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Giovedì 14 MARZO 2013
Plasmaderivati. In Italia 1,7 mln di donatori. Spesi nel 2011 oltre 500 mln di euro

Questi i dati contenuti nel primo lavoro scientifico pubblicato in Italia sul consumo di prodotti medicinali plasmaderivati. Il documento, che prende in considerazione i dati del periodo 2007-2011, è frutto di una collaborazione tra il Centro nazionale sangue e il Ministero della Salute.

In Italia ci sono circa 1.700.000 donatori di sangue ed emocomponenti grazie ai quali il nostro è diventato un Paese autosufficiente per quanto riguarda gli emocomponenti labili (sangue ed emocomponenti) e che produce buona parte della quota di farmaci plasmaderivati di cui ha bisogno. La quota che resta esclusa dalla produzione nazionale ammonta a circa 550 milioni di euro e costituisce circa il 3,1% della spesa farmaceutica totale SSN registrata nel 2011 pari a 17.786,6 milioni di euro. Questi i numeri contenuti nel primo lavoro scientifico pubblicato in Italia sul consumo di prodotti medicinali plasmaderivati (MP). Il rapporto presentato questa mattina presso l'Istituto superiore di sanità, nasce dalla collaborazione istituzionale tra Centro Nazionale Sangue e Ufficio IV della Direzione Generale del Sistema Informativo e Statistico Sanitario del Ministero della Salute, che prende in esame gli anni 2007-2013.
Analizziamo i dati riportati nel dettaglio:
Fattore VIII di coagulazione del sangue. Nelle sue diverse formulazioni plasmatiche e ricombinanti ha espresso una domanda totale per l’anno 2011 di 417.389.250 UI. Di queste, circa il 20% (91.928.500 UI) sono di origine plasmatica.
Le Regioni presentano una diversa propensione all’utilizzo delle formulazioni ricombinanti che rappresentano il 66% della domanda nella PA di Bolzano e quasi il 100% in Basilicata. La domanda pro capite di FVIII (plasmatico e ricombinante) si attesta intorno a 7 UI con oscillazioni tra le Regioni che vanno da 3,6 UI in Sicilia a 14,7 UI nel Lazio. Il valore osservato nel Lazio è tale da rendere necessaria un’analisi più approfondita dei fattori che determinano la domanda ai fini della valutazione dell’appropriatezza.


Fattore VIII di origine plasmatica. Le Regioni che hanno espresso la domanda standardizzata per la popolazione residente maggiore sono state: Piemonte, Toscana e PA di Bolzano con circa 2,3 UI pro capite ciascuna, rispetto a un valore nazionale di 1,5 UI pro capite. Le Regioni nelle quali si registra la domanda minore di FVIIIpd sono Basilicata, Abruzzo, PA di Trento e Sardegna con consumi pro capite prossimi allo zero.


Fattore VIII, ricombinante. La domanda media nazionale pro capite si attesta a 5,4 UI con un range tra le Regioni compreso tra 2,3 UI e 12,5 UI pro capite.Per l’anno 2011 le Regioni nelle quali si osserva il maggior consumo pro capite di rFVIII sono Lazio, Calabria e Basilicata rispettivamente con 12,5; 7,5 e 7,2 UI; quelle nelle quali si osserva il consumo minore sono la Sicilia, il Friuli-Venezia Giulia e l’Umbria con consumi compresi tra 2,3 e 3,2 pro capite.


Fattore IX di coagulazione del sangue. Il FIX nelle sue diverse formulazioni plasmatiche e ricombinanti ha espresso una domanda totale per l’anno 2011 di 52.168.700 UI. Di queste, circa il 23% (11.841.200 UI) è di origine plasmatica. Nell’arco del quinquennio, la tendenza generale è in lieve crescita (+10%) per il FIXpd mentre si osserva un aumento considerevole (+73%) per il ricombinante. La domanda pro capite di FIX (plasmatico e ricombinante) si attesta a 0,9 UI con oscillazioni tra le diverse Regioni che vanno da quantità prossime al valore nullo del Molise a quello di 1,9 UI dell’Abruzzo. In Campania, PA di Trento e Sardegna è stato utilizzato il rFIX in modo pressoché esclusivo, in Basilicata, Lazio, Liguria, Sicilia, Toscana e Umbria, la domanda di rFIX ha raggiunto valori superiori all’80%.



Fattore IX di origine plasmatica. La domanda totale di FIXpd (espressa in valore assoluto e pro capite) nel quinquennio
considerato ha presentato un andamento pressoché costante. Nel 2011, la domanda assoluta è stata di 11.841.200 UI, pari a 0,2 UI circa pro capite. Le Regioni che hanno presentato la domanda pro capite maggiore di FIXpd sono Piemonte e Abruzzo con 0,5 UI, mentre in Campania, Molise e Basilicata, le quantità pro capite sono state prossime allo zero. In Sardegna e nella PA di Trento non si registrano consumi tracciati di FIXpd. Rispetto al consumo medio nazionale di FIXpd, Piemonte, Abruzzo e Puglia hanno presentato uno scarto percentuale del +156%, +154% e +102% rispetto alla media nazionale. Le Regioni che inversamente hanno mostrato scarti percentuali minori sono Campania (-100%), Molise (-98%) e Basilicata (-87%).


Fattore IX, ricombinante. Le Regioni che hanno presentato la domanda pro capite maggiore rFIX sono Liguria, Campania e Abruzzo rispettivamente con 1,5, 1,5 e 1,4 UI pro capite mentre nelle Regione Sardegna e PA di Bolzano le quantità sono pressoché nulle. Nella Valle d’Aosta e in Molise non si registrano consumi tracciati di rFIX. Rispetto al consumo medio nazionale di rFIX le Regioni Liguria, Campania e Abruzzo presentano uno scarto percentuale rispettivamente del +120%, +118% e +111%. È da rilevare come la sola Regione Campania esprima più del 20% della domanda nazionale rappresentando, di contro, appena il 10% circa della popolazione italiana.


Complesso Protrombinico. La domanda nazionale di CCP in questo periodo ha presentato un incremento del 65% circa passando da 15.645.100 UI nel 2007 a 25.782.200 UI nel 2011, con un consumo pro capite di 0,4 UI nel 2011. Le Regioni con la domanda pro capite maggiore sono Valle d’Aosta, PA di Bolzano ed Emilia-Romagna rispettivamente con 1,9; 1,1 e 0,8 UI, con uno scarto percentuale dalla domanda media nazionale rispettivamente del +313%, +156% e +84%. Le Regioni dove si è osservata la domanda minore sono Calabria, Lazio e Abruzzo con 0,1; 0,2 e 0,3 UI pro capite, con uno scarto percentuale rispettivamente del -71%, -46% e -42% rispetto al valore nazionale.



"Questa pubblicazione - ha dichiarato in apertura dei lavori Fabrizio Oleari, Ministero della Salute - si configura come uno strumento di grande interesse nazionale, considerato il peso rilevante che il sistema plasma e plasmaderivati assume nell’ambito del sistema trasfusionale e più in generale del Sistema Sanitario Nazionale. I risultati emersi consentiranno una attenta considerazione della spesa sostenuta dal SSN a livello delle singole Regioni e dell’appropriatezza nell’utilizzo clinico dei medicinali derivati dal plasma umano".


"Il Sistema di produzione di medicinali plasmaderivati nel nostro Paese può dimostrarsi sostenibile ed economicamente in equilibrio se non vantaggioso per le Regioni, laddove si applichino costi standard improntati a livelli ottimali di efficienza per la produzione degli emocomponenti e la valorizzazione dei medicinali plasmaderivati, rispetto al costo che emergerebbe dall'acquisto degli stessi sul mercato", haconcluso Giuliano Grazzini, Direttore del Centro Nazionale Sangue.





 

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