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Lunedì 08 APRILE 2013
Amianto. Ancora emergenza: 800/1.000 morti l'anno. Ma finalmente arriva il Piano nazionale

A tanto ammonta la mortalità per malattie correlate. E il fenomeno durerà almeno fino al 2020. Ma Governo e Regioni hanno meso a punto un vero e proprio Piano tridimensionale (salute, ambiente e lavoro) per scrivere la parola fine ai danni provocati dall'uso e dalla lavorazione dell'amianto. Balduzzi lo presenta in Piemonte. IL TESTO.

Il Piano nazionale amianto è stato presentato questa mattina a Casale Monferrato dal ministro della Salute, Renato Balduzzi. Approvato dal governo il 21 marzo scorso, il documento attualmente è all'esame della Conferenza stato-regioni. Nel documento presentato dal Ministero, oltre ad un excursus storico sulle patologie legate all’esposizione all’amianto e ai danni ambientali da esso provocato, vengono presentate 3 macroaree contenenti gli obiettivi perseguiti e le azioni intraprese: tutela della salute; tutela dell’ambiente; aspetti di sicurezza del lavoro e previdenziali.
Ma prima di entrare nello specifico è bene ricordare che l’Italia è stata fino alla fine degli anni ’80 il secondo maggiore produttore europeo di amianto, in particolare di amianto crisotilo dopo l’ex Unione Sovietica e il maggiore della Comunità Europea, nonché uno dei maggiori utilizzatori.
 
Fatta la dovuta premessa, ad oggi sappiamo che le fibre di asbesto inalate provocano gravi patologie dell’apparato respiratorio e neoplasie a carico di altri organi. Queste patologie sono caratterizzate da un lungo intervallo di latenza tra l’inizio dell’esposizione e la comparsa della malattia, intervallo che, nel caso del mesotelioma, è in genere di decenni. Le prime e principali vittime dell'asbesto sono state i lavoratori esposti a causa della manipolazione delle fibre nell’attività estrattiva, nell’uso dell’amianto grezzo, nella produzione di prodotti e materiali in amianto, nella loro utilizzazione, nella manutenzione degli impianti e delle strutture edili. È, inoltre, ben noto che l'asbesto ha rappresentato in passato un rischio oltre che per i lavoratori anche per i loro familiari, che potevano respirare le fibre portate a casa ad esempio con gli abiti da lavoro. Infine, è riconosciuto un rischio di mesotelioma anche a seguito di esposizione ad amianto di natura ambientale sia per la residenza nei pressi di industrie o di siti con importante inquinamento ambientale, sia in particolari aree dove sono presenti affioramenti naturali di minerali fibrosi.
 
Le possibilità terapeutiche e di diagnosi precoce delle patologie neoplastiche da amianto vengono definite ad oggi ancora insoddisfacenti, in Italia come negli altri Paesi. Relativamente alla diagnosi precoce, uno screening oncologico rivolto a soggetti asintomatici è oggi proponibile come progetto di ricerca soltanto per il cancro del polmone. Per i mesoteliomi, la ricerca va ancora indirizzata verso il riconoscimento di adeguati test diagnostici da potere considerare come indicatori della presenza di malattia in fase asintomatica. Relativamente alla terapia, esistono limitate possibilità di intervento terapeutico per il tumore polmonare, mentre sono estremamente insoddisfacenti per il mesotelioma.
 
Da un punto di vista di sanità pubblica vi è interesse a prevedere l’evoluzione dell’epidemia di mesotelioma maligno (MM) in seguito alla progressiva adozione nei Paesi Occidentali di misure di contenimento dell’esposizione ad amianto o di vero e proprio bando.
Negli Stati Uniti e in Svezia, dove i consumi di amianto sono diminuiti più precocemente, si assiste già a una diminuzione dei tassi di mortalità̀ e di incidenza. In Paesi come Olanda o Gran Bretagna, invece, la frequenza di MM è ancora in crescita. Le proiezioni pubblicate per l’Italia, basate su differenti modelli che utilizzano i consumi di amianto quali stime dell’effettiva esposizione, hanno previsto un picco di MM pleurico tra gli uomini di circa 800-1.000 decessi all’anno tra il 2010 e il 2020 o tra il 2012 e il 2025, seguito da un declino relativamente rapido. Inoltre l’evidenza epidemiologica indica che il rischio di patologie da esposizione ad amianto in Italia, in particolare il rischio di mesotelioma pleurico, è estremamente differenziato per area geografica e per categorie professionali, a causa delle fonti di esposizione lavorativa, paraoccupazionale e ambientale. Il Ministero della salute supporta, per quanto di sua competenza, la realizzazione delle attività previste per la macro-area “tutela della salute” attraverso i fondi ordinari disponibili presso il CCM, gli obiettivi di piano e  la ricerca corrente.
 

 
Data la gravità del fenomeno, le Autorità sanitarie si sono impegnate per adottare idonee contromisure. In quest’ottica l'Italia ha recentemente organizzato la Conferenza Governativa di Venezia (22-24 novembre 2012), nel corso della quale ha presentato un Piano che contiene la descrizione degli obiettivi e delle principali linee di attività che guideranno l’azione di tutti i soggetti coinvolti nella gestione della materia nei prossimi anni.
Gli obiettivi e le azioni afferiscono, come dicevamo, a tre macro aree relative a:
- tutela della salute;
- tutela dell’ambiente;
- aspetti di sicurezza del lavoro e previdenziali.
 
Macroarea Tutela della Salute
Innanzitutto, per migliorare la conoscenza dei fenomeni e delle loro dimensioni sul territorio nazionale, sono stati istituiti: un programma di sorveglianza epidemiologica e un Registro Nazionale dei Mesoteliomi (ReNaM) strutturato come un network ad articolazione regionale. I Centri Operativi Regionali (COR) afferenti al ReNaM sono costituiti da unità operative regionali, collocati e amministrati dalle strutture del Ssn. Le singole Aziende sanitarie locali, con il coordinamento dei COR regionali, dovranno operare per costruire gli elenchi di ex esposti  nelle diverse attività lavorative. Sarà poi compito delle Regioni indagare l’entità del rischio di mesotelioma connesso all’esposizione non professionale (ambientale o paraoccupazionale). Sarà promossa la valutazione delle metodologie più efficaci per la sorveglianza sanitaria ed epidemiologica e per portare corretti messaggi di prevenzione ai soggetti e alle popolazioni esposte. Sarà infine potenziata la sorveglianza epidemiologica dei tumori polmonari e delle altre patologie amianto correlate.

Infine è previsto anche lo sviluppo di dercorsi DTA ottimizzati e omogenei su tutto il territorio. Obiettivo da raggiungere attraverso l’istituzione di una rete nazionale e il favoreggiamento della partecipazione a un European reference network, per centri con alcune caratteristiche: presenza, funzionalmente integrata, di pneumologia (inclusa interventistica), anatomia patologica con immunoistochimica, conteggio corpuscoli amianto e fibre, chirurgia toracica, oncologia medica con esperienza di sperimentazioni cliniche, radioterapia, centro terapia palliativa e hospice. Ma non solo, definire con la metodologia della Consensus Conference, Linee guida e Protocolli clinici per diagnosi precoce, stadiazione, terapia (anche chirurgica e con nuovi delivery systems), palliazione e supporto psicologico, considerando gli aspetti psico-sociali nonché relazionali ed economici che ne derivano (per questi aspetti prevedendo la partecipazione delle associazioni).
Il finanziamento
Per questa area il ministero della Salute ha supportato le attività con un finanziamentole di 13.440.000 € nel 2012, di cui 2.440.000 su capitoli afferenti al CCM, per lo svolgimento di due azioni centrali e quattro progetti; 1 milione nell’ambito della ricerca corrente, 10 milioni di € sui fondi per obiettivi di piano, finalizzati alla sorveglianza epidemiologica. Inoltre è destinata ad attività connesse al presente Piano una quota parte dei 15 milioni di euro afferenti sempre ai fondi per gli obbiettivi di piano e destinati alla rete nazionale dei tumori rari. Si conta di assicurare un finanziamento pressoché sovrapponibile per fonti e entità anche per il 2013.
 
 
Macroarea tutela ambientale
In questa area sono descritte le attività e gli obiettivi riguardo all’amianto e all’ambiente che fino ad oggi hanno consentito, tra l’altro, al Ministero dell’ambiente di censire oltre 34.000 siti contaminati da amianto e circa 80 siti con presenza di amianto di origine naturale.
Nel Piano si legge che “un’azione efficace dovrebbe consentire di ottenere rilevanti risultati in un arco temporale variabile tra i tre e i cinque anni successivi all’adozione del PNA in tema di tutela ambientale”. Un obiettivo sicuramente ambizioso come si afferma nello stesso piano, il problema dell’amianto é molto complesso perché coinvolge aspetti sanitari, ambientali, economici e previdenziali. E la cui complessità deriva anche dal fatto che in Italia l’amianto è stato utilizzato a livello industriale e civile in modo molto vasto e diffuso.

Nonostante quindi la legge sulla “cessazione dell’impiego dell’amianto” sia entrata in vigore da venti anni, sul territorio nazionale sono ancora presenti complessivamente diversi milioni di tonnellate di materiali e beni contenenti amianto; in particolare molte tonnellate di amianto friabile sono localizzate  in siti a destinazione industriale e residenziale, pubblici e privati.
Ma c’è anche il problema dell’amianto presente nei ricambi dei mezzi di trasporto non è trascurabile.
Oltre ad essere variamente diffusi su tutto il territorio nazionale, i materiali contenenti amianto presentano un diverso livello di pericolosità. Le caratteristiche che incidono sul livello di rischio sono, in particolare: la diversa composizione dei materiali; la loro differente compattezza; il loro stato di conservazione; la loro ubicazione; e altri fattori variabili (ventosità, incendi ecc.).

Ai fini della messa in opera d’idonei interventi di bonifica e di gestione del rischio, è, perciò, indispensabile progettare e attuare specifici interventi da parte dei privati e di pubblici. È, inoltre, necessario affrontare il problema della corretta gestione in sicurezza delle ingenti quantità di rifiuti prodotti.  Al riguardo, la drammatica carenza di siti di smaltimento sul territorio nazionale pone, con forza, un duplice ordine di priorità. Da un lato è necessario promuovere la ricerca e la sperimentazione di metodi alternativi allo smaltimento in discarica, anche in considerazione del fatto che eventuali tecniche di recupero in sicurezza di tali materiali possono comportare decisivi risparmi di risorse finanziarie pubbliche in conseguenza della riduzione dei costi di smaltimento. Dall’altro è necessario superare le lacune della Pianificazione Regionale e le difficoltà che a livello territoriale e nazionale ostacolano o, quantomeno, rallentano la realizzazione di impianti di smaltimento o recupero di rifiuti.
 
Le azioni da avviare e attuare per affrontare in modo efficace tali problemi sono:
-rafforzare, sull’intero territorio nazionale e specialmente nelle aree più critiche, il controllo sull’assoluto rispetto dei divieti di commercializzazione e riutilizzo di prodotti contenenti amianto;
-individuare, mappare e caratterizzare le situazioni di rischio;
-attivare idonei interventi di messa in sicurezza e bonifica anche attraverso la previsione di risorse certe e adeguate, secondo il criterio della efficacia dei costi;
-promuovere la ricerca su nuove tecniche per lo smaltimento dell’amianto, che assicurino  un miglior rapporto costi efficacia rispetto agli attuali metodi;
-intensificare l’informazione e la comunicazione nei riguardi del pubblico in generale e dei lavoratori sul rischio amianto.
In particolare, si ritiene debbano essere comprese tra le misure più urgenti: l’implementazione della mappatura dei materiali contenenti amianto (MCA); l’accelerazione e l’informatizzazione dei processi di bonifica; l’individuazione di siti di smaltimento, ricerca di base ed applicata; la razionalizzazione della normativa di settore, la formazione e l’informazione.
 
L’attività di monitoraggio
La mappatura fino ad oggi ha consentito al Ministero dell’ambiente di censire oltre 34.000 siti contaminati da amianto e circa 80 siti con presenza di amianto di origine naturale.
Tuttavia sulla mappatura c’è ancora molto da fare, come testimoniano le numerose criticità riscontrate. Tra l’altro, le informazioni fornite dalle regioni non sono omogenee e sono in larga misura carenti i dati sulle industrie, sulle scuole e sugli ospedali. Inoltre, la partecipazione della popolazione spesso non ha corrisposto alle attese e alle richieste di informazioni da parte dell’ente pubblico.
Sotto tale profilo, pertanto, è di particolare importanza promuovere iniziative di studio e ricerca di nuovi metodi che, rispettando i vincoli di equilibrio tra costi e benefici, consentano di costruire una fotografia più veritiera della situazione attuale e favorire interventi più mirati ed efficaci in relazione alla effettiva graduazione delle criticità.
 
Macroarea sicurezza del lavoro e tutela previdenziale 

Nella terza e ultima area del Piano vengono definiti gli obiettivi per quanto riguarda la sicurezza del lavoro e la tutela pensionistica. Il primo obiettivo che si pone il PNA è quello di aggiornare l’elenco delle tabelle delle malattie professionali. In seconda istanza vi è il tema dei benefici previdenziali. Lo scopo in tal senso è quello di risolvere le disarmonie della normativa di attuazione per i lavoratori civili e militari e di recepire la procedura tecnico di accertamento dell’esposizione qualificata utilizzata dall’Inail.


Il terzo obiettivo riguarda l’indennizzo/risarcimento delle malattie asbesto correlate in soggetti non tutelati da Inail in particolare per le malattie conseguenti ad esposizione ambientale. Due le linee d’intervento. Da un lato semplificare le procedure amministrative e dall’altro ampliare la disponibilità finanziaria anche attingendo dagli “avanzi di gestione del fondo” per un importo di almeno 10 milioni di euro.
Il quarto obiettivo attiene invece all’inclusione nel Piano Nazionale per la Prevenzione degli obiettivi relativi all’amianto.
Il quinto punto riguarda invece l’attuazione effettiva della “sentenza Eternit” anche nella parte che riguarda “provvisionali immediatamente esecutive”. In questo senso la proposta del Ministero del Lavoro è quella di istituire un tavolo di lavoro nazionale con le altre amministrazioni interessate e i soggetti danneggiati, al fine di assicurare il principio della effettività delle tutele in favore delle parti lese.
L’ultimo target è infine quello che prevede l’eliminazione del divieto di cumulo delle prestazioni INPS-INAIL (legge 335/95) dovute per lo stesso evento invalidante.Ma in questo senso nel PNA si segnala come “su tale questione si ritiene non vi siano spazi per un accoglimento della proposta”.

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