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Mercoledì 24 APRILE 2013
Pronto Soccorso e medici di famiglia, “insieme” per i cittadini



Gentile direttore,
ieri il dottor Polillo auspicava la separazione dei mondi del pronto soccorso e della medicina generale, ad uno il pronto soccorso, all’altro, la medicina generale, il chronic care model, modello americano che viene gestito dagli infermieri.
Come dire un sistema  maggioritario in sanità. A ciascuno il suo direbbe Sciascia. Bene, noi pensiamo che debba finire questo modo di ragionare basato su logiche di appartenenza e di casta, riteniamo più utile entrare in logiche di servizio, fuori da schematismi  e da difese di rendite di posizione
 
I fatti ed i numeri che non possono essere condivisibili, ma solo veri o falsi, ci dicono che nel Lazio, negli ultimi 25 anni abbiamo avuto, nonostante una discontinuità amministrativa  una continuità gestionale nel perseguire pervicacemente l’ ospedalizzazione della sanità pubblica.  Ciò ha comportato 10 miliardi di deficit, un piano di rientro dal 2007, che ad oggi comporta un disavanzo strutturale di circa 700 milioni di euro l’anno. I servizi sono peggiorati, la situazione del personale medico è altrettanto peggiorata, la precarizzazione dell’attività medica ha assunto numeri impressionanti  (1500 precari).
Abbiamo milioni di euro mai utilizzati per l’edilizia sanitaria, continuiamo ad ignorare l’utilizzo dei fondi europei per ammodernare il sistema, e si  dibatte su un progetto, AmbMed, sperimentale di 1 anno , del costo di circa 1.800.000 euro  che ha prodotto  risparmio per 2.500.000 euro  e totalizzato, nelle 11 strutture dove è stato effettivamente effettuato, 34000 accessi.
Come dire l’elefante, il costo della sanità del Lazio, 10 miliardi, ed il topolino, AmbMed.
 
Non scomodo  Leibniz, né McKee, quanto la signora Maria od il signor Giuseppe, che aspettano ore al Pronto Soccorso, per patologie banali, che aspettano mesi e mesi per accertamenti diagnostici. Che pagano addizionali regionali IRPEF, che pagano l’aumento delle accise per finanziare il Circo Barnum della Sanità del Lazio. Un servizio che ha funzionato va chiuso, secondo Polillo, perché la colpa è della medicina generale, che non puo’ essere un rimedio. Ma va ristrutturata. Come? Con le case della salute dice il buon Polillo, esempio di sanità in via di fallimento in Spagna. In bocca al lupo caro Polillo. Sono anni che sentiamo parlare delle case della salute, che assomigliano piu’ a mini ASL che a centri diagnostici. Guardi i risultati del progetto AmbMed, morto, poi parli, magari scopre qualcosa di diverso. Il nostro modello non è piazza Istria ma è un sistema di offerta extraospedaliero di cure primarie, sull’ispirazione dei sistemi piu’ avanzati, Inghilterra, Canada,  di cui la struttura minimale è un centro di offerta sanitaria di cure primarie aperto 12 ore al giorno 7 giorni su 7, progetto che esiste da 4 anni e non da oggi.
 
Il nostro pensiero è che i colleghi, medici di famiglia ed ospedalieri collaborino per migliorare il servizio pubblico, fuori da logiche di schieramento.   E magari ci si confronti sui dati e non sulla filosofia. Vedendo anche che se si continua ad offrire gratis e subito tutto quello che si vuole nei Pronto Soccorso, alimentando così il consumismo sanitario e l’inappropriatezza,  poi non ci si può lamentare del disavanzo. Nei paesi avanzati chi va al Pronto Soccorso e non ci deve andare paga. Paga salato. La medicina generale, sempre più limitata nel ruolo e marginalizzata nel sistema, in un’ ottica miope e vecchia, viene secondo Polillo relegata al chronic care model. Non si deve occupare del resto. Non si disturba il macchinista. Beh, siccome le tasse qui le paghiamo tutti la signora Maria, Giuseppe ed anche Bartoletti, invece di filosofeggiare e pensare al 2060 forse sarebbe il caso di cominciare da subito a tagliare gli sprechi.  Che, numeri alla mano e dati di programmazione sott’occhio non mi risulta vengano dalla medicina generale. Quali proposte per ridisegnare l’Ospedale? Non pervenute caro Polillo. Aspetto fiducioso.
 
Pier Luigi Bartoletti
Segretario Fimmg Lazio

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