salvezza, 
ma taglierà dipendenti e posti letto

Sarà comunque un piano di lacrime e sangue quello che descrive Mario Reggio, su repubblica.it, parlando del progetto per salvaguardare il gruppo Idi-San Carlo di Nancy. In sostanza il piano di salvataggio del supercommissario Giuseppe Profiti prevede 360 esuberi e un taglio di 120 posti letto.

Taglio di 120 posti letto e 360 "esuberi" (su 1380 dipendenti) per fermare un’emorragia che è già nei numeri. Questa la sostanza, scrive Mario Reggio, sul sito repubblica.it, “del piano industriale che potrebbe salvare il gruppo Idi-San Carlo di Nancy”.
 
“Il piano – si legge ancora – è stato elaborato da un'équipe di sei esperti di politica sanitaria coordinati dal professor Riccardo Fatarella, docente alla Luiss Business School, ed ha ottenuto il via libera di Giuseppe Profiti, il supercommissario inviato dal Vaticano”.
 
Che fine faranno i dipendenti considerati eccedenti? Si domanda Reggio nel suo articolo. La risposta è che “potrebbero essere assunti da strutture sanitarie pubbliche, ma con l'aria che tira non sembra una strada percorribile”. Più plausibile che questi vengano “accompagnati alla pensione attraverso i contratti di solidarietà o gli ammortizzatori sociali.”
 
Il quadro evidenziato dall'équipe di esperti di politica sanitaria è impietoso. “Il gruppo Idi-San Carlo aveva accumulato forti perdite oltre a quelle derivanti dalla mala gestione. Nel 2010 e 2011 il costo del personale era circa l'85% del valore della produzione e ogni anno le perdite superavano i 25/30 milioni. In sostanza gli ospedali avevano da anni una produttività molto bassa ed altissimi costi di produzione sia per quanto riguarda il personale sanitario sia quello amministrativo, con retribuzioni elevatissime”.
 
Reggio nel suo articolo aggiunge che “anche la media dei posti letto occupati dai pazienti è catastrofica. Rispetto ai 457 riconosciuti dalla Regione nel 2011, 182 in media risultano adesso vuoti. Nel 2013 i dipendenti del gruppo IDI sono1.380 più diverse centinaia di dipendenti delle società esterne che forniscono i servizi”.
 
Il piano di ristrutturazione della Luiss alla fine determinerebbe “un risultato economico finalmente positivo, pur rispettando i vincoli della Regione. Prima delle tasse l'avanzo dovrebbe superare i tre milioni e mezzo di euro per il primo anno, per poi salire a 10 milioni l'anno successivo e a 13 e mezzo nel terzo anno”.
 
“L'allarme sulla insolvibilità dell'Idi – scrive ancora Reggio nel corso dell’inchiesta pubblicata su repubblica.it per spiegare come si  è arrivati a questo punto – è rimasto nella cassaforte della Congregazione per otto anni, mentre la Regione Lazio rimborsava le fatture. Poi nel 2011 il crac diventa ufficiale. Niente soldi per i fornitori, 1.500 dipendenti a rischio”.
 
A quel punto “la Procura apre un'inchiesta: si indaga su associazione a delinquere e appropriazione indebita. Partono avvisi di garanzia. Interviene il Vaticano. La proprietà cerca la soluzione del concordato preventivo. Il Tribunale fallimentare esprime i suoi dubbi”.
Alla fine, scrive Reggio, quello che emerge è un “rosso dichiarato di 450 milioni di euro, ma forse è più grande”. 

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