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Lunedì 15 APRILE 2013
Metodo stamina. Fnomceo: “Serve un intreccio tra speranze ed evidenze scientifiche”

“L’alleanza terapeutica e intreccio tra prossimità al malato e rispetto delle buone pratiche cliniche”. La Federazione interviene sul caso stamina,  ribadendo la necessità di una rigorosa e trasparente metodologia scientifica per aprire a innovazioni di comprovata efficacia e sicurezza.

“Se è vero che il fine della Medicina, anche in tempi di straordinarie prospettive scientifiche e biotecnologiche, è perseguire il bene della Persona nel rispetto dei suoi diritti fondamentali, è irrealistico immaginare che tale obiettivo possa essere conseguito da una Scienza medica che resti lontana e indifferente alle speranze e alle sofferenze che ancora non trovano risposte. Ma è altrettanto vero che - nella tumultuosa evoluzione della ricerca e della medicina applicata - le speranze di tanti diventano certezze per tutti solo quando una rigorosa e trasparente metodologia scientifica abbia sperimentato prima, e introdotto nella pratica clinica poi, innovazioni diagnostiche e terapeutiche di comprovata efficacia e sicurezza”.
 
È questo l’intervento del Comitato Centrale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo) che, dopo il sì del Senato al “Decreto Balduzzi”, con una nota ufficiale è intervenuto nel dibattito aperto dal “Caso Stamina”
 
“Questo inscindibile e ineludibile legame tra speranze delle persone ed evidenze della scienza – si legge nella nota –  è tanto più stretto quanto più si intendono affermare - in una Sanità che sia per tutti e di tutti - i principi di equità di accesso e universalismo dei destinatari: solo in questo scenario la libertà di cura diventa un diritto esigibile. La ricerca scientifica e la pratica della Medicina non sono né devono essere interpretate come “palazzi ciechi e sordi” alla speranza e alla sofferenza, ma come luoghi e soggetti di sviluppo delle conoscenze, di costruzione di nuovi strumenti di diagnosi e cura, che strappano all’ignoto non brandelli di verità assoluta ma evidenze utili a contrastare malattie, ancora orfane di trattamenti efficaci. La nostra opera professionale ogni giorno e su ogni persona si misura con questo intreccio tra speranze ed evidenze, tra prossimità al malato e rispetto delle buone pratiche cliniche. Riteniamo altresì che questo sia il vero nucleo forte di quella Alleanza terapeutica che diviene il punto di sintesi tra la libertà di cura e il diritto a trattamenti sicuri ed efficaci, anche per chi, nella disperazione, continua a coltivare legittime speranze”.

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