quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Martedì 05 OTTOBRE 2010
Disturbi dell’udito per 7 milioni di italiani. La diagnosi precoce può evitare la sordità

I maggiori esperti di imaging dell’orecchio medio riuniti a Parigi per parlare dei progressi ottenuti in campo diagnostico. Tac ad alta risoluzione e risonanza magnetica nucleare consentono di intervenire efficacemente nella metà dei casi.

Complici l’incremento della popolazione globale e l’allungamento dell’aspettativa di vita il loro numero è in costante aumento. Al punto che, secondo una stima dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono ormai 278 milioni le persone nel mondo affette da ipoacusia di grado da moderato a profondo. In Italia si calcola che le persone affette da disturbi dell’udito siano complessivamente circa 7 milioni. Più del dieci per cento della popolazione.
Tuttavia, la prevenzione e una diagnosi tempestiva potrebbero evitare il 50 per cento dei casi.
Una missione possibile oggi, grazie ai progressi che le tecniche di imaging hanno compiuto negli ultimi anni. “La TAC ad alta risoluzione e le nuove tecniche di risonanza magnetica nucleare hanno ridotto la quantità di radiazioni cui sottoporre il paziente, migliorando in modo significativo la definizione anatomica e fornendo così all’otochirurgo uno strumento sempre più efficace nella cura dell’ipoacusia”, ha spiegato l’otochirurgo Franco Trabalzini nel corso di “Adult middle ear imaging: state of the art”, un convegno organizzato dal Centro Ricerche e Studi Amplifon in corso a Parigi.
Trabalzini è direttore della U.O. di Otologia e Chirurgia del Basicranio, l’unico reparto italiano dedicato a questa specialità, attivato quest’anno al Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena.
“L’imaging consente da un lato di effettuare diagnosi precoci ed estremamente raffinate e tanto più il trattamento chirurgico è tempestivo e ben programmato, tanto migliori sono i risultati. Ma dall’altro permette anche una gestione del post-operatorio riguardo ad eventuali complicanze e recidive assolutamente più sicura”.
“Oggi la Tac rappresenta la modalità di prima linea per quanto riguarda l’accertamento delle situazioni più comuni, come l’otite media, colesteatomatosa e non, l’otosclerosi, i traumi dell’osso temporale e dell’orecchio medio”, ha spiegato Denis Ayache, Direttore del Dipartimento di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Testa e Collo alla Fondazione A. De Rothschild di Parigi e co-chairman del convegno.
“Negli ultimi anni abbiamo assistito a notevoli progressi tecnici di questa metodica che hanno consentito esami più rapidi. La ricostruzione multiplanare nelle immagini dell’orecchio medio generate dalla TAC ad alta risoluzione fornisce un eccellente contrasto tra le strutture ossee, gli spazi vuoti e i tessuti molli e quindi delinea ogni piccola erosione degli ossicini e parti dell’orecchio medio visibili con difficoltà, come per esempio gli ossicini o le numerose strutture anatomiche che compongono l’orecchio”. E grazie a queste proprietà oggi il medico può informare correttamente il paziente riguardo all’intervento cui sta per sottoporsi rendendolo più facilmente consapevole della relativa strategia chirurgica.
Ma anche la risonanza magnetica nucleare è diventata uno dei capisaldi diagnostici delle patologie dell’orecchio, soprattutto i tumori: “Negli anni Novanta questa metodica non era considerata attendibile - ha aggiunto Ayache - ma con il nuovo secolo, grazie alla collaborazione tra radiologi e otologi e allo sviluppo di nuove tecniche di risonanza magnetica, la RMN ha trovato precise indicazioni per la gestione di alcune patologie dell’orecchio medio e interno”. Al punto che oggi è in grado di individuare un tumore anche di 1 millimetro di grandezza e i neurinomi dell’acustico più piccoli.
Il settore quindi è in pieno fermento, la collaborazione tra radiologi e otologi sembra aver preso una strada che porterà nei prossimi anni a produrre ulteriori progressi. E a giovarsene saranno i pazienti che potranno beneficiare di trattamenti sempre migliori.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA