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Martedì 09 APRILE 2013
Infarto e ictus. Arriva il farmaco "due in uno" con acido acetilsalicilico e gastroprotettore

Presto in Italia il nuovo farmaco per prevenire infarto cardiaco o ictus cerebrale nei pazienti con un’alta probabilità di sviluppare queste malattie. Evitando quei problemi gastrici, come ulcere e sanguinamenti, che rappresentano la principale causa di interruzione della terapia con aspirina.

È forse il principale problema dell’aspirina usata quotidianamente come prevenzione e trattamento delle patologie cardiovascolari: l’acido acetilsalicilico, infatti, anche a basso dosaggio (75 mg/die), aumenta il rischio di sanguinamento gastro-duodenale e può  provocare danni a livello della mucosa gastrica con erosioni superficiali o formazione di  vere e proprie ulcere. Per risolvere questo problema è arrivato anche sul mercato italiano un nuovo farmaco che associa, in un’unica capsula, questa sostanza e un gastroprotettore: i due principi attivi insieme proteggono il cuore e difendono allo stesso tempo lo stomaco. Si tratta di un’associazione fissa di acido acetilsalicilico (81 mg) ed esomeprazolo (20 mg), sviluppata da AstraZeneca, che presto arriverà anche in Italia. A parlarne tre esperti italiani: Franco Bazzoli, Professore di Gastroenterologia Università di Bologna, direttore dell'Unità Operativa di Gastroenterologia del Policlinico Sant'Orsola Malpighi di Bologna; Pier Luigi Temporelli, Past President del Gruppo Italiano di Cardiologia Riabilitativa e Preventiva.
                               
La coppia acido acetilsalicilico (ASA) e gastroprotettore permetterebbe infatti di evitare quei problemi gastrici, come ulcere e sanguinamenti, che rappresentano la principale causa di interruzione della terapia: ciò triplica il pericolo di infarto o ictus nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare, risultando un’opzione importante e concreta nella prevenzione di infarto cardiaco e di ictus cerebrale, che ogni anno colpiscono oltre 250 mila italiani. La nuova terapia è infatti comunque efficace per prevenire la formazione dei trombi, quei coaguli che, ostruendo i vasi sanguigni, possono impedire al sangue di apportare ossigeno al cuore o al cervello, causando così un infarto o un ictus. “Un recente studio scientifico internazionale chiamato OBERON – ha infatti spiegato Bazzoli - ha messo in evidenza l’efficacia dell’esomeprazolo in un ampio numero di pazienti che hanno necessità di prevenzione cardiovascolare e che assumono aspirina a basse dosi. L’esomeprazolo riduce l’incidenza di ulcera gastrica e duodenale, ma anche di quei sintomi gastrointestinali che sono il più frequente motivo di sospensione del trattamento di prevenzione cardiovascolare. Una nuova terapia che associa esomeprazolo e acido acetilsalicilico a basso dosaggio rappresenta, dunque, un’importante innovazione nella prevenzione cardiovascolare di circa 2 milioni di italiani ad alto rischio”.
 
Negli ultimi 30 anni la ricerca scientifica ha scoperto gli effetti salvavita - verso infarto e ictus - di basse dosi di ASA, che non è però ben tollerato dallo stomaco: può infatti causare problemi gastrici da lievi (acidità di stomaco) a gravi (ulcera gastrica o duodenale). “L'associazione fissa di un basso dosaggio di acido acetilsalicilico e di un inibitore di pompa protonica come l'esomeprazolo può ridurre significativamente il rischio di eventi gastrointestinali avversi e migliorare così concretamente, in una quota stimabile tra il 10 e il 30%, l'aderenza al trattamento di prevenzione di eventi cardiovascolari, comportando in tal modo un effettivo risparmio nel tempo di risorse per il sistema sanitario”, ha commentatoTemporelli. L’associazione con l’esomeprazolo permette dunque di superare il problema della tollerabilità gastrica dell’ASA ed evita così che il paziente sospenda il trattamento cardiovascolare o assuma irregolarmente la terapia a causa dei problemi gastrici. “A 1 anno da un infarto miocardico – ha aggiunto Temporelli - solo poco più del 70% dei pazienti assume regolarmente l’acido acetilsalicilico ed è stato dimostrato come la sospensione della terapia in pazienti ad alto rischio cardiovascolare raddoppi la probabilità di sviluppare una sindrome coronarica acuta, che si manifesta in media a 10 giorni dalla sospensione, e triplichi il rischio di stroke ischemico”.
 
Anche se, precisano gli esperti, oltre al trattamento, nella prevenzione cardiovascolare è fondamentale lo stile di vita. “Dobbiamo sensibilizzare i nostri pazienti sulla necessità di modificare gli stili di vita dannosi: smettere di fumare, ridurre il peso corporeo, seguire un regime alimentare sano e bilanciato, limitare la sedentarietà facendo attività fisica “, ha commentato infatti Gabriella Levato, Medico di Famiglia, ricordando il ruolo del Medico di medicina generale, che in sinergia con i diversi professionisti coinvolti, ha l'ambizioso obiettivo di ridurre non solo la morbilità e la mortalità per infarto o ictus, ma anche quella di porre diagnosi precoce e di attuare interventi terapeutici preventivi. “Su alcuni pazienti il nostro intervento deve essere più incisivo e per alcuni parametri come i livelli di colesterolo e la pressione arteriosa dobbiamo perseguire target più ambiziosi. Il paziente con storia di malattia cardiovascolare deve seguire una terapia preventiva con acido acetilsalicilico (ASA). Come per tutte le terapie croniche, bisogna lavorare affinché i pazienti non la interrompano. Sono molti i motivi che spingono il paziente alla sospensione della terapia cronica, tra questi i più frequenti sono quelli legati al numero di compresse da assumere e all'insorgenza di effetti collaterali. L’associazione fissa, in un’unica compressa, di aspirina e gastroprotettore risponde bene ai nostri obiettivi”.

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